Una scelta destinata a far discutere e che ha già innescato le prime polemiche. “Come sindaco di un Comune storicamente schierato per la Pace, la non violenza e la salvaguardia dei diritti umani – ha annunciato il sindaco di Bologna Matteo Lepore – è per me doveroso prendere posizione così come agire per garantire la maggiore coesione sociale possibile nella nostra città. Per questo esporremo a Palazzo D’Accursio, accanto allo striscione per il cessate il fuoco, la bandiera della Palestina. Prendiamo parte in favore delle vittime e dei diritti umani, ancora una volta quindi. Non possiamo e non vogliamo restare in silenzio”. “Non possiamo e non vogliamo restare in silenzio, perché restare in silenzio di fronte a questa violenza vuol dire accettarla – ha spiegato l’esponente del Partito democratico -. L’attuale governo israeliano deve fermarsi e riaprire il fronte del dialogo. Quando questo avverrà e sarà ripristinato pienamente il diritto internazionale, esporremo accanto alla bandiera palestinese anche quella israeliana“.

Immediato è partito il fuoco di fila da Fratelli d’Italia. “E’ una scelta faziosa e irresponsabile, che divide e non unisce, alimentando un clima di contrapposizione e conflittualità che è esattamente ciò di cui oggi non c’è bisogno – attacca il viceministro delle Infrastrutture, il bolognese Galeazzo Bignami -. Si rimuove totalmente l’origine di quanto sta avvenendo, vale a dire la strage del 7 ottobre compiuta contro civili israeliani inermi”, aggiunge l’esponente di FdI. Figlio di uno storico esponente della destra bolognese, consigliere comunale, poi regionale e deputato con Fratelli d’Italia nel 2018, Bignami si era fatto notare sullo scenario politico nazionale nel 2005 quando si era fatto fotografare vestito con una divisa nazista, gesto che lui derubricò a una “goliardata tra amici.

Oltre a Bignami, per Fratelli d’Italia hanno preso posizione anche i consiglieri comunali, che definiscono “inaccettabile e grave” la decisione di Lepore e annunciano che presenteranno un esposto in prefettura per un gesto che “vìola palesemente la neutralità delle sedi istituzionali”. Il gesto del Comune ricorda quanto fatto due anni fa, quando su Palazzo Re Enzo (l’edificio di fronte al palazzo comunale) vennero proiettati per diverso tempo i colori della bandiera ucraina, nei giorni successivi all’avvio dell’invasione russa.

Durissima la reazione delle comunità ebraiche. “Se davvero si vuole ribadire l’attenzione per il rispetto dei diritti umani e per la pace non esponi solo una bandiera ma le esponi entrambe – ha commentato la presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni, assieme al presidente della Comunità di Bologna Daniele De Paz -. Una bandiera in un luogo pubblico non può essere usata come simbolo di contestazione di altri paesi. Un gesto simile da un’istituzione pubblica non fa che legittimare la voce del terrorismo e della prevaricazione”. “Invitiamo Lepore a recarsi in Israele nelle zone del massacro prima di esporre bandiere e slogan”, hanno aggiunto. “Anziché strumentalizzare vicende di un conflitto lacerante per tutti, dimenticando totalmente il massacro del 7 ottobre, da un sindaco di una città dove la comunità ebraica è presente da secoli, ci aspettiamo che riconosca e tuteli tutti”, ha sottolineato Di Segni.

Decide, invece, di non prendere posizione Giuseppe Sala: “Credo che sia una cosa da discutere eventualmente in Consiglio comunale – ha commentato il sindaco di Milano, a margine della seduta del Consiglio metropolitano -. Così come è stato fatto in altri casi quando è stata esposta la bandiera della Pace”. “Sala esponga la bandiera della Palestina a fianco della bandiera della pace, come ha fatto il sindaco di Bologna. Senza attendere il consiglio comunale che sarà il 10 giugno”, ha risposto il consigliere comunale dei Verdi Carlo Monguzzi che ha presentato una mozione urgente perché il vessillo venga esposto sulla facciata del Comune. “E discutiamo in fretta anche la mozione presentata con Vasile e Fedrighini che chiede il riconoscimento dello Stato di Palestina”, ha aggiunto Monguzzi.

Nel pomeriggio a Bologna si è aggiunta Pesaro. “Tutti noi – ha spiegato il sindaco Matteo Ricci – il 7 ottobre abbiamo condannato ciò che ha fatto Hamas, una forza terroristica e antisemita. Abbiamo preso parte, solidarizzato con il popolo israeliano dopo quell’attacco feroce, dopo le tante persone prese in ostaggio. Ma è evidente che da settimane Netanyahu ha scambiato completamente il diritto sacrosanto alla sicurezza di Israele con il diritto alla vendetta. E noi non possiamo accettarlo”. E conclude: “Basta massacri, riconosciamo due popoli e due Stati per dare la giusta sicurezza e la giusta dignità al popolo israeliano e al popolo palestinese”.

Prendendo spunto dall’episodio di Bologna il consigliere comunale del Pd di Torino Abdullahi Ahmed ha esposto la bandiera palestinese dal balcone del suo ufficio a Palazzo Civico. “Ho deciso come consigliere comunale e prima di tutto come essere umano di prendere questa posizione – ha spiegato -, per mostrare solidarietà e partecipare così alla campagna All eyes on Rafah. “Di fronte ai massacri che subiscono i civili palestinesi – aggiunge -, dopo le richieste del Consiglio di sicurezza dell’Onu, della Corte internazionale di giustizia, dell’Unione Europea e di tutto il mondo che chiede a Israele di fermarsi, di fermare l’operazione a Rafah, mi sembra il minimo che possiamo fare, al di là degli aiuti umanitari che abbiamo chiesto come Città di Torino. È una posizione personale – conclude – e spero che altri seguano il mio esempio”.

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