“Tutti insieme possiamo fare la differenza”. Con queste parole nel marzo del 2020, in piena pandemia, il sindaco di Ferrara Alan Fabbri lanciava una raccolta fondi rivolta a cittadini ed associazioni per aiutare l’ospedale oberato di contagi. Nonostante l’azienda ospedaliera avesse già attivato un proprio conto corrente, l’esponente della Lega ne fece aprire uno dal Comune, “dedicato alla raccolta fondi che devolveremo all’ospedale per la copertura delle spese urgenti legate all’emergenza Coronavirus“. A distanza di quattro anni, tramite un’inchiesta del quotidiano on-line Estense.com, si scopre che da quella iniziativa arrivarono sul conto del Comune circa 50mila euro, ma nessuno di questi finì al nosocomio.

Il conto corrente postale era intestato a Comune di Ferrara – Servizio di Tesoreria. Per i versamenti verso l’ospedale cittadino occorreva inserire come causale “Emergenza Coronavirus Covid 19”. Il numero era 13681440. L’alternativa fornita dal sindaco era quella di effettuare un bonifico sulle coordinate: IT 78 V 07601 13000 000013681440. Da una richiesta di accesso agli atti fatta da Estense.com si apprende che “il contributo dell’Amministrazione comunale a favore dei reparti Covid di questa Azienda è stato pari a € 17.046,37. La donazione è stata destinata all’acquisto di due defibrillatori (ditta Hill-Rom SpA e ditta Nihon Kohden Italia srl)”.

Ma quei 17mila euro non avevano nulla a che fare con la raccolta lanciata da Fabbri. Erano i soldi derivanti dallo sciopero dei dipendenti comunali del 6 novembre 2020, voluto dalla funzione pubblica di Cgil Cisl e Uil. Che avevano chiesto al Comune di devolvere ai reparti covid. Dei 50mila euro raccolti tramite donazioni, invece, il Comune ne ha spesi 18.775 per acquistare dispositivi di protezione per i propri dipendenti. Da notare che, tra il 2020 e il 2021, il governo aveva stanziato ristori speciali per tutti i comuni per far fronte alle minori entrate e alle maggiori spese collegate all’emergenza sanitaria. Al Comune di Ferrara arrivarono oltre 10 milioni di euro.

Dai 50mila euro raccolti, detratti i 18mila per acquisti propri, mancano all’appello circa 30mila euro: “Tale somma è stata contabilmente vincolata dall’ente, in attesa di specifici accordi con le aziende sanitarie per la relativa destinazione”, spiega Sandro Mazzatorta, direttore generale del Comune. Eppure l’oggetto delle donazioni riguardava un intervento “urgente”, non procrastinabile negli anni a venire. Mazzatorta precisa anche che gran parte dei 50mila euro sono arrivati dalla società Holding del Comune di Ferrara (versamento di 30mila euro) e dall’Afm Farmacie comunali di Ferrara (versamento di 5mila euro). “La somma restante – spiega -, poco meno di 13mila euro, è stata donata da 108 cittadini a cui ancora oggi va il nostro sentito ringraziamento”.

Perché avrebbero utilizzato oltre 18mila euro per spese proprie anziché indirizzarli al beneficiario indicato dai donatori? “L’obiettivo è stato quello di sostenere direttamente – con i circa 13 mila euro ricevuti dalle donazioni dei cittadini – i costi dei servizi e dispositivi sanitari per affrontare l’emergenza pandemica e tutelare i nostri lavoratori, sgravando così le aziende sanitarie del territorio, già oberate di lavoro, dal sostenere direttamente questo onere e queste spese. Dunque, quei 13 mila euro sono stati utilizzati per la piena funzionalità della macchina pubblica, non scaricando tali incombenze sulle aziende sanitarie del nostro territorio”.

Dopo giorni di polemiche è intervenuto anche Fabbri, che dalla sua pagina istituzionale su Facebook ammette che “non lo sapevo neanche io a dire il vero che fossero rimasti lì e infatti ho provveduto subito ad informarmi presso la ragioneria”. “In quel periodo – aggiunge il sindaco – in Comune ero praticamente da solo con qualcuno del mio staff, e c’erano davvero tante questioni da affrontare. Ma di certo quei soldi non sono venuti né in tasca mia né in quelle di altri”.

Nel frattempo è già partita la prima denuncia, a firma della consigliera del gruppo misto Anna Ferraresi. “Qualsiasi mancanza di trasparenza o uso improprio di fondi destinati all’emergenza sanitaria – scrive Ferraresi – è un tradimento dell’affidamento della comunità e dei sacrifici del personale medico e sanitario. La fiducia dei cittadini non deve essere tradita né ignorata”.

Critiche pungenti sono arrivate anche dal resto delle opposizioni, come Ilaria Baraldi, consigliera del Pd, che ricorda come “durante la pandemia se ne sono viste tante, e il nostro Comune non ha fatto eccezione. Basti ricordare l’acquisto di mascherine non idonee, il vicesindaco Lodi che festeggiava per le strade deserte con musica e salame o inseguiva un innocuo runner… Ma qui andiamo oltre. Qui siamo al livello di Chiara Ferragni con l’uovo di Pasqua”.

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