Umberto Bossi spiazza ancora la Lega. Questa volta non per le dure critiche a Matteo Salvini, ma per la proposta, arrivata al Consiglio regionale della Lombardia, di dedicargli il Premio Rosa Camuna, il riconoscimento annuale che valorizza “l’impegno, l’operosità, la creatività e l’ingegno” di illustri personalità lombarde. Pur con qualche imbarazzo, la Lega sarebbe pronta a sostenere la candidatura del fondatore, ma il Consiglio è spaccato e difficilmente il Carroccio forzerà, col rischio che Bossi finisca tradito dalla sua Lombardia.

La candidatura del Senatur è arrivata in Consiglio tramite la sua storica assistente Nicoletta Maggi, che nel farlo ha richiamato il 40esimo anniversario della fondazione della Lega Nord. Ieri i capigruppo lombardi si sono riuniti per quasi 6 ore senza però trovare l’intesa. In questi casi, per prassi, ogni partito ha a disposizione qualche “slot” su 15 onorificenze totali. Come ovvio, i partiti di maggioranza hanno i numeri per ottenere qualcosa in più, ma di solito si arriva alla scelta finale dei nomi senza strappi o votazioni. Non si va alla conta, insomma, si preferisce trovare un accordo tra tutti i partiti evitando nomi troppo divisivi. Per questo la Lega si sarebbe volentieri risparmiata di dover gestire il caso Bossi, non potendo di certo negare il sostegno alla candidatura ma sapendo pure che un leader politico avrebbe trovato veti sulla sua strada. Così è andata: M5S, Pd e sinistra hanno alzato le barricate, con FI e FdI leali coi leghisti ma di certo non disposti a intestarsi una guerra in favore della Lega su un tema come i Premi Rosa Camuna.

I capigruppo si troveranno ancora domani, provando a sciogliere la questione. Le Lega per il momento non toglie Bossi dal tavolo, ma sa che probabilmente dovrà farlo e a quel punto chissà se basterà scaricare tutte le colpe sull’opposizione. La via d’uscita del Carroccio sarebbe un intervento del governatore Attilio Fontana, che ha l’ultima parola sui premi, ma per ora il presidente non pare orientato a imporre il nome di Bossi. Ad ogni modo, il tempo stringe e le caselle vanno riempite. Oltre a Bossi, tra le candidature ci sono quella del dirigente dell’Inter Beppe Marotta e di Omar Pedrini, cantante sostenuto dalla Lega a cui il Pd, con Pierfrancesco Majorino, ha allora opposto Mahmood. Il capogruppo 5 Stelle Nicola Di Marco sarebbe invece riuscito a ottenere l’ok al riconoscimento per Admo, l’Associazione donatori midollo osseo.

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