Un approccio “ideologico, anacronistico e antiscientifico” che ha il solo scopo – “una vera ossessione” – di accanirsi contro la natura e gli animali. Le principali associazioni ambientaliste italiane (Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu, Lndc, Oipa, Pro Natura e Wwf) denunciano, per mezzo di una lettera, i punti problematici del decreto Agricoltura approvato lunedì in Consiglio dei ministri e di cui ilFattoQuotidiano.it aveva anticipato i contenuti. Nel documento voluto dal ministro Francesco Lollobrigida si realizza il sogno dei cacciatori: limitare fortemente lo spazio di manovra dei carabinieri forestali, istituzione che, avendo la tutela dell’ambiente e della fauna selvatica tra i propri obiettivi, viene avversata dalle doppiette e da quella parte di politica che dei cacciatori cura gli interessi. Così Lollobrigida, grazie al decreto-legge, assume di fatto il controllo del reparto Soarda (antibracconaggio) mettendo i carabinieri forestali alle dipendenze del suo ministero.

Ma c’è dell’altro: mentre da una parte si colpiscono gli animalisti, dall’altra, per affrontare la peste suina africana, si ricorre all’esercito. Le associazioni sottolineano come l’approvazione del decreto sia arrivata a un mese dalle Europee e come ciò non sia frutto del caso. “Si tratta dell’ennesimo provvedimento che contiene tutto e il contrario di tutto – scrivono – in cui si sfruttano vere o presunte emergenze, non con l’obiettivo di risolverle ma solo per trasformarle in una scusa per elargire soldi pubblici e favori a vari settori. Non è un caso che il decreto sia stato pubblicato esattamente un mese prima delle elezioni europee”. E infatti i parlamentari che lavorano per favorire la lobby del mondo venatorio stanno già proponendo modifiche durante la conversione del decreto in legge in Parlamento. Un esempio? Francesco Bruzzone (Lega), primo firmatario della proposta di legge che intende liberalizzare la caccia attualmente in discussione in commissione Agricoltura alla Camera, ha proposto di colpire l’altra istituzione che tanto infastidisce i cacciatori: l’Ispra. Come per i carabinieri forestali, Bruzzone ha suggerito di spostare Ispra (organo indipendente del ministero dell’Ambiente) sotto il controllo del ministero dell’Agricoltura. Dunque, di nuovo, sotto il controllo di Lollobrigida.

“Come accaduto con il decreto-legge Asset – continuano le associazioni che insieme a il Fatto Quotidiano hanno avviato una petizione per chiedere al Parlamento di fermare la pdl Bruzzone – anche in questo caso il governo sfrutta l’occasione per accanirsi contro la natura e gli animali che sembra una vera ossessione per l’esecutivo e la maggioranza. Il trasferimento della competenza funzionale dei carabinieri forestali dal ministero dell’Ambiente a quello dell’Agricoltura è un atto molto grave perché certifica l’approccio ideologico, anacronistico e antiscientifico secondo cui l’essere umano deve dominare la natura, piegandola ai suoi poteri e ai suoi capricci. Da ciò deriva la teoria, tradotta purtroppo in atti concreti, secondo la quale non è necessario tutelare la natura ma la stessa debba essere gestita solo in funzione delle esigenze degli esseri umani. Un approccio che contrasta totalmente con i principi dettati dagli articoli 9 e 41 della Costituzione“.

Una riflessione a parte merita quanto stabilito in tema di contrasto alla peste suina africana (Psa). Le associazioni evidenziano come il ricorso alle forze armate per sparare ai cinghiali sia una inutile e dannosa foglia di fico per tentare di nascondere un enorme fallimento politico e gestionale. “Si ricordac he in questo campo governo e Parlamento hanno già nominato un commissario speciale con ampi poteri, modificato la legge sulla caccia, creando piani straordinari di contenimento affidati ai cacciatori, mascherati da bioregolatori, eliminando il ruolo di supervisione scientifica di Ispra e di controllo delle forze di polizia. In questi anni sono state stanziate ingenti somme di denaro e con la scusa del contenimento della fauna sono stati aumentati di ulteriori 500.000 euro annui, i soldi pubblici regalati alle associazioni venatorie. A queste risorse si aggiungono oggi ulteriori somme (oltre 3 milioni di euro complessivi) forniti alle forze armate, cioè a personale privo delle necessarie conoscenze di questa materia, piuttosto che rafforzare gli organici delle Polizie provinciali, organi deputati anche a questo genere di compiti, ormai paragonabili ad una specie in via di estinzione. Nonostante ciò la psa avanza, arrivando nell’area del consorzio del Prosciutto di Parma e il governo si illude di combatterla con carri armati e aviazione. Preoccupante, infine, l’affidamento ai militari, di specifici poteri di identificazione dei cittadini, derivati dalle leggi varate durante gli anni di piombo, nei confronti di chi, a loro insindacabile giudizio, ostacoli le attività di abbattimento degli animali”.

Su quest’ultimo punto le associazioni ricordano che “il vero rischio per la sicurezza e la salute pubblica non sono gli animalisti che esprimono il loro dissenso ma le migliaia di privati cittadini armati, non adeguatamente formati e autorizzati a sparare dappertutto, nonché il ricorso a pratiche scorrette di gestione degli animali selvatici come la braccata e la caccia con i richiami vivi, autentici veicoli per la diffusione di patologie”.

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it

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