“Napoli non ha proprio nulla da rimproverarsi”. E’ sorprendente la nota diramata ieri dall’amministrazione comunale del capoluogo campano, dove traspare quasi l’orgoglio per il misero 19% di differenziata sui rifiuti in città. La legge dice che un comune dovrebbe realizzare un minimo di percentuale di raccolta differenziata pari al 35%. Percentuale che dovrebbe salire al 65% nel 2012. Pena sanzioni e il rischio del commissariamento. Suona quindi stonato il comunicato stampa del comune partenopeo: il dato (pubblicato dall’Istat) del 19% si spalma su una popolazione di circa 1 milione di abitanti. E quindi accelera la saturazione delle discariche del comprensorio, attraverso il conferimento di una quantità di spazzatura indifferenziata superiore alla media nazionale. Poco importa che il comunicato si preoccupi di farci sapere che anche Roma è inchiodata al 20%: nella capitale, almeno, i sacchetti neri non restano per giorni abbandonati per le strade. Ma l’amministrazione guidata dal sindaco Rosa Russo Iervolino (Pd), stufa di essere additata da Silvio Berlusconi e dai corifei del Pdl come la principale artefice della nuova emergenza rifiuti in Campania, contrattacca. E punta il dito contro la provincia di Napoli e la regione Campania, entrambe a guida Pdl, che non hanno allargato i cordoni della borsa e hanno bloccato i finanziamenti per i progetti di raccolta differenziata e gli impianti di tritovagliatura a Giugliano e Tufino. Provincia e Regione hanno stoppato 11 milioni di euro per gli impianti stir e 8.250.000 euro per estendere la raccolta porta a porta ad altri centomila abitanti. Ad oggi questo sistema coinvolge 135.000 abitanti e 4.300 utenze commerciali di Napoli. “Non ha quindi alcun senso gettare la croce addosso alla città – si afferma nella nota – la crisi è strutturale è attiene alla persistente debolezza di tutto il sistema regionale, come ogni persona di buon senso e in buona fede può vedere”.

Sarà. Ma il 19% di differenziata oggettivamente è un po’ pochino. A questo risultato non proprio esaltante – comunque migliore dell’imbarazzante 10% di qualche anno fa – si è giunti grazie all’avvio nel giugno 2008 del ‘porta a porta’ nei quartieri di Bagnoli (80% di differenziata), Colli Aminei (69%), Rione Alto (66%), Chiaiano (72%), Ponticelli (64%), San Giovanni (58%). Secondo l’amministrazione di Napoli, se provincia e regione avessero sganciato i soldi, quest’anno Napoli avrebbe raggiunto il 25%. E nelle altre metropoli come se la cavano? Torino veleggia oltre il 42% di differenziata, Milano supera il 37%, Firenze il 36%, Bologna sfiora il 34%. Peggio di Napoli stanno solo in Sicilia: Palermo e Catania sono ferme a percentuali bassissime, pari al 5,5% e al 6,8%. Ma sono amministrazioni guidate da sindaci Pdl. E su di loro Berlusconi tace.

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