Gli ultimi 90 minuti che mettono tutti d’accordo. La finale di Coppa Italia contro l’Atalanta e il post-partita rappresentano l’epico ma triste epilogo dell’Allegri-bis, iniziato male e finito (forse) peggio. Non tanto per il risultato (perché la vittoria è arrivata) quanto per le conseguenze mediatiche e il successivo esonero. Allegri vince sul campo, ma perde amaramente a livello morale. Eppure, paradossalmente, tutte le parti sono soddisfatte: a partire proprio dal livornese che al suo terzo anno è riuscito a completare quello che la società gli aveva chiesto a inizio stagione: tornare in Champions League e vincere la Coppa Italia. È la vittoria di chi non voleva un suo ritorno e di chi a gran voce invocava una rivoluzione partendo da #AllegriOut. È il successo di chi, al contrario, non ha mai “abbandonato il carro” Allegri: una spaccatura evidente che si è manifestata anche nella tifoseria, con il silenzio allo Stadium.

La rivincita degli #AllegriOut
Finisce così, nel caos totale, specchio di un triennio altrettanto disordinato. Un addio premeditato e soprattutto desiderato da una buona parte di tifosi che “per il bene della Juventus” avrebbero voluto vedere Allegri lontano dalla Continassa molto prima. Lui che è stato distruzione e (solo presunta) rivoluzione. Eppure nel 2021 era stato un grande rimpianto: oggi dire “io l’avevo detto” risulta più semplice.

Il paradosso dell’Allegri-bis: vittoria e addio
La sua esagerata reazione è un pretesto per lasciare la scena. La vittoria passa così in secondo piano. Dopo l’espulsione, Allegri cerca l’apparente calma a distanza davanti ai propri tifosi che per poco lasciano alle spalle tutto quello che non è andato negli ultimi anni: un’istantanea di pochi secondi, quelli che bastano. Uno sguardo che sa di addio e che lo mette davanti a una realtà che non hai fatto pesare: “Ho fatto tutto quello che potevo. Sono stato questo, nel bene e nel male”. Questo sembrava suggerire con occhi nostalgici.

Innegabile è il fatto che l’allenatore bianconero sia stato un vero e proprio parafulmine all’interno di una società che deve ancora ritrovare una vera identità. Allegri ha cercato di mascherare una situazione ben più complicata di quello che si crede. Un comportamento totalmente umano, forse totalmente sbagliato. Per quello che ci racconta la sua storia e la sua professionalità.

“Tra dieci giorni risolviamo il problema” Forse, anche meno…
E la Juventus risolve il problema prima della fine del campionato e non sarebbe stato altrimenti per il comportamento indifendibile. Soprattutto per i modi. E le parole del comunicato bianconero sono il giusto e sconcertante riassunto di trenta minuti di irrazionalità che segnano un percorso già di per sé giunto al capolinea. I sassolini “tolti” dopo la finale vinta che pesano come dei macigni sulla sua immagine e sul suo futuro. La verità sta proprio nel mezzo: un addio che avrebbe avuto il sapore di rivincita si è trasformato in una sconfitta personale, davanti agli occhi di quelli che l’avrebbero voluto “out” molto tempo prima. La Juventus vince, in tutti i sensi. Max, invece, ha solo messo tutti d’accordo. Come mai gli era capitato prima.

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