“Il privato del Cavaliere? Sono fatti suoi, basta che chiuda la porta”. Parole sante quelle di Simona Ventura nell’intervista al Magazine del Corriere della Sera di oggi. Ma se le prediche si vedono dal pulpito, c’è qualche conto che non torna. Perché “la regina della Rai”, come la Ventura viene definita in copertina, non è esattamente una monaca di clausura. E’ anzi, più propriamente, la conduttrice-regina dei reality show di Stato, la strillante demiurga che, solo per stare alle cronache più recenti, ha raccolto indefessa peripezie e confessioni di Belen Rodriguez, Patrizia De Blanck, Giucas Casella, Michi Gioia. Parliamo dell’Isola dei famosi, non del Libro dei santi. Sappiamo fin troppo bene su che cosa si basa il fascino senza pudore del reality show; proprio nello spalancare porte, finestre, bovindi e giardini pensili sulle vite private altrui, magari ricamarci su con il consenso dei diretti interessati se sembrano troppo insipide, e poi godersele in diretta ventiquattro ore al giorno. E allora come la mettiamo? Porte aperte alla Renault, e sprangate a Villa Certosa? Chissà che lavoraccio per il personale di servizio, considerato il numero delle stanze. Ma per fortuna il presidente del Consiglio, che di televisione se ne intende, ha già avuto una pensata migliore. Molto meglio che chiudere le porte, sigillare i telefoni, che sono quelli che mandano più spifferi, e mettere la sordina ai giornali, che poi gli spifferi li mandano in circolo.

La bananizzazione delle repubbliche parte anche da qui; dalla doppia morale sui serramenti. Così le simonventure possono incoronarsi regine dei reality e al tempo stesso invocare la chiusura delle porte. Anche in materia di privacy il ceto medio non esiste più; o si è dei convinti mercenari delle proprie emorroidi, plagiati dalla cultura del reality e intenti a mettere in scena corna, outing, separazioni, riconciliazioni e sceneggiate napoletane varie; oppure si sarà sempre più padroni di farsi i fatti propri nella totale invisibilità. O il carro di Tespi, o la limousine blindata con i vetri neri. O la diretta 24 ore su 24 o il buio pesto da qui all’eternità. Anche se, per esplicita ammissione dell’interessato, nemmeno il Cavaliere è un santo. Evidentemente il Signore, quando l’ha unto, aveva sbagliato mira.

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