Non mi fa paura l’idea del referendum e non lo considererò mai un referendum su di me, ma sul futuro del Paese”. Ospite di In mezz’ora su Rai 3, parlando della riforma costituzionale sul premierato che sta per essere approvata in prima lettura al Senato, Giorgia Meloni allontana lo spettro di Matteo Renzi: se anche i cittadini bocciassero il progetto alle urne, dice, non lo riterrebbe un motivo per dimettersi, come invece fu costretto a fare l’ex Rottamatore dopo aver personalizzato il voto. “Mi chiedono, “se non passa il referendum è un problema?”. Chi se ne importa”, risponde la premier. “Sono pronta a dimettermi qualora venisse bocciato il referendum? No. Io arrivo alla fine dei cinque anni e chiederò agli italiani di essere giudicata. Se la riforma non passa gli italiani non l’avranno condivisa. Tutto il resto sono speranze della sinistra”, attacca. Che la legge debba passare per una consultazione popolare è quasi scontato: la Costituzione, infatti, la impone nel caso in cui il testo venga approvato in Parlamento con una maggioranza inferiore ai due terzi.

Alla Meloni viene chiesto anche dell’opportunità delle dimissioni di Giovanni Toti, il governatore della Liguria ai domiciliari dal 7 maggio scorso con l’accusa di corruzione. Allineandosi agli esponenti locali e nazionali del suo partito, la leader di FdI non molla il suo alleato, ma non lo difende nemmeno fino in fondo: “Solo Toti è nelle condizioni di dare una risposta compiuta perchè solo lui conosce la verità ed è una persona che ha a cuore i suoi cittadini, lui è nella posizione di valutare cosa sia meglio per loro. Io finchè non ho tutti gli elementi non posso dare una risposta seria a questa domanda”, afferma.

Rispondendo invece alla domanda sul futuro della governance europea dopo le elezioni di giugno, la premier si dichiara “non disposta” a una “larga intesa” con i socialisti e i popolari a sostegno di un secondo mandato di Ursula von der Leyen: “Penso che le maggioranze arcobaleno producono solo compromessi al ribasso. Tutto il resto si vede”. E su un eventuale ingresso dell’ultradestra in Commissione risponde: “Non sono abituata a dare le patenti di presentabilità, sarà perché a me sono state data per una vita. Queste cose le decidono i cittadini. Il mio obiettivo è costruire una maggioranza diversa, di centrodestra, mandare la sinistra all’opposizione anche in Europa”.

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