Le proteste pro Palestina alla Sapienza e negli altri atenei? Non sono certamente gli scontri studenteschi del ’68 e del ’69, ma liberi manifestazioni su una tragedia. Per fortuna ci sono ancora dei giovani che si interessano a tragedie come quelle di Gaza“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Uno, Nessuno, 100Milan (Radio24) dal filosofo Massimo Cacciari, che puntualizza: “Possiamo discutere delle forme e degli obiettivi delle contestazioni finché si vuole, ma che ci siano almeno alcuni giovani e alcuni settori della nostra opinione pubblica che non pensano soltanto agli scontri tra Salvini e Meloni o alle gaffe dei vari Emiliano e vedano le decine di migliaia di morti a Gaza, la tragedia israelo-palestinese e la minaccia della terza guerra mondiale mi sembra un’ottima notizia“.

Alla domanda di Leonardo Manera che gli chiede come mai la guerra in Ucraina non sia così altrettanto sentita dai giovani, il filosofo risponde: “Effettivamente è così, eppure il conflitto in Ucraina per noi è forse più pericoloso della guerra israelo-palestinese, perché secondo me è più facile che la guerra mondiale possa esplodere da lì piuttosto che dal Medio Oriente“.
E auspica la nascita di “un movimento studentesco che affronti nella sua globalità i grandi pericoli della guerra”. “E li devono affrontare – spiega Cacciari – come si fa in una sede universitaria, cioè con seminari, con convegni, con approfondimenti, cercando di conoscere prima di protestare. L’università dovrebbe essere la sede di una libera discussione e di critica su tutto ciò che avviene in ogni momento. Purtroppo non è così”.

Il filosofo critica le parole del rettore dell’Università Aldo Moro di Bari, Stefano Bronzini, che, intervistato sulla Stampa, si è pronunciato sulle proteste studentesche: “Ho pensato che sono degli scontrini, mi sembrano molto ingigantiti. Sono gruppi con cui nella mia università abbiamo dialogato. (…) Non condividevo nulla di quello che dicevano ma in un’università statale bisogna garantire che possano dirlo. (…)Mi hanno gridato di essere complice del genocidio. Le pare che io possa polemizzare con dei ragazzi? Cerco di rispondere portando il discorso sul piano del diritto internazionale e della storia, ma non mi posso offendere”.
Cacciari non condivide il tono eccessivamente paternalistico, a suo dire, del rettore: “Ma che vada a spasso, per carità. Bisogna discutere sempre con le ragazze e coi ragazzi in quanto persone. E quindi, senza nessun paternalismo, dico agli studenti che impedire o respingere rapporti di tipo culturale e scientifico con le università israeliane è totalmente sbagliato. L’obiettivo, invece – chiosa – dovrebbe essere quello di moltiplicare i rapporti con tutte le università: israeliane, iraniane, russe, ucraine. L’università dovrebbe essere un luogo di libero confronto e di discussione”.

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