Scontro vivace a Otto e mezzo (La7) tra Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena, e il giornalista Paolo Mieli sull’uso strumentale dell’accusa di antisemitismo rivolta a coloro che si oppongono ai massacri in Palestina per mano israeliana.
Mieli cita le proteste contro il giornalista David Parenzo all’Università Sapienza di Roma lo scorso 8 marzo: “Chi butta fuori David Parenzo da un’università è antisemita: Parenzo è stato individuato perché è ebreo“.
“Non è vero questo “, obietta Montanari.
“Parenzo non è che va in giro a fare comizi”, replica Mieli.

Montanari spiega: “Bisogna dimostrare che Parenzo sia stato contestato perché ebreo. Non si toglie la parola a nessuno e l’università è un luogo in cui si deve parlare, però questi studenti pro Palestina non hanno veramente voce e l’università non deve trasformarsi in un luogo di talk show dove parla chi ha tribuna ovunque, anche perché nelle università ci dovrebbero essere confronti scientifici, non propaganda – continua – Ma in ogni caso bisogna dimostrare che a Parenzo è stato impedito di parlare in quanto ebreo. Io non credo che questo sia stato dimostrato. Non è giusto impedirgli di parlare, però se vogliamo parlare di antisemitismo, bisogna allegare dei fatti precisi e delle parole precise”.

E aggiunge: “A me fa impressione che i più accesi denunciatori dell’antisemitismo siano quelli che intitolano le strade a Giorgio Almirante, segretario di redazione della rivista La difesa della razza. C’è un po’ di confusione in questo momento. E non credo che giovi usare l’antisemitismo come una clava contro chi critica anche molto duramente Israele. C’è una gran parte del mondo ebraico internazionale che su Israele dice cose durissime”.
Mieli commenta: “Parenzo può parlare però in una università, su questo siamo d’accordo”.
“Certo, come chiunque – risponde Montanari – Ma se gli è stato impedito di parlare in quanto ebreo, è gravissimo. Se invece è stato contestato per le sue posizioni su Israele, è un’altra cosa. Si tende a confondere questi due piani troppo spesso e in modo strumentale”.

Interviene la giornalista della Verità Camilla Conti: “È stato lo stesso Parenzo a dire testualmente: ‘Non mi hanno fatto entrare nell’università perché un sionista non può parlare'”.
“Quindi non è che non lo hanno fatto parlare perché ebreo”, osserva Montanari.
“Intendevano ‘ebreo’, quello è un termine usato anche dagli Ayatollah“, ribatte Conti.
“Ma che c’entrano gli Ayatollah? – replica Montanari – Questo conferma quello che dico io. Se si dà del sionista a Parenzo, giusto o sbagliato che sia, non si tratta di antisemitismo. Io conosco tantissimi ebrei antisionisti e sta proprio qui la confusione”.

Insorge Mieli: “Neanche ai sionisti può essere impedito di parlare”.
“Sì, ma non puoi cambiare le carte in tavola – obietta Montanari – Tu hai detto che a Parenzo è stato impedito di parlare in quanto ebreo”.
Il giornalista ribatte: “Antisionista significa voler buttare a mare lo Stato di Israele ed essere conto la sua esistenza”.
Ma non è affatto vero, questa è una sciocchezza storica – replica Montanari – Essere antisionista significa essere contro il colonialismo e l’imperialismo israeliano. Non si può usare l’etichetta dell’antisemitismo quando è impropria. Se si dice che una posizione è sionista, non si fa un atto di antisemitismo”.

Articolo Precedente

Scontri alle proteste degli studenti, Bersani a La7: “Meloni? Si preoccupasse di altre manifestazioni che sono contro la Costituzione”

next
Articolo Successivo

Feltri: “Le manganellate sono uno strumento didattico”. Lo scrittore Raimo lascia gli studi di La7 e Cecchi Paone lo attacca: è bagarre

next