Esiste un disturbo del sonno, assimilabile al sonnambulismo, che spinge ad atti sessuali inconsci, di cui non si ricorda niente la mattina. È la così detta sexsomnia, un fenomeno poco noto ma importante da comprendere per le sue possibili conseguenze. C’è chi parla o canta nel sonno, e addirittura chi si masturba o cerca di coinvolgere il partner in atti sessuali di cui al mattino non si ricorda nulla. Sono tutte manifestazioni di disturbi del sonno, raccolte sotto il termine comune di parasonnie. In sostanza si tratta di vari tipi di comportamenti notturni anomali, come camminare dormendo, mangiare, gemere, esprimersi con turpiloqui. Il tutto in uno stato di coscienza alterato. L’idea del sesso notturno può risultare accattivante, ma non quando non si sa quello che si sta facendo.

Sesso fuori luogo
Per cominciare, cos’è esattamente la sexsomnia, o sonnambulismo sessuale? Ce lo spiega la dott.ssa Renata del Giudice, psicoterapeuta dell’ambulatorio insonnia dell’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano. “Si tratta di un disturbo del sonno non-REM che si manifesta con comportamenti sessuali automatici e manifestazioni variabili da individuo a individuo”. L’esperta cita vari esempi di comportamenti anomali: la semplice emissione di gemiti, le conversazioni erotiche, i movimenti pelvici che mimano l’atto, la masturbazione o i tentativi di coinvolgimento del partner, che possono anche andare a buon fine. Ma non sempre le cose vanno bene. “Il sonnambulismo sessuale può comportare conseguenze fisiche come lividi e traumi, anche a livello dei genitali”, avverte la psicoterapeuta. “Inoltre le azioni compiute durante gli episodi di sexsomnia possono causare imbarazzo, inducendo sentimenti di vergogna, colpa e calo dell’umore”. Anche la qualità della vita ne risente, perché durante il giorno le persone affette da sexsomnia possono soffrire maggiormente di sonnolenza, con tutto ciò che comporta a livello sociale e lavorativo. Non solo: ci sono stati perfino casi di arresti a causa di comportamenti aggressivi, tanto che c’è addirittura una branca della medicina del sonno che si occupa di aspetti legali, con appositi test per capire cosa succede davvero durante la notte. Insomma, la questione è seria e occorre porvi rimedio, cercando prima di tutto di comprenderne le cause scatenanti.

Un problema multifattoriale
Data la natura del fenomeno, che da una parte può passare inosservato e dall’altra essere taciuto per la vergogna e l’imbarazzo, non si sa nemmeno di preciso quante persone ne soffrono. “Recenti osservazioni tra pazienti con disturbi dell’arousal – caratterizzati da risvegli parziali o completi durante il sonno – indica una prevalenza potenziale tra il 9-11%”. Benché ci sia una predisposizione familiare – i disturbi del sonno ricorrono in famiglia – gli studi genetici sono pochi e non del tutto conclusivi. Incerte pure le cause, anche se si fanno varie ipotesi. “La sexsomnia può essere correlata ad altri disturbi del sonno, come il sonnambulismo o il disturbo da comportamento del sonno REM (che determina l’assenza della normale paralisi durante il sonno REM, portando all’esecuzione di sogni)., ma pure a insonnia e a carenza di un sonno adeguato e di buona qualità”. Viene tirata in causa anche l’apnea ostruttiva notturna, una vera e propria malattia del sonno che comporta varie interruzioni della respirazione mentre si dorme e che interessa soprattutto il sesso maschile. L’esperta ricorda poi il ruolo di stress e ansia e l’impatto di alcol e droghe, che alterano la qualità del sonno. Possono influire anche certi medicinali. “Per esempio gli antidepressivi o i farmaci per il sonno, che potrebbero aumentare il rischio di manifestazioni di sexsomnia o parasonnie in generale”.

Diagnosi e rimedi
La diagnosi si fa sulla base dei sintomi, oltre che della storia clinica e del sonno del paziente (aiuta in questo caso un diario del sonno), ed escludendo problematiche come i disturbi da comportamento del sonno REM o l’apnea notturna. “È possibile anche effettuare in laboratorio nei centri di medicina del sonno un esame polisonnografico per registrare l’attività cerebrale, la frequenza cardiaca, la respirazione e i movimenti durante il riposo notturno”. La terapia si imposta in base alle cause e alla gravità della problematica. A volte, si tratta di intervenire sullo stile di vita e sull’igiene di sonno. Spesso si sottovaluta infatti il ruolo di alimentazione e attività sportiva per favorire un buon sonno, ma anche per evitare il sovrappeso, che influisce sul riposo notturno. Sono molto importanti anche gli orari: è importante evitare di cenare tardi e di coricarsi subito, ma anche cercare di andare a letto e di risvegliarsi più o meno alla stessa ora. Ovviamente è essenziale allentare le tensioni e lo stress, con attività rilassanti prima del sonno, ed evitare di stare troppo tempo la sera davanti a tablet, pc e smartphone. “Per gestire lo stress e l’ansia, la terapia cognitivo-comportamentale associata a tecniche di rilassamento si è dimostrata efficace nel modificare i modelli di sonno e migliorare la qualità complessiva del riposo, riducendo in questo caso la comparsa e la frequenza di questi comportamenti”. Un’eventuale terapia farmacologica va naturalmente decisa dal medico e dai centri specializzati in disturbi del sonno. Insomma, i rimedi non mancano, quindi la vergogna è inutile, serve invece rivolgersi a uno specialista e impostare un percorso di cura.

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