Nonostante il bando di quest’anno per la cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra Italia e Israele promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) sia ormai scaduto, proseguono e si allargano le proteste di studenti e docenti universitari che chiedono ai propri atenei di avviare diverse forme di boicottaggio accademico.

Ieri a Genova si è riunito un nutrito gruppo di docenti per chiedere l’analisi e la chiusura di tutti gli accordi di collaborazione in essere che abbiano ripercussioni militari, non solo con Israele: “La retorica dell’Università come spazi neutri di cooperazione non ha nessun fondamento – dice Luca Guzzetti, docente del Disfor che ha moderato l’assemblea genovese – l’idea sarebbe quella di non fornire armi a paesi in guerra come prevede la legge. Nel caso specifico di Israele, non c’è una delimitazione precisa tra ricerca civile e militare, sono strettamente connesse”.

Facendo seguito alle prime assemblee di docenti di altri atenei, anche a Genova si vorrebbe chiedere di avviare una forma di boicottaggio che “non significhi tagliare i rapporti interpersonali tra studenti, docenti o ricercatori – specifica al Fatto il docente di lingua e letteratura araba Marco Ammar – ma si chiudano i rapporti istituzionali con le accademie israeliane che stanno avvallando e collaborando con le operazioni militari e si fermino i progetti di cooperazione in corso”.

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