Dagli allevamenti spagnoli ai porti di Tarragona e Cartagena, nella Murcia, dove gli animali vivi vengono caricati a bordo di navi vecchie e inadatte per essere trasportati nei macelli del Libano e brutalmente uccisi. Una nuova inchiesta di Animal Equality, con immagini inedite di Animal Welfare Foundation, racconta cosa avviene durante questi viaggi a lunga distanza e mostra pratiche e condizioni incompatibili con il benessere animale. Destinazione finale in questo caso è il Libano, ma la maggior parte dei quasi dieci milioni di ovini, suini e bovini destinati a riproduzione, ingrasso e macellazione esportati dall’Unione europea è stata trasportata via terra e via mare anche in Giordania, Regno Unito, Libia, Arabia Saudita e Turchia. “E se il benessere degli animali durante questi lunghi viaggi non può essere garantito, nel caso del Medio Oriente e del Nord Africa la macellazione non rispetta neppure gli standard internazionali dell’Organizzazione mondiale della sanità animale”, spiega Animal Equality. Per questo, le due organizzazioni che hanno lavorato all’inchiesta chiedono alla Commissione Ue di vietare l’esportazione di animali vivi verso Paesi al di fuori dell’Unione europea. “L’esportazione di animali vivi in Paesi al di fuori dell’Unione Europea deve cessare. Gli animali subiscono ogni tipo di calamità durante questi viaggi, come abbiamo visto con lo scandalo Elbeik che abbiamo documentato” commenta Matteo Cupi, vicepresidente di Animal Equality Europa. Il riferimento è alla storia degli oltre tremila bovini che nel 2020, partiti dalla Spagna a bordo di due navi, hanno vagato per oltre tre mesi da un porto all’altro del Mediterraneo in un’odissea infernale.

La videoinchiesta di Animal Equality

I numeri delle esportazioni – La Spagna è uno dei maggiori esportatori di bovini vivi in Europa e il secondo esportatore di ovini al mondo, dopo la Romania. Nel 2022, più di un miliardo e mezzo di animali, tra ovini, bovini, polli e suini sono stati trasportati vivi in tutta l’Unione europea e dall’Europa verso Paesi extraeuropei: solo considerando ovini, suini e bovini destinati a riproduzione, ingrasso e macellazione si arriva a più di nove milioni e 700mila capi esportati dall’Ue verso Paesi terzi. Gli animali che vengono maggiormente trasportati vivi e venduti sono: polli, provenienti soprattutto da Germania (19%) e Paesi Bassi (31%); bovini, esportati principalmente da Francia (33%), Germania (19%) e Paesi Bassi (9%); ovini, che arrivano da Spagna (28%), Romania (27%) e Francia (17%); suini, esportati prevalentemente da Danimarca (48%) e Paesi Bassi (29%).

I viaggi-incubo e la mancanza di garanzia – Le condizioni di vita durante questi viaggi variano a seconda di molti fattori, come le dimensioni del carico, l’equipaggiamento del veicolo, le temperature e la durata dei viaggi, che verso i Paesi terzi possono durare settimane. Soprattutto sulle lunghe distanze, questi trasporti causano gravi problemi di salute agli animali. Secondo i pareri scientifici dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), gli animali trasportati vivi sono esposti a stress durante le operazioni di carico e scarico e possono soffrire di fame, sete, esaurimento e mancanza di spazio e riposo durante il transito. “La mancanza di una supervisione efficace si estende dai porti europei di partenza a quelli di arrivo extra-Ue, che non dispongono di infrastrutture adeguate per le ispezioni sul benessere degli animali” spiega Maria Boada-Saña, Project Manager di Animal Welfare Foundation. E racconta: “Non esistono piani di emergenza per proteggere gli animali da temperature estreme, né esiste l’obbligo per le navi adibite al trasporto di bovini in partenza dall’Ue di avere un veterinario a bordo”. Di conseguenza, migliaia di animali affrontano lunghi viaggi in mare, che possono durare giorni o addirittura settimane, senza avere accesso alle cure veterinarie.

Dalle navi alla macellazione – La maggior parte degli animali esportati viene trasportata su navi inadatte e pericolose. Quelle che attualmente sono utilizzate per il trasporto di animali allevati in Europa sono state convertite da traghetti per auto o da navi da carico. L’età delle imbarcazioni spesso supera i cinquanta o i sessant’anni. “Inoltre, queste operano sotto bandiere sospette (la maggior parte delle quali sono nella lista nera dell’Ue) sono mal progettate e non sottoposte a manutenzione, costituendo un grave rischio per la sicurezza degli animali, dell’equipaggio e dell’ambiente”, spiegano le organizzazioni. Altra questione dolente è quella della macellazione, soprattutto se avviene in Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, dove non vengono rispettati gli standard internazionali dell’Oie. Nelle immagini raccolte per questa inchiesta è evidente che non vi sia alcun rispetto del benessere animale nelle varie fasi che accompagnano l’esportazione.

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