L’ostruzionismo delle opposizioni, il “canguro” applicato dal presidente del Senato per fare fuori pacchetti di emendamenti, lo stesso presidente di Palazzo Madama che diventa bersaglio delle proteste delle minoranze. La riforma costituzionale che prevede l’introduzione del cosiddetto “premierato” risveglia improvvisamente il dibattito parlamentare che per lunghi mesi è rimasto in sonno. E’ l’effetto dell’ostruzionismo, la tecnica di dilazione dei tempi scelta e praticata da tutte le opposizioni contro la legge voluta dalla maggioranza di centrodestra. E’ stato il giorno dell’inizio delle votazioni sui circa 3mila emendamenti, quasi tutti firmati dai partiti di minoranza: in particolare i partiti del campo progressista – Pd, M5s e Verdi-Sinistra – hanno annunciato di intervenire con tutti i parlamentari su ciascuna delle proprie proposte di modifica. “Contro questa sciagurata riforma, che vuole trasformare la nostra democrazia parlamentare in una ‘capocrazia‘, terremo inchiodata in Senato questa maggioranza per giorni e giorni” avverte Francesco Boccia, capogruppo del Pd a Palazzo Madama.

Dopo la bocciatura del primo emendamento si è visto un assaggio di come potrebbe andare la discussione nei prossimi giorni: i senatori delle opposizioni, subito dopo il voto, si sono levati in piedi ed hanno tutti mostrato una copia della Costituzione italiana per protestare contro la riforma. E gli animi si sono scaldati subito nell’emiciclo, con la conseguenza diretta – e rituale – che a finire al centro della polemica è stato il presidente del Senato Ignazio La Russa. Soprattutto perché ha già cominciato ad applicare – già dal secondo emendamento in votazione – la cosiddetta “regola del canguro“, cioè quella che consente di bocciare con un solo voto una serie di emendamenti simili, che differiscono solo per poche parole e che esprimono lo stesso concetto. Nello specifico le opposizioni avevano presentato una serie di emendamenti riguardanti il potere del capo dello Stato di nominare dei senatori a vita. Il primo emendamento fissava in 10 il numero dei senatori a vita nominabili dal presidente della Repubblica, e i successivi facevano scalare questo numero fino ad uno. Questo ha provocato un lunghissimo dibattito – anche aspro – tra Pd, M5s, Verdi-Sinistra e Italia Viva sul regolamento, sulle regole di ingaggio e anche sulla giustezza della decisione di La Russa, utilizzato dalle opposizioni anche per allungare ulteriormente i tempi. “La prassi del canguro c’è dal 1996… ” ha detto da una parte La Russa. “Già alla terza votazione il presidente del Senato ha deciso di applicare questa norma, una cosa non successa neanche in commissione” ha replicato Andrea Giorgis (Pd). Una mezza giornata di caos nella gestione dell’Aula che non solo è il preludio di come potrebbe andare nelle prossime settimane, ma che si è anche conclusa con la richiesta di tutte le opposizioni di riunire una nuova conferenza dei capigruppo su quali sono le regole di ingaggio che La Russa intende applicare nelle prossime votazioni.

Tutti in piedi con la Costituzione
Il momento della protesta collettiva delle opposizioni – tutti i senatori che brandivano una copia della Costituzione – è stato accompagnato da un comportamento analogo anche di molti senatori del centrodestra, forse a conoscenza dell’organizzazione della breve manifestazione del centrosinistra. “Qui si sta per discutere e per votare non per fare propaganda” ha detto con tono alterato La Russa, tra le grida delle opposizioni. “Seduti, accomodatevi – ha insistito La Russa – ciascuno rientri ai propri posti. Avete alzato a mò di sfida la Costituzione, questo non si fa. Non confondete la mia disponibilità abituale con il lassismo”, ha aggiunto invitando il capogruppo di Fdi, Lucio Malan, di ricondurre i propri senatori sugli scranni, dato che alcuni di essi si erano precipitati al centro dell’emiciclo. “Da parte mia sempre stato un comportamento rispettosa dei diritti dell’opposizione ma non vuol dire che possano esserci atteggiamenti di non rispetto dell’Aula. Anche alzando la Costituzione”, ha quindi aggiunto rivolgendosi alla parte sinistra dell’emiciclo.

Già in questo momento le opposizioni avevano criticato le decisioni del presidente di Palazzo Madama. Mentre tutti continuavano a mostrare i libretti rossi con la Carta Costituzionale, infatti, La Russa ha messo immediatamente ai voti l’emendamento successivo senza dar tempo alle opposizioni di intervenire in dichiarazioni di voto come previsto dal Regolamento. A questo punto la bagarre è esplosa irrefrenabile con cori di proteste da parte dei banchi del centrosinistra che chiedevano di poter intervenire sulla proposta di modifica all’articolo 1. Il voto poi è stato annullato e riconvocato.

“Ostruzionismo contro lo stravolgimento della Carta”
Le minoranze hanno rivendicato la tecnica di ostruzionismo. “Ieri – sottolinea Boccia – abbiamo ascoltato le repliche del governo e del relatore: ci saremmo aspettati una risposta alle nostre critiche ed obiezioni e invece abbiamo ascoltato due comizi di propaganda“. E’ molto difficile, insomma, che la legge abbia il primo ok del Senato prima delle elezioni europee come la maggioranza auspicava. “Non si scandalizzino – aggiunge il capogruppo di Verdi-Sinistra Peppe De Cristofaro – se le opposizioni, per bloccare l’elezione diretta del presidente del Consiglio ai danni del Parlamento e del presidente della Repubblica, rispondono con l’unica arma che hanno in mano, l’ostruzionismo parlamentare. Migliaia di emendamenti presentati e interventi a raffica su tutti gli emendamenti. Ostruzionismo che rivendichiamo contro lo stravolgimento a maggioranza della nostra Costituzione. Oggi l’ostruzionismo in Parlamento, domani i Comitati per il No al referendum”. Per i parlamentari di opposizioni è una maratona oratoria: in particolare nel Pd ciascuno dei senatori ha firmato un certo numero di proposte di modifica e ha così il diritto di illustrarli per cinque minuti.

Il confronto sul modello di Londra
Botta e risposta in Aula del Senato sul premierato inglese tra Marcello Pera (che nei giorni scorsi non ha fatto mancare le sue critiche alla stesura della riforma) e Dario Parrini, vicecapogruppo del Pd. L’ex presidente del Senato ha chiesto la parola sull’ordine dei lavori e, con sarcasmo, ha detto: “Signor presidente vorrei chiederle se non può prendere in considerazione la sospensione dei lavori dell’Assemblea per dieci minuti, per poter digerire le notizie che ci arriva adesso delle agenzie, ovvero che il primo ministro della Britannia si sta recando a Buckingham Palace per chiedere lo scioglimento del Parlamento il 30 maggio e convocare le elezioni generali il 4 luglio. Lei capisce che questo è l’uomo solo e nero al comando e noi dovremmo riflettere su questa esperienza”. Parrini più tardi gli ha risposto direttamente: “Il presidente Pera ha fatto un parallelo tra il vostro premierato e il premierato britannico, ma siete sfortunati in questo parallelismo. Vi informo che il primo ministro inglese non viene eletto direttamente dal popolo, e vi do la notizia che Sunak è il terzo primo ministro della legislatura: il primo è stato Boris Johnson, la seconda è stata Liz Truss, che è stata una sciagura, e Sunak è stato il terzo. E vi do un’altra notizia: il primo ministro britannico, come quello svedese, ha il potere di sciogliere il Parlamento perché quei due Paesi sono monarchie, non hanno il presidente della Repubblica. Che c’azzecca l’Italia con quei due Paesi” ha concluso tra gli applausi dei senatori non solo del Pd ma anche di Verdi-Sinistra e M5s.

Il battibecco Italia Viva-Casellati
La seduta si è aperta subito con un battibecco in Aula tra le opposizioni e la ministra per le Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati. Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva, stava illustrando il suo ordine del giorno (poi bocciato) che impegnava il governo a presentare la legge elettorale prima dell’approvazione della riforma. “Lei non ci ha voluto dire come funzionerà l’elezione del premier – ha detto Borghi – perché siete divisi, e lei non è in grado di dirci come sarà eletto. Lei ha parlato ieri di ballottaggio, ma il relatore no”. A questo punto la ministra ha replicato mentre stava ancora parlando Borghi, senza che si potesse udire cosa dicesse, visto che – come da regolamento – aveva il microfono spento perché non aveva il turno di parola. “E’ inutile che replica, mentre io parlo – ha risposto Borghi – lei mi deve ascoltare. Qui in Senato funziona così, il governo ascolta. Lei è anche stata presidente”. Ad intervenire è stata allora la presidente di turno, la forzista Licia Ronzulli, che si è rivolto a Borghi. “Non sprechi ulteriore tempo interloquendo con il governo”. “E’ il governo – ha controbattuto Borghi – a interloquire con me”.

Senatori a vita
Tra i primi temi in discussione l’abolizione dei senatori a vita. In Aula è intervenuta la senatrice del Pd Enza Rando che ha definito la proposta di eliminare la figura dei senatori a vita “una violazione dei principi individuati dalle madri e padri costituenti per dare valore e riconoscimento alle istituzioni repubblicane”. “E’ gravissimo – continua Rando – svilire un’istituzione che premia altissimi meriti sociali, scientifici, letterari, artistici; istituzione che, peraltro e per definizione, detiene un collocamento super-partes nelle dinamiche politiche. I senatori e le senatrici a vita sono infatti nominati tra coloro che hanno dato lustro e prestigio al Paese e hanno poi dato prestigio anche al nostro Parlamento. Sono un bene comune”. Poco dopo Dario Franceschini ha iniziato il suo intervento elencando tutti i 47 senatori a vita della Repubblica, dal direttore d’orchestra Claudio Abbado all’archeologo ambientalista (fondatore di Italia Nostra) Umberto Zanotti Bianco. L’elenco è stato salutato da un applauso degli altri senatori del Pd. “Sentire tutti i nomi insieme – ha commentato Franceschini – fa venire i brividi, fa capire la forza di una nazione”.

A difendere l’istituzione dei senatori a vita anche il M5s. Mariolina Castellone ha letto i curriculum di ciascuno dei 5 senatori a vita in carica, Liliana Segre, Carlo Rubbia, Elena Cattaneo, Mario Monti e Renzo Piano. “Non c’è dubbio sull’altissimo contributo che queste persone possono portare al dibattito politico. Evidentemente – osserva la senatrice – non avete capito che fuori di questo Palazzo c’è un Paese che aspetta di essere ascoltato. Non lamentatevi se poi alle elezioni un elettore su due decide di non andare a votare: voi alla società civile state chiudendo anche quest’ultimo spiraglio”.

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Bagarre al Senato durante la discussione sul premierato: le opposizioni sventolano copie della Costituzione in Aula – Video

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