Confronto franco tra Andrea Roventini e il deputato di Iv Luigi Marattin alla tavola rotonda per la presentazione del manifesto degli economisti italiani favorevoli all’introduzione in Italia di un’imposta sui grandi patrimoni per rendere più equo il sistema fiscale. “Non sono d’accordo su nulla di quello che avete detto”, ha esordito Marattin. “Non credo che spesa pubblica sia soluzione di tutti i problemi. Dal ’95 al 2023 la spesa pubblica primaria è cresciuta quattro volte più del reddito, è stata più un problema che una soluzione. Sono contrario a qualsiasi incremento di pressione fiscale perlomeno finché i livelli di pressione su lavoro e produzione non scendono alla media Ue o Ocse”.

Roventini, tra i primi firmatari del manifesto, ha replicato che l’obiettivo non è far crescere la pressione fiscale ma arrivare a un sistema progressivo: si tratta quindi di redistribuire il carico, a tassazione complessiva costante o ridotta. E anche sulla spesa pubblica, ha detto, “la premessa è sbagliata: quella per istruzione e sanità è a livelli, sia pro capite sia in termini di pil, inferiori a quelli di Francia e Germania”. Giulio Marcon, portavoce della Campagna Sbilanciamoci, ha citato il ruolo della spesa pubblica come stimolo alla crescita economica ricordando che “il periodo in cui i Paesi Ocse hanno avuto tassi di crescita più alti è stato quello in cui c’è stata spesa pubblica più incisiva e un forte sistema di tassazione progressiva”.

Marattin ha poi criticato anche la proposta di un aumento del prelievo sulle grandi successioni e donazioni, uno dei punti del manifesto, citando i 12 Paesi Ocse che non hanno quell’imposta o l’hanno tolta negli ultimi anni. A rispondergli è stato Demetrio Guzzardi, ricercatore della Sant’Anna di Pisa e co-autore dello studio che ha dimostrato come il sistema fiscale italiano sia regressivo all’aumentare della ricchezza netta: ha citato un elenco di Stati che invece hanno quelle imposte, dalla Francia agli Usa alla Spagna al Lussemburgo.

Roventini, in risposta alla considerazione di Marattin sul fatto che oggi “non abbiamo un problema di imposizione Irpef sui redditi medio bassi ma sul ceto medio”, ha notato che le spese finanziabili con un’imposta sui grandi patrimoni – il gettito potenziale è stimato in 15,7 miliardi applicandola solo sulle ricchezze superiori a 5,4 milioni di euro con tre scaglioni e aliquote marginali a partire da 1,7% – andrebbero proprio a vantaggio della classe media, sotto forma di servizi come sanità e asili nido.

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