Dopo un avvio mattinata tormentato sembra, sui mercati è tornata una relativa calma con i titoli bancari che hanno alla fine chiuso per lo più in positivi, recuperando i crolli accusati nella prima fase di contrattazioni. Il gruppo svizzero Ubs, protagonista nel weekend delle febbrili trattative che hanno portato all’acquisizione di Credit Suisse per 3,3 miliardi di franchi con un vigoroso sostegno della banca centrale svizzera, ha guadagnato l‘1,2% dopo essere arrivata a cedere quasi il 10%. L’agenzia Standard & Poor’s ha confermato il rating ‘A-‘ di Ubs ma ha rivisto al ribasso l’outlook da stabile a negativoin seguito ai “rischi di esecuzione” legati all’acquisizione di Credit Suisse.

In Germania Deutsche Bank ha perso lo 0,5%, Commerzbank ha invece guadagnato l’ 1,5%. A Parigi Bnp Paribas è salita del 2,8%, Société Générale dello 0,2%. A Piazza Affari Intesa Sanpaolo ha guadagnato 3,7%, Unicredit il 2,4%. I mercati sono rimasti inizialmente spiazzati dalla decisione delle autorità svizzere di scaricare perdite per 16 miliardi di franchi sui bond subordinati del Credit Suisse rendendoli carta straccia. Viceversa le azioni, sebbene in discesa del 55% portandosi sui valori offerti da Ubs, non vengono completamente azzerate.

In teoria, secondo le regole dei salvataggi bancari codificate a livello internazionale e in virtù della tipologia degli strumenti, i titoli azionari dovrebbero essere i primi ad assorbire le perdite. “Non ha senso, gli azionisti non avrebbero dovuto ricevere niente” perché “è chiaro che i bond At1 sono senior nella distribuzione rispetto alle azioni”, ha commentato a Bloomberg Patrik Kauffmann, gestore di Aquila Asset Management, che in portafoglio ha bond del Credit Suisse. Anche gli analisti di Jefferies sollevano dubbi sul fatto che i bondholder siano stati “spazzati via mentre gli azionisti non lo siano stati interamente”.

Crollano di conseguenza i bond dello stesso tipo (At1) emessi dalle altre banche europee. Un titolo subordinato da 500 milioni di euro emesso da Unicaja Banco perde il 17,5% a quota 58,7, uno da 1,5 miliardi di sterline di Barclays cede il 9,4% a 84,6, un’emissione di Raiffeisen Bank 14,4% a 54,3, mentre, riferisce Bloomberg, il desk di trading di Hsbc ha tagliato del 10% il valore complessivo di questi titoli. I bond At1 emessi dalle banche ammontano, secondo Bloomberg, a circa 275 miliardi di dollari. La Banca centrale europea ha emesso una nota per specificare che in ambito euro il trattamento di questi titoli sarebbe diverso rispetto a quello deciso in Svizzera. “Stiamo monitorando da vicino gli sviluppi del mercato e siamo pronti a rispondere se necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro. Il settore bancario dell’area dell’euro è resiliente, con solide posizioni patrimoniali e di liquidità. In ogni caso, lo strumentario politico della Bce è completamente attrezzato per fornire sostegno di liquidità al sistema finanziario dell’area dell’euro, se necessario, e per preservare l’agevole trasmissione della politica monetaria”, dice la presidente della Bce Christine Lagarde.

La Fondazione Ethos, in rappresentanza dei fondi pensione svizzeri, lamenta che i soci di Ubs e Credit Suisse “non saranno in grado di votare” in assemblea sulla fusione e che in futuro tutti i clienti svizzeri dovranno fare i conti “con i rischi di una posizione dominante” di Ubs nel mercato elvetico. Il gruppo sorto dall’acquisizione avrà infatti una quota del 64% nel mercato elvetico. “Tutte le opzioni saranno esaminate nei prossimi giorni, incluse quelle legali, per determinare le responsabilità di questa debacle”, afferma Ethos, che promette di “continuare a difendere gli interessi” dei soci e chiede lo scorporo delle attività svizzere del Credit Suisse, per ridurre gli esuberi e mantenere una “sana competizione”. I primi soci della banca, ossia la Saudi National Bank che possiede il 9,9% di Credit Suisse, ha perso con l’operazione circa un miliardo di franchi.

L’Associazione bancaria svizzera interviene però per promuovere l’acquisizione e le misure adottate dalla banca centrale e dalle autorità federali per sostenere il settore bancario. “L’acquisizione garantisce la stabilità della piazza finanziaria svizzera e concede ai responsabili il tempo sufficiente per organizzare la ristrutturazione necessaria e rafforza la fiducia dei clienti”, indica l’Associazione sul proprio sito. I Verdi in Svizzera “stanno valutando se convocare d’urgenza l’Assemblea Federale, come è possibile dopo crediti concessi d’urgenza dalla delegazione delle finanze”. Lo scrive il partito in una nota e la sua leader Aline Trade dice che con i socialdemocratici svizzeri occupano più di un quarto dei seggi della camera bassa, numeri che consentono la convocazione.

Si ridimensione la corsa ai beni rifugio. L’oro, torna sotto ai 2mila dollari l’oncia e chiude a 1979 dollari. Il rendimento del bund, titolo decennali tedeschi, sale di 1 punto a 2,1%. I Btp italiani restano appena sotto il 4%. Spread in discesa a 188 punti. Franco svizzero in discesa dello 0,7% sull’euro e dello 0,2% sul dollaro. Petrolio in flessione dell’1,4% a 72 dollari al barile. La crisi bancaria e l’immissione di nuova liquidità sui mercato ha spinto il bitcoin a 28mila dollari per la prima volta da giugno e con un rialzo del 25% dall’8 marzo.

FRONTE STATUNITENSE – Il titolo di First Republic Bank ha quasi dimezzato il suo valore in una seduta chiudendo a meno 47%. L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha ridotto il voto di affidabilità della banca nonostante un consorzio di 11 banche guidate da Jp Morgan abbia raggiunto un accordo per sostenere l’istituto con 30 miliardi di dollari. Il titolo soffre i timori di una fuga dei depositi. Joe Biden “ha fiducia in Jerome Powell”, ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, rispondendo a una domanda sulle critiche rivolte al presidente della Fed per le banche. Le reazioni al caso della Silicon Valley Bank “sono state totalmente folli. Svb è sì una banca importante, ma non è una grande banca”, ha detto oggi in un’intervista al Corriere della Sera Oliver Bate, amministratore delegato del gruppo Allianz.

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