“Il governo italiano ha sospeso finanziamenti all’Unrwa, dopo l’atroce attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre. Paesi Alleati hanno recentemente preso la stessa decisione. Siamo impegnati nell’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese, tutelando la sicurezza di Israele“. Con queste parole, il 27 gennaio scorso, il ministro degli Esteri Antonio Tajani annunciava dal suo profilo X che l’Italia aveva deciso di allinearsi agli Stati Uniti e ad altri Paesi partner nel sospendere i finanziamenti all’Agenzia Onu per i profughi palestinesi, dopo le accuse mai dimostrate di Israele di un coinvolgimento di alcuni suoi dipendenti nell’attacco di Hamas del 7 ottobre. Il ripristino dei finanziamenti, aveva garantito Tajani, sarebbe arrivato solo al termine di indagini approfondite e, nel frattempo, sarebbero stati dirottati su altri progetti a sostegno della popolazione palestinese. Ma la verità, sostiene un’inchiesta di Altreconomia, è un’altra: quei fondi erano stati già tagliati prima del 7 ottobre e i ‘nuovi’ investimenti non erano altro che frutto dello storno di finanziamenti già disponibili.

Le conclusioni di Altreconomia arrivano dopo aver avuto accesso ai documenti della direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Esteri. Dall’analisi delle tabelle, si legge, emerge che già nel 2023 si era assistito a un drastico crollo degli stanziamenti in favore dell’agenzia delle Nazioni Unite rispetto ai due anni precedenti. Nello specifico, nel 2020 l’Italia aveva previsto uno stanziamento della Farnesina che complessivamente ha raggiunto i 17,59 milioni di euro, di cui 6,8 come contributo al bilancio dell’organizzazione. Nel 2021, questa cifra aveva subito un leggero calo, passando a 15,8 milioni, per poi risalire a oltre 18 milioni nel 2022. Ma è con l’arrivo del governo guidato da Giorgia Meloni che le cose subiscono uno stravolgimento. Nel 2023, infatti, lo stanziamento complessivo è stato di 2,9 milioni, con appena 979mila euro erogati.

Non sono state quindi le presunte rivelazioni sull’attacco del 7 ottobre, arrivate a fine gennaio 2024, la causa scatenante dello stop alle erogazioni da parte dell’Italia a Unrwa. Il governo, sostiene Altreconomia, ha usato l’episodio per giustificare un taglio già deciso e applicato da tempo. E ha mentito anche quando ha promesso che quei fondi sarebbero stati reinvestiti su altri progetti umanitari. Giorgia Meloni, il 20 marzo scorso, alla Camera aveva dichiarato che l’esecutivo con quei soldi si sarebbe occupato dei civili a Gaza trasferendo 20 milioni di euro “alle altre organizzazioni, Croce Rossa, Mezzaluna Rossa e quant’altro”. Nessun esborso, come lasciato intendere, ma un trasferimento di risorse già stanziate negli anni passati. Due pacchetti da 10 milioni ciascuno.

Soldi andati alla Fao (7 milioni), all’Oms (3 milioni, a cui erano però stati tagliati 2,5 milioni), alla Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (2 milioni) e poi “organizzazioni della società civile”, il Programma alimentare mondiale, il Fondo della Nazioni Unite per la popolazione, il Comitato Internazionale della Croce Rossa, l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari, la Direzione generale per la protezione civile e le operazioni di aiuto umanitario europee, e lo United Nations Mine Action Service.

Ma prendendoli uno per uno ci si accorge che quei soldi non sono frutto di un nuovo stanziamento. Dei 7 milioni destinati alla Fao, ad esempio, 3 provengono dal “rifinanziamento” di un fondo bilaterale di emergenza alimentato tramite risorse già messe a disposizione nel giugno 2022 e nel maggio 2023 nell’ambito della “partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali”. Un milione è stato invece “tagliato da un contributo precedentemente deliberato” di 5 milioni e destinato alla Fao nel marzo 2023. In altre parole, si taglia un programma di sostegno ai Territori occupati per riutilizzarli per gli abitanti di Gaza. Altri 3 milioni deliberati nel marzo 2024 godevano di risorse “messe a disposizione” però dal “contributo ordinario alla Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) per l’attuazione di iniziative di cooperazione internazionale per l’anno 2024”.

Stessa strategia utilizzata per il sostegno all’Oms: gli 1,5 milioni “deliberati” a dicembre 2023 sono ricollegabili a un Fondo bilaterale di emergenza rifinanziato nel luglio 2022. L’altra metà è tratta da risorse già messe a budget nel maggio 2023 e dal contributo “ordinario” Aics del 2024. I 500mila euro destinati allo United Nations Mine Action Service arrivano invece da un progetto della durata di 12 mesi già stanziato nel 2022 con il titolo “Azione umanitaria contro le mine per ridurre i rischi connessi alla presenza di esplosivi per la popolazione civile in Palestina”. Quello alla Direzione generale per la protezione civile e le operazioni di aiuto umanitario europee (500mila euro) deriva da una iniziativa di emergenza in Palestina, anno 2022, anche questa della durata di 12 mesi, volta a “prevenire e contrastare il trasferimento forzato delle comunità palestinesi della Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est”. E così via.

Per il ripristino dei fondi a Unrwa, il governo ha annunciato che “ripartiranno su progetti specifici. Ma sui tagli e il riutilizzo dei soldi non è stata fatta ancora chiarezza.

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Mattarella all’Onu: “Importante continuare a finanziare l’Unrwa”. E il governo annuncia: “Riapriamo su progetti specifici”

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