Niente conferenza sulla Palestina con Jean-Luc Mélenchon. L’università di Lille ha deciso di vietare l’evento previsto per giovedì del leader de La France Insoumise e della militante franco-palestinese Rima Hassan. Un’altra decisione in Europa contro il dissenso: come la recente scelta della Germania di vietare all’ex ministro greco Varoufakis di entrare per un convegno – sciolto dalla polizia – sempre sulla Palestina.

L’università del nord della Francia ha fatto sapere di aver preso la decisione perché “non ci sono più le condizioni per garantire la serenità del dibattito” a causa dell’aumento “preoccupante” delle tensioni internazionali dopo “l’escalation militare del 13 e 14 aprile in Medio Oriente”. La conferenza era organizzata dall’associazione studentesca filopalestinese “Libre Palestine” e a chiedere l’annullamento dell’evento erano stati i politici locali di destra del Rassemblement National, così come i Républicains e la maggioranza macroniana di Renaissance.

“È un pretesto per non parlare dei temi di fondo e che permette di distogliere lo sguardo su quello che potrebbe essere il primo genocidio del XXI secolo”, ha commentato la capogruppo de La France Inoumise in Assemblée Nationale, Mathilde Panot. Prima della decisione dell’università il capolista del Partito socialista alle elezioni europee, Raphaël Glucksmann, aveva espresso rammarico per il fatto che Mélenchon si “mostrasse” con il logo di un’associazione “che nega l’esistenza dello Stato di Israele” per annunciare la conferenza che si sarebbe dovuta tenere a Lille. Su Tf1, Glucksmann ha affermato che “quando si fa parte di un partito politico non si va in giro con un logo che nega l’esistenza dello Stato di Israele. È semplicissimo”.

Niente aule dell’università ma la conferenza si terrà comunque “in un altro luogo” di Lille: “Non staremo zitti“, hanno assicurato gli organizzatori dell’evento con Mélenchon e Hassan. “Agli iscritti verrà inviata la comunicazione di un nuovo luogo”, si legge in una nota diffusa da Lfi, in cui viene puntato il dito contro “la presidenza dell’università visibilmente incapace di resistere alle pressioni che colpiscono la libertà di espressione”.

In Francia già il 12 ottobre, pochi giorni dopo l’eccidio di Hamas e l’inizio dei bombardamenti israeliani sulla Striscia, il ministro dell’interno Gérald Darmanin ha ordinato il divieto assoluto delle manifestazioni a favore della Palestina, perché “avrebbero potuto generare disordine pubblico”.

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