Il parco archeologico di Siracusa spende soldi pubblici per spettacoli teatrali, affidando incarichi a “persone di fiducia”, amici e loro coniugi. Dal suo insediamento come direttore dell’ente, l’architetto favarese Carmelo Bennardo ha deciso di valorizzare le attività collegate all’area archeologica con eventi e spettacoli. Per farlo ha nominato un direttore artistico, il cantautore agrigentino Lello Analfino, poliedrico artista e frontman dei Tinturia, band che ha inciso le colonne sonore di alcuni film di Ficarra e Picone. Inoltre ha affidato un incarico anche alla moglie del cantante, Azzurra Guglielmino. Nell’elenco delle delibere firmate da Bennardo risultano due rimborsi spese per il direttore artistico: il primo di 15mila euro a dicembre 2023, senza il riferimento nominativo, l’altro di 9.150 euro ad aprile 2024, con dicitura “Analfino”. A questi si aggiungono altri 12.200 euro versati al cantante per “attività di valorizzazione e promozione” per la manifestazione “Il Parco per la città”. Si tratta di una kermesse artistica che ha messo in scena alcuni spettacoli, in due dei quali compariva lo stesso Analfino: “Il lupo e la Luna” a ottobre e “Astolfo, Sant’Onofrio e Cyrano sulla luna” a gennaio, entrambi tratti dai testi di Pietrangelo Buttafuoco. Il primo è costato 8.800 euro, il secondo 10.836. Il costo del biglietto per gli spettatori è stato di un euro. Per la stessa manifestazione, la direzione del Parco ha liquidato altri 36.600 euro alla Guglielmino, moglie del cantante, a cui sono andati anche 75mila euro di rimborso delle “spese per la gestione degli artisti” per le “manifestazioni del parco di Siracusa nell’anno 2024”. Conti alla mano, in meno di cinque mesi, i coniugi Analfino hanno incassato 147.950 euro di fondi pubblici, circa 29.590 euro al mese.

Interpellato dal fatto.it, il direttore Bennardo replica: “Non credo si tratti di quelle cifre, e comunque siamo sempre sotto soglia, il problema non si pone”. Ma perché nominare un direttore artistico per un Parco archeologico? “Puoi fare tutto quello che vuoi all’interno di un Parco: stradelle, wi-fi, 3D, si può fare il mondo, ma se non ti affacci alla città e al territorio che ti circonda, hai chiuso. Promuovo e valorizzo il parco, abbiamo deciso di regalare al territorio degli spettacoli, perché il Parco è morto, morto totale”, spiega. E rivendica: “Qualche giorno fa una signora mi ha fermato al museo e abbracciato, e mi ha detto: in ottant’anni non ho mai messo piede al museo, grazie ai suoi spettacoli sono entrata. La gente mi ringrazia. La valorizzazione come la sto facendo io quest’anno, con i grandi eventi, è tutta sulle mie spalle per la città di Siracusa, con soldi miei”. Eppure la scelta del direttore è più unica che rara. “La nomina è una particolarità tutta siracusana, non mi risulta che gli altri parchi della Sicilia abbiano avuto la necessità di dotarsi di una figura simile”, spiega Giovanni Di Lorenzo, delegato del Comune di Siracusa per il quartiere Neapolis, in cui ricade parte del Parco. “Tra l’altro bisognerebbe capire qual è il core business del Parco, perché se nomino una direttore artistico per la valorizzazione dei beni culturali, non scelgo un attore o un cantante, ma un archeologo, un studioso o uno specialista del settore”.

Sulla vicenda Di Lorenzo ha molte domande: “Si può capire quanto ci costa il direttore artistico? È strano che nell’albo pretorio non sia reperibile la delibera di nomina, la numerazione non è progressiva e mancano alcuni atti, mentre vige l’obbligo di pubblicare tutto. Il direttore artistico ha avuto diversi rimborsi, tra cui uno di 15mila euro, per che cosa? Nel documento non è specificato nulla, non metto in dubbio che ci possano essere i giustificativi, ma un’amministrazione trasparente deve specificare il più possibile”, attacca. La delibera, in effetti, non è disponibile al pubblico. “Gliela posso inviare”, ci dice Bennardo, “Analfino ha un incarico fiduciario, da circa 12-13 mila euro l’anno, ma per quei due spettacoli (all’interno de “Il Parco per la città, ndr) ha partecipato gratis”. E come mai l’incarico alla moglie? “Perché è di mia fiducia, sono affidamenti sotto soglia, lo posso fare, finite queste somme si passerà ad un’altra azienda, saranno chiamati tutti a rotazione. Intanto inizio con gli amici miei, poi il prossimo anno giriamo”.

Il delegato del Comune però non è convinto: “Se faccio il direttore artistico e mia moglie gestisce gli spettacoli, c’è il rischio che si faccia tutto in famiglia. Non è chiaro perché, se già si spendono 75mila euro per l’accoglienza degli artisti, qual è la necessità di stanziarne altri 36.600 per la Guglielmino? È vero che siamo sotto soglia, ma se analizziamo e sommiamo le somme sfiorano i 150mila euro”. Anche Carlo Castello, componente del Comitato tecnico-scientifico del parco, esprime dubbi: “È la prima volta che c’è un direttore artistico, sono una guida turistica da quarantacinque anni e ho conosciuto tutti i direttori dei parchi. Però”, aggiunge, “bisogna ammettere che in passato non c’erano i soldi, non c’era una cassa e tutto andava alla Regione, solo di recente il Parco è diventato autonomo e così si possono spendere i soldi”. In questo modo l’ente sembra poter fare quello che vuole, come ammetto lo stesso direttore Bennardo: “Io sono imprenditore, incamero dallo “sbigliettamento” e spendo per la valorizzazione e per interventi dentro il parco. I soldi sono tutti miei, punto”.

Tra gli spettacoli finanziati da Bennardo c’è “il Derviscio di Bukhara”, scritto e diretto da Alberto Samonà, costo 19.800 euro, messo in scena il 19 dicembre. Samonà, giornalista e scrittore, è stato Assessore regionale ai Beni culturali nella giunta di centrodestra di Nello Musumeci. E chi era il capo della sua segreteria tecnica? Proprio Bennardo. Uno sdebitamento? “Non ci penso assolutamente, con Samonà c’è una conoscenza di vecchia data, lo conosco come scrittore prima che facesse l’assessore, quindi essendo incarichi fiduciari, mi sento di fare quello che faccio”, replica il direttore. Nella cerchia ristretta di accoliti che ricevono fondi pubblici dal parco, sempre per incarichi fiduciari, spunta anche l’architetto Alessandro Giuseppe Carlino, favarese come Bennardo, già sovvenzionato per alcuni studi dal parco Valle dei Templi quando il suo compaesano era direttore: ha ricevuto 44mila euro per la “progettazione dell’allestimento della sala espositiva centrale del Museo Paolo Orsi nell’ambito della Mostra dal titolo: I Micenei e la Sicilia”. “È amico mio, è professore universitario di storia dell’architettura, è museografo, vogliamo discutere del curriculum di Carlino? Portatemi uno che è uguale a Carlino”, replica stizzito Bennardo. C’è chi nasce senza camicia, e chi è “amico” del direttore Bennardo. C’est la vie.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Crolla terrazza in un ristorante di Palma de Maiorca, almeno tre morti e decine di feriti

next