Il Regno Unito si prepara ad un’estate calda come poche altre, quantomeno nella storia politica del paese. Il giorno dopo l’annuncio che ha sorpreso il paese, i commentatori politici continuano ad interrogarsi sulle ragioni per cui Rishi Sunak abbia indetto le elezioni politiche il 4 luglio (sei mesi prima dello scadere della legislatura) in un momento in cui per popolarità è staccato di oltre 20 punti dietro al leader laburista Keir Starmer, e i Tory, alla deriva tra promesse vacillanti, scandali e defezioni (dopo la batosta delle amministrative dell’inizio del mese) sembrano ora al punto di non ritorno.

“E’ un caos, 14 anni di attesa sono finiti, ora è il momento di voltare pagina e ricostruire il paese” , ha detto Starmer rilanciando da Gillingham, roccaforte conservatrice in Kent, la sua campagna per cambiare il paese. Un terreno di battaglia complicato quanto strategico per le elezioni quello che si snoda sulle coste inglesi. E’ qui che si annidano le frustrazioni dei Tory traditi dalla promessa di Sunak “fermiamo i barconi” e “mandiamo i clandestini in Ruanda“.

E se ieri il primo ministro britannico si è aggrappato proprio ai dati sul calo dell’immigrazione (-10% di ingressi rispetto allo scorso anno), questa mattina le dichiarazioni all’avvio della campagna elettorale hanno tradito i reali motivi della chiamata repentina di Sunak al voto. Dietro la sua mossa si potrebbe nascondere la fretta di arginare l’effetto dei fallimenti collezionati nella gestione dei flussi migratori prima che diventino macigni politici con l’arrivo della bella stagione e l’aumento dei migranti nello Stretto della Manica previsto per l’estate.

Dopo mesi di battaglia legale e politica per far sancire per legge dal Parlamento che il Ruanda è un Paese sicuro, il programma di respingimenti infatti non è ancora pronto. Il premier aveva promesso che i primi voli per Kigali sarebbero partiti in estate ma oggi è stato costretto ad ammettere che nessun aereo si alzerà da Heathrow prima delle elezioni. E nemmeno dopo, se a Downing Street gli succederà Starmer che ha intenzione di stralciare l’intero progetto.

Il premier disperato sta così scivolando proprio sulla pietra miliare del suo programma, cercando ora di sfruttarla come arma elettorale: “I voli partiranno se sarò rieletto il 4 luglio”, ha detto Sunak, che si giocherà la sfida elettorale proprio su questa contrapposizione con Starmer, pompando sul senso di insicurezza dei britannici nei confronti dell’immigrazione illegale e del contesto geopolitico globale.

Il piano Ruanda, annunciato due anni fa da Boris Johnson e arenatosi nelle corti di giustizia (oltre che in logistiche esose e improbabili) intanto ha letteralmente gettato al vento 240 milioni di sterline in uno dei momenti peggiori per l’economia britannica. Il che va ad incendiare gli animi non solo della grossa fetta di popolazione afflitta da inflazione e carovita, ma degli stessi votanti conservatori e dei loro avversari di destra più temuti come il Partito di Reform UK.

“Sunak ha annunciato le elezioni perché è assolutamente terrorizzato dalla scalata di Reform UK nei sondaggi (sono al terzo posto con l’11% di preferenze dietro al 23% dei conservatori e ai laburisti in testa con il 45%, ndr)”, ha dichiarato Richard Tice, leader del partito sostenuto dall’ex capitano della Brexit Nigel Farage, che ha sciolto le riserve facendo sapere però che non si presenterà alle elezioni britanniche per concentrarsi sulla corsa di Trump alla casa bianca.

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