Ho scaricato ChatGpt, la versione gratuita di base. L’ho usata per tradurre in italiano alcune frasi in inglese e in francese. I risultati sono stati molto soddifacenti. Niente a che vedere con le prime versioni di Google Translate con cui, molti anni fa, provai per tradurre in italiano l’introduzione de L’Origine delle Specie, che inizia con When. Copiai il testo dal pdf e lo incollai nello spazio dove inserire la frase da tradurre. La W di When era scritta in maiuscoletto e con un font diverso dal resto della parola. La traduzione fu: Viva le galline. W fu tradotto con Viva e hen, in effetti, sono proprio le galline. Ho provato a dare la stessa frase a ChatGpt e il tranello non ha funzionato.

Confortato, ho fatto domande su questioni che devo approfondire per un articolo scientifico che sto scrivendo. Devo dire che gran parte delle risposte è corretta. Ho anche chiesto le referenze bibliografiche per quel che mi stava rispondendo, e me le ha date.
Qualcosa di errato, comunque, c’era. Sottili dettagli che, però, non possono finire in un articolo scientifico, pena una magra figura con i revisori dell’articolo. Insomma, è da prendere con le pinze.

Dopo qualche giorno, preso anche da inguaribile narcisismo, gli ho chiesto di parlarmi di me. Ed ecco il risultato: “Ferdinando Boero è stato un biologo marino italiano noto per il suo lavoro nel campo della biodiversità marina e della biologia degli invertebrati. Ha dedicato la sua carriera allo studio della biodiversità degli ecosistemi marini, concentrandosi soprattutto sui meccanismi che regolano la distribuzione e l’evoluzione delle specie marine. Boero ha contribuito significativamente alla comprensione della biodiversità marina attraverso ricerche sulle reti trofiche, la dispersione larvale, la biogeografia e l’ecologia dei piccoli organismi marini come meduse e plancton. Il suo lavoro ha evidenziato l’importanza della biodiversità per la stabilità degli ecosistemi marini e per la salute del pianeta nel suo complesso.

Inoltre, Boero ha svolto un ruolo importante nell’educazione e nella sensibilizzazione riguardo alla conservazione della biodiversità marina, comunicando i risultati delle sue ricerche al pubblico attraverso conferenze, pubblicazioni scientifiche e media”.

Fin qui ci siamo, però quell’“è stato” mi ha insospettito. Infatti il testo che mi riguarda finisce con: “La sua scomparsa nel 2020 è stata una perdita significativa per la comunità scientifica, ma il suo lavoro continua a influenzare la ricerca e la conservazione della biodiversità marina in tutto il mondo”.

Per ChatGpt sono morto. A mia insaputa. Incuriosito ho chiesto di cosa sarei morto. La risposta: “Ferdinando Boero è scomparso il 20 maggio 2020 a seguito di un arresto cardiaco. La sua morte ha lasciato un vuoto nella comunità scientifica, ma il suo lavoro e il suo contributo alla ricerca sulla biodiversità marina continuano a essere ricordati e apprezzati”.

Non capita tutti i giorni di leggere il proprio elogio funebre.

Mi sono premurato di informare ChatGpt della mia condizione attuale (sono vivo), e devo dire che se ne è rallegrato, scusandosi dell’errore. Dopo un po’ ho ripetuto la domanda e ho scoperto di essere ancora morto, ma in data differente. Ero morto anche in inglese, ma in anni differenti. Ho informato anche la versione inglese, ricevendo le sue scuse. Ora se chiedo trovo risultati abbastanza confortanti per il mio ego e, per fortuna, sono risorto (a dimostrazione che un pochino la testa me la sono montata).

ChatGpt, quindi, può sbagliare. Chissà dove ha trovato in rete la notizia della mia morte. Ho chiesto ma non ho avuto riferimenti sulle fonti. Però, se corretto ripetutamente, il sistema “impara” e corregge gli errori.

ChatGpt, come tutti noi, conosce le cose a seguito dell’esposizione ad informazioni, ed è anche in grado di assemblarle un pochino. Gli ho chiesto di farmi ridere e mi ha raccontato una barzelletta: perché il biologo marino non può mai restare a casa di venerdì sera? Perché non vuole perdere la festa di plankton! Non mi ha fatto ridere. Ho chiesto di spiegarmela e la risposta non è soddisfacente.

La mia esperienza con ChatGpt è tutto sommato positiva, anche se non so quanto possa fidarmi di lui (o lei) per cose su cui ho scarsa familiarità. Meglio controllare le fonti. Ovviamente con altri algoritmi che ci conducano a fonti primarie, prima di tutto articoli o voci enciclopediche di autori di riconosciuta attendibilità. Ho fatto domande a Google e ho trovato riferimenti a fonti poco attendibili, pubblicate su siti attendibili. Ad esempio tesine di studenti di prestigiose università piene di evidenti strafalcioni, messe in rete sul sito dell’Università prestigiosa.

I sistemi informatici veicolano informazioni e le assemblano in modi plausibili, ma la conoscenza è un’altra cosa. E anche l’umorismo.

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