Inizia a pagare, e tanto, l’operazione di Ubs su Credit Suisse. Mentre i rischi sono stati messi tutti a carico della collettività (in forma di garanzie sulle perdite e messa a disposizione di linee di liquidità) il colosso svizzero superstite inizia a godersi i profitti che derivano dal suo nuovo dominio. Il titolo guadagna in borsa il 12% mentre si fa largo l’idea tra gli investitori che alla fine Ubs abbia fatto un buon affare pagando la rivale 3 miliardi di franchi, il 60% in meno rispetto al valore di borsa. In due giorni la capitalizzazione di Ubs è salita di circa 8 miliardi di franchi. A tremare sono invece i dipendenti. Secondo quanto scrive il quotidiano britannico Financial Times il salvataggio porterà a un taglio di decine di migliaia di posti di lavoro che dovrebbero riguardare soprattutto le attività del Credit Suisse all’interno della Svizzera e la sua banca d’investimento, che impiegano complessivamente più di 30mila dipendenti. Ubs, che impiega 74mila dipendenti in tutto il mondo, cercherà anche di eliminare le sovrapposizioni di ruoli del Credit Suisse in Svizzera, di chiudere filiali e di ridurre il personale in posizioni amministrative”. Ubs ha anche avviato trattative con il banchiere Michael Klein per mettere fine all’accordo su First Boston. È quanto riporta il Financial Times citando alcune fonti, secondo le quali Ubs avrebbe segnalato al veterano di Wall Street che i termini concordati con Credit Suisse erano troppo generosi.

Sebbene molti investitori siano rimasti scossi dalla decisione delle autorità svizzere di azzerare il valore dei bond subordinati di Credit Suisse in via prioritaria rispetto alle azioni, rovesciando una prassi consolidata e implicita nella natura dei due prodotti finanziari, l’agenzia di rating Standard and Poor’s non ritiene che la mancanza di fiducia del mercato possa causare un contagio nel settore bancario europeo. Nel report “European Banks Can Weather The Market Turmoil’, S&P resta dell’idea che “nel complesso, le banche europee beneficiano dell’aumento dei tassi di interesse. Questo rimane il nostro scenario di base”. Ieri la Banca centrale europea ha comunque precisato che eventuali procedure di salvataggio attuate nell’area euro non ricalcherebbero lo schema scelto in Svizzera.

Secondo il il responsabile della vigilanza Bce Andrea Enria “Le turbolenze del mercato innescate dal fallimento delle banche statunitensi sono state ulteriormente aggravate dal significativo calo dei corsi azionari e dall’impennata degli spread dei credit default swap registrati da Credit Suisse la scorsa settimana. Sebbene le banche dell’area dell’euro abbiano assistito a un calo dei corsi azionari, le loro posizioni di finanziamento e di liquidità non ne hanno sostanzialmente risentito, riflettendo la perdurante resilienza del settore”.

Negli Stati Uniti la segretaria al Tesoro Janet Yellen ha affermato che governo è pronto a intervenire per proteggere le banche più piccole con azioni drastiche come quelle recenti prese per Silicon Valley Bank e Signature Bank, per le quali sono stati assicurati tutti i depositi. “Il nostro intervento è stato necessario per proteggere il sistema bancario e azioni simili potrebbero essere assicurate se le banche più piccole saranno oggetto di una fuga dei depositi che pone il rischio di contagio”, afferma Yellen. “Il capitale e le liquidità delle banche americane sono forti” aggiunge la segretaria al Tesoro che è stata anche governatrice della Federal Reserve, oggi guidata da Jerome Powell. Secondo Yellen “La situazione si sta stabilizzando. Il sistema bancario americano resta solido. Dopo il crollo di ieri (- 47%) First Republic Bank guadagna nella seduta odierna il 53%.

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