Il VAR in Inghilterra potrebbe avere le ore contate: come riportato in anteprima da The Athletic, il 6 giugno, nell’assemblea di Harrogate, i venti club della Premier voteranno la proposta di abolizione della moviola. Il quorum per ottenere il via libera è di 14 su 20 (i due terzi della maggioranza) e vista l’aria che tira è probabile che dall’inizio del campionato 2024-2025 si tornerà alla situazione precedente il 2019, anno dell’introduzione del VAR. L’Inghilterra, e il mondo britannico in generale, non hanno mai amato la moviola, vissuta più come un’imposizione che come una risorsa per ridurre gli errori. I primi a manifestare la disapprovazione sono stati i tifosi, tradizionalisti per principio e scontenti dei lunghi tempi di attesa per la visione delle immagini. I media si sono accodati, cavalcando l’onda del tifo e rivendicando, come sempre, la voglia di autonomia. Ultimi, ma non meno importanti, i club, contrariati in alcuni casi da scelte sbagliate dettate dalla tecnologia. Ed è legata ai club la crociata che potrebbe portare all’addio al VAR.

Negli ultimi tempi si sono verificati alcuni casi discutibili, ma quello che ha creato maggiore imbarazzo ha riguardato il Wolverhampton, battuto 3-2 in un match lo scorso 23 novembre contro il Fulham. L’ira dell’allenatore Gary O’Neil per un rigore concesso ai londinesi, con l’aggiunta della mancata espulsione di un difensore dei Cottagers, Tim Ream, ha dominato la scena calcistica per diversi giorni e ridato slancio ai “contras”. Ed è lassù, nelle Midlands occidentali, che è partita la rivolta, espressa in un comunicato: “Dopo un’attenta considerazione e con il massimo rispetto per la Premier League, l’organismo arbitrale e i nostri compagni concorrenti, siamo convinti che dopo cinque stagioni di VAR in Premier League sia giunto il tempo di un dibattito costruttivo e critico sul suo futuro. Non c’è alcuna colpa da attribuire. Stiamo tutti solo cercando il miglior risultato possibile per il calcio e tutte le parti interessate hanno lavorato duramente per cercare di rendere un successo l’introduzione di ulteriori tecnologie. La nostra posizione è che il prezzo che stiamo pagando per un piccolo aumento della precisione è in contrasto con lo spirito del nostro gioco e, di conseguenza, dovremmo rimuoverlo dalla stagione 2024/25 in poi”.

Il messaggio del Wolverhampton elenca nove conseguenze negative dell’uso del VAR nel rapporto tifosi-calcio. Vengono citati l’impatto sulle esultanze dei gol, la frustrazione all’interno degli stadi per i lunghi controlli, l’analisi eccessiva delle decisioni soggettive, la ridotta responsabilità degli arbitri in campo e gli errori continui, nonostante l’esistenza della moviola. Non è chiara quale sia la posizione degli arbitri sulla questione, ma anche loro, i pagatissimi e spesso mediocri fischietti inglesi, hanno manifestato spesso e volentieri insofferenza rispetto alla tecnologia. Il VAR ha messo in alcune situazioni a nudo gli errori marchiani della categoria. In altre, li ha costretti a prendere decisioni discutibili.

Anche pezzi da novanta della televisione, come Gary Lineker e Alan Shearer, hanno espresso in passato riserve sull’uso del VAR. Nel luglio 2022, scesero in campo persino gli accademici dell’Università di Bath, spiegando le ragioni per cui alcune decisioni della moviola non sono corrette. Le conclusioni furono che “le riproduzioni video sono utili per prevenire errori evidenti, ma non sono sufficientemente precise per fornire ogni volta giudizi accurati”. I più aperti all’uso del VAR nella Premier sono stati, in questi anni, gli allenatori stranieri, più open mind rispetto al mondo inglese, ma in ogni caso critici in alcune situazioni. Difficile però mettersi contro i tifosi, un’opinione pubblica conservatrice e il senso delle tradizioni della vecchia Inghilterra. L’illusione generale è che rimuovere la moviola possa riportare il calcio inglese alle sue atmosfere. Nessuno parla però del problema principale: la mediocrità degli arbitri inglesi, in campo e di fronte allo schermo.

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