di Luis Armando Pérez Albores*

Il 2 giugno 2024 si sono svolte in Messico delle elezioni che hanno mobilitato quasi 99 milioni di elettori, dal Messico e dall’estero, per eleggere un nuovo Presidente della Repubblica, 128 Senatori e 500 deputati al Congresso dell’Unione (il parlamento nazionale), oltre a 8 governatori e più di duemila incarichi nei comuni dei 32 stati federali che costituiscono la Repubblica del Messico.

Per la prima volta, l’elettorato messicano ha eletto una donna, Claudia Sheinbaum Pardo, 61 anni, candidata della coalizione di partiti alleati al partito al governo (MORENA-PT-PVEM). Il 60% degli elettori hanno votato Claudia Sheinbaum, che competeva contro Bertha Xóchitl Gálvez Ruiz, candidata della coalizione della destra conservatrice (PRI-PAN-PRD) che ha raggiunto poco meno del 30% dei voti. Mentre il terzo candidato alla presidenza era Jorge Alvarez Maynez, candidato del partito Movimento Cittadino (MC), che ha raggiunto appena il 10% dei voti.

Sebbene si sia trattata di un’elezione tra tre candidati, in realtà si sono confrontate due grandi visioni antagoniste della politica moderna. Da un lato, c’era la cosiddetta Quarta Trasformazione (4T), il progetto politico sociale portato avanti da Andrés Manuel Lopez Obrador, comunemente chiamato con l’acronimo AMLO; e dall’altro, la politica tradizionale dei partiti strutturati della politica messicana: primo fra tutti il PRI, che ha governato il Messico dal 1929 portando avanti per anni la liberalizzazione dei mercati strategici del settore pubblico (elettricità, petrolio, telefoni, ferrovie, banche, ecc.); e poi, altro partito storico messicano, il PAN, principale rappresentate di destra; e il PRD, un tempo partito di sinistra.

Dopo anni di politica alternata tra questi partiti, la vittoria del partito Morena di AMLO nel 2018 ha rappresentato un punto di svolta per la politica messicana e per il suo peso nello scacchiere internazionale. AMLO, infatti, ha incentrato tutta la sua presidenza in azioni e programmi sociali rivolti alle classi popolari: sussidi (pensioni) per adulti sopra i 65 anni, per studenti delle scuole pubbliche di tutti i livelli di istruzione, per madri single, oltre a persone con disabilità, lavoratori domestici. In materia di lavoro, il presidente in carica ha promosso l’aumento del salario minimo di oltre il 110% rispetto al 2018, l’eliminazione dei contratti di “esternalizzazione” (subappalto) e incentivi alle aziende private per assumere giovani che non studiano, né lavorano. Una costante delle politiche di AMLO, inoltre, è stato il confronto/scontro con i grandi poteri economici, mediatici e imprenditoriali, con la (ri)negoziazione di contratti pubblici onerosi per la azienda pubblica, riforme legislative a favore dei lavoratori e con il significativo provvedimento di riduzione dei soldi stanziati dal governo verso giornalisti e organi di informazione. Tali politiche sociali ed economiche, per quanto snobbate dalla classe conservatrice messicana, hanno contribuito non poco alla riduzione degli indici di povertà del paese, aumentando la sensibilità dei messicani verso le questioni politiche.

Tratto caratteristico della comunicazione pubblica di AMLO sono le sessioni mattutine (las mañaneras) che il presidente quotidianamente svolge con la stampa: discutendo di corruzione, impunità, violenza e insicurezza pubblica, ma anche progetti, nuove vision del futuro e possibili strade percorribili per risollevare le sorti dell’economia messicana.

In questo contesto, Claudia Sheinbaum è senz’altro la rappresentante della continuità di questa grande prospettiva per il futuro messicano. Il suo trionfo alle elezioni del 2 giugno significa la vittoria d’una vision politica e la legittimità del progetto istaurato da AMLO. Tocca a Claudia Sheinbaum portare avanti il “per il bene di tutti, prima i poveri”; un pensiero politico che poggia su una prospettiva ideologica di sinistra che riunisce innumerevoli correnti di pensiero e movimenti sociali (operai e contadini, studenti, indigeni, ambientalisti, sindacalisti, comunisti, trotskisti, democristiani, ecc.) destinati a generare azioni concrete a favore delle maggioranze sociali emarginate, storicamente escluse e sfruttate, con una forte carica culturale anticoloniale, gene endemico dei movimenti progressisti latinoamericani. In poche parole, la recentissima elezione di Sheinbaum incarna la speranza di milioni di messicani e messicane non più invisibili agli occhi del Leviatano e che ora si sentono possessori di un potere sovrano che esercitano con passione e una consapevolezza politica mai viste prima.

Ma la vittoria di Claudia Sheinbaum non è solo il risultato del movimento del Lopezobradorismo e del suo governo, ma porta con sé anche un’impronta personale forgiata durante tutta la sua carriera personale e professionale alla guida di una città difficile come Città del Messico. Attivista e governatrice dello Stato di Città del Messico nel 2018, Claudia Sheinbaum si propone come esperta del cambiamento climatico e intende puntare su questo urgente argomento le sue forze. A differenza di AMLO, la Sheinbaum mostra uno stile molto più accademico, scientifico e moderno. Lei è una doctora, una philosopher doctor. Non siamo abituati a vedere i filosofi al governo e ancor meno le filosofe. Vedremo pertanto come la Doctora farà fronte alle numerose le sfide che il suo mandato presidenziale le impone in una società politica complessa e maschilista come quella messicana.

*Dottorando Instituto de Derecho Parlamentario de la Universidad Complutense di Madrid e Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Palermo; Professore di diritti umani presso l’Universidad Autónoma de Chiapas

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Successivo

Gaza, l’Onu include Israele nella “lista della vergogna”. Tel Aviv: “Decisione immorale”

next