Un lupo ha aggredito un cane al guinzaglio e la sua padrona in pieno centro a Palombaro, in provincia di Chieti. La donna, Nadia Terenzi, 56 anni, era uscita a passeggio col suo cagnolino ma improvvisamente un lupo ha agguantato il cane. La donna ha provato a salvarlo ma il lupo è tornato alla carica, ha inseguito anche lei aggredendola e facendola cadere a terra e si è impossessato del cane fuggendo e tenendolo tra i denti. Lungo il percorso della fuga tra i vicini boschi macchie di sangue ovunque, non si esclude l’abbia divorato. Sul posto, che fa parte del Parco nazionale della Maiella, è giunto per primo il vice sindaco Giuseppe Di Nardo che ha allerta i soccorsi. Sono stati chiamati i Forestali, i carabinieri di Palombaro, il 118, i sanitari della Asl e avvisato l’Ente Parco Nazionale della Majella. Nel frattempo la donna aggredita è stata portata al Pta di Casoli poi trasferita al pronto soccorso di Lanciano. Nella caduta si è fatta male al ginocchio e ad un polso ed è stata sottoposta a esami radiologici.

Gli addetti ai lavori sono cauti, ma non stupiti,: in questi ultimi mesi si verificano diversi casi apparentemente critici in Italia, ed è chiaro che si sta assistendo ad un cambiamento ecologico significativo. “Dovremmo utilizzare uno sguardo “alto” e ed avere consapevolezza dei grandi processi ecologici in atto sui nostri territori, ma so che non è facile, soprattutto in quest’epoca social mediatica” commenta così l’aggressione di Palombaro il responsabile del servizio veterinario del Parco nazionale della Maiella Simone Angelucci. “Non solo in Abruzzo, non solo in Italia, ma in tanti Paesi occidentali, c’è una rapida evoluzione dell’interfaccia tra animali selvatici uomini: l’uomo da oltre 50 anni ha abbandonato i territori, le pratiche agricole e pastorali, la presenza nelle aree rurali che aveva tenuto per secoli limitate, se non del tutto assenti, le popolazioni selvatiche: poi siamo andati tutti a vivere in città e oggi ci aspettiamo che gli animali selvatici stiano “al posto loro”. Purtroppo non è così facile, la realtà ecologica è più complessa. Gli animali selvatici, i cinghiali, i caprioli e i cervi, prede del lupo, oggi sono molto diffusi, anche nelle aree collinari e nelle aree periurbane, nelle quali trovano siti di rifugio e risorse alimentari. Il lupo segue le sue prede, è un predatore adattativo e si nutre prevalentemente di animali selvatici, quando è in branco. Alcuni individui però possono essere mandati via dal branco, essere in difficoltà, colonizzare nuove aree e cercare nelle aree antropizzate situazioni favorevoli alla loro sopravvivenza. I lupi non sono in sovrannumero, la natura non fa sovrabbondanze o eccessi numerici – continua il veterinario – ci sono molti lupi perché ci sono molte prede selvatiche, ci sono molte prede selvatiche perché ci sono ampi territori per esse disponibili. Ma certo la probabilità che ci possano essere animali che vivono e tendono a stabilirsi in contesti molto antropizzati, è oggi molto elevata”.

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