Dalla somministrazione “massiccia” di psicofarmaci ai tentativi di suicidiominimizzati dagli enti gestori, in gran parte privati, come mere simulazioni”, alle tracce e segni di autolesionismo riscontrati tra i migranti reclusi. E ancora, spaesamento e incertezza dovuta all’assenza di diritti, compreso quello alla salute, con patologie gravi non trattate e forte disagio psichico. Questo è quanto emerge rispetto alle condizioni di vita delle persone “trattenute” negli otto Centri di permanenza per il rimpatrio italiani – ovvero, Gradisca d’Isonzo (Gorizia), Milano, Roma, Palazzo San Gervasio (Potenza), Bari, Restinco (Brindisi), Caltanissetta e Macomer (Nuoro) – secondo il dossier realizzato dalle circa quaranta organizzazioni che fanno parte del Tavolo Asilo e Immigrazione.
Al seguito di alcuni parlamentari di Pd, Movimento 5 stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, + Europa, sono state realizzate alcune visite ispettive che hanno confermato tutte le criticità da tempo denunciate nel corso di complicati monitoraggi, anche per le difficoltà di accesso all’interno delle strutture. “Un buco nero, dei ‘non luoghi’ dove tutto è arbitrario e dove non sono garantiti i diritti elementari”, denunciano le associazioni. “Piccoli lager occidentali“, attacca pure il deputato PD Matteo Orfini, reduce dall’ispezione a Ponte Galeria, insieme alla collega dem Rachele Scarpa. Insieme a loro, diversi i parlamentari hanno partecipato alle visite, dai dem Susanna Camusso e Matteo Mauri (PD), passando per Nicola Fratoianni (segretario di Sinistra italiana), Riccardo Magi (+Europa), Alfonso Colucci (M5S).
“Questi luoghi non sono regolamentati, il Testo unico sull’immigrazione dice solo che devono essere rispettati standard minimi, dopodiché c’è il vuoto. La gestione è affidata a soggetti privati, vige l’anarchia, un trattamento disumano e degradante. Le persone passano lì fino a 18 mesi, attendendo il rimpatrio senza poter aver accesso ai diritti fondamentali”, denuncia Gennaro Santoro di Antigone. Mentre Fabrizio Coresi di ActionAid Italia precisa come “la privatizzazione della gestione amministrativa è rischiosa anche per la deresponsabilizzazione della Pubblica amministrazione”. E ancora: “Ci sono persone che non hanno commesso alcun reato con una provenienza da tutto il mondo, in gran parte dal Nord Africa, dalla Libia e dalla Tunisia. E anche richiedenti asilo, al di là delle norme”.
“Laddove è stato possibile visionare il registro degli eventi critici, abbiamo registrato atti autolesionistici all’ordine del giorno, così come è impressionante il numero di tentativi di suicidio”, raccontano dal Tavolo Asilo e immigrazione.
Per questo, ha spiegato Filippo Miraglia di Arci, “abbiamo deciso di realizzare insieme all’aiuto delle forze di opposizione questo monitoraggio, per fare pressione sul governo Meloni e su un’Unione Europea che invece continuano a seguire il principio della detenzione amministrativa. Al contrario di quanto dice il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, non c’è scritto in nessuna direttiva europea che sia obbligatorio aprire dei centri di detenzione per gestire i rimpatri, è una bugia. Ma è anche inefficace, perché anche se è stato aumentato il periodo di detenzione, come i posti disponibili, il numero delle persone rimpatriate è sempre lo stesso”. E ancora: “Non è poi vero che nei Cpr vengano recluse le persone che hanno commesso reati. Certo abbiamo trovato anche persone che escono dal carcere, una doppia pena”.
L’appello alle forze politiche è quello di far diventare l’opposizione ai Cpr e l’invito alla loro chiusura un patrimonio comune per il futuro, anche in vista della costruzione di un’alternativa rispetto alle politiche del governo Meloni: “Va ricordato come questi centri siano stati introdotti nel 1998 con un governo di centrosinistra. Ora siamo soddisfatti che per la prima volta a fianco della società civile, una parte significativa delle forze parlamentari li metta in discussione, alla luce di 25 anni di politiche fallimentari che contano, oltre allo spreco di denaro pubblico, più di 40 morti dalla loro istituzione e violenze sistematiche”, spiega Miraglia.
“Sul tema dei migranti il Pd in passato ha fatto molti errori, in pochi siamo stati a denunciarlo, votando anche in dissenso in Aula”, ha rivendicato Orfini. “Ma ora c’è un cambio di passo con la nuova segreteria Schlein, e con il responsabile immigrazione Pierfrancesco Majorino, la sua storia è già una risposta, c’è una sensibilità nuova nel partito”, ha aggiunto Orfini. Per poi invitare la stessa Giorgia Meloni a visitare un Cpr: “Ho come la sensazione che spesso non sappiano nemmeno di che cosa parlino. Entrino dentro questi centri, magari in veste di parlamentare, non tanto di premier”.
Articolo Successivo

Fine vita, governo e ministero della Salute ricorrono al Tar e chiedono di annullare la delibera della giunta dell’Emilia-Romagna

next