“Pace e Sviluppo hanno destini incrociati. Non può esservi l’uno, senza l’altra. Viviamo in un’epoca con il maggior numero di conflitti dalla fine della seconda guerra mondiale che divorano enormi risorse nella corsa agli armamenti, sottraendole allo sviluppo. L’appello alla costruzione delle condizioni necessarie per la pace e per porre fine ai conflitti non potrebbe essere quindi più necessario e urgente”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando alle Nazioni Unite, a New York, alla Conferenza sullo stato di attuazione dell’obiettivo di sviluppo sostenibile 16 “Pace, Giustizia ed Istituzioni per lo Sviluppo Sostenibile”.

“All’intensificarsi degli effetti negativi del cambiamento climatico si aggiunge il proliferare di drammatici conflitti che allontanano dall’impegno di dare priorità” all’Agenda 2030, ha spiegato ancora Mattarella, sottolineando che “le conseguenze sono disastrose“. “Allo stato attuale solo una modestissima parte degli obiettivi dell’Agenda 2030 sarebbe raggiungibile nei tempi indicati”, ha aggiunto il Capo dello Stato.

Mattarella ha quindi parlato di un altro pericolo “che mina il rapporto di fiducia con le istituzioni e tra i Paesi, quello della disinformazione“. Spiegando che venerdì scorso è stata celebrata la Giornata mondiale per la libertà di stampa, “che ammonisce, ogni anno, sul valore della libertà d’informazione per il mantenimento della democrazia”, ha aggiunto: “Temi come l’accesso all’informazione, la libertà di espressione, la tute la della privacy appartengono alle mete incluse nell’obiettivo 16, con e nelle Nazioni Unite dobbiamo lavorare per ricostituire la fiducia tra le nazioni, rinsaldare la cooperazione internazionale e tessere nuove reti di collaborazione”.

Sulla base di questo approccio, ha concluso, “l’Italia dispiega la sua azione, con ferma determinazione nel sostenere gli strumenti di dialogo basati su quel principio di multilateralismo che oggi vediamo così drammaticamente messe in discussione dall’aggressione russa all’Ucraina e dalle conseguenze dell’irrisolto conflitto israelo-palestinese. Non possiamo continuare ad attardarci in relazioni fra Paesi basate su visioni ed eredità ottocentesche, su pulsioni di potenza”.

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