“L’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi ha detto che il 31 gennaio 2016 lo avrei avvertito? Una telefonata? Francamente non ricordo“. Queste le parole di Maurizio Massari, l’ex ambasciatore italiano al Cairo, nel corso della sua testimonianza durante l’udienza del processo sul sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio Regeni, davanti alla Prima Corte d’Assise, che vede imputati quattro agenti della National Security Agency. Ovvero, il generale Sabir Tariq e i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, sotto accusa per il reato di sequestro di persona pluriaggravato e (nei confronti di quest’ultimo) di concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato. Già alcuni anni fa, nel corso della dichiarazione rilasciata da Matteo Renzi di fronte alla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio del ricercatore di Fiumicello, ritrovato senza vita il 3 febbraio 2016 lungo l’autostrada che collega Il Cairo ad Alessandria, in Egitto, emersero alcune incongruenze, che scatenarono un botta e risposta con la Farnesina. Al centro dello scontro ci furono le parole dello stesso Renzi, secondo cui la notizia della scomparsa del 28enne friulano gli venne comunicata soltanto il 31 gennaio, ben sei giorni dopo quel 25 gennaio, quando di Giulio si erano perse le tracce.
“Noi abbiamo reagito mettendo in campo tutti gli strumenti – riferì Renzi – Sì, abbiamo rimpianti. Io ho pensato ‘perché abbiamo saputo questa notizia solo il 31 gennaio?’ Se avessimo saputo prima avremmo potuto agire prima”. Una versione che si scontrò però proprio con quella dell’allora ambasciatore italiano in Egitto, Maurizio Massari, che sentito dalla stessa Commissione aveva dichiarato come l’ambasciata italiana venne informata da Gennaro Gervasio, il professore che avrebbe dovuto incontrare Regeni quella sera. Massari precisò poi come furono attivati diversi canali, come ricostruito anche oggi durante la sua testimonianza. Se ho notizia se Matteo Renzi possa aver saputo della scomparsa di Regeni prima del 31 gennaio? Non posso saperlo scientificamente al 100%, però ripeto: noi avevamo attivato tutti i canali, anche l’ufficio del consigliere diplomatico della presidenza del Consiglio, già nei giorni precedenti”, ricorda Massari. “In che data avevo interloquito con il consigliere? Nei giorni precedenti, 28-29 gennaio, non ricordo esattamente. E poi i rapporti Roma su Roma, Farnesina – Palazzo Chigi erano deputati al gabinetto del nostro ministro degli Esteri”, aggiunge. “Quindi se un problema di comunicazione c’è stato, è stato a livello interno, della presidenza del Consiglio o del ministero degli Esteri?”, chiede il pm Colaiocco. E Massari chiarisce: “Questo non lo so. I canali per essere al corrente della notizia da parte del presidente del Consiglio erano tre: c’era il canale intellicence, c’era il canale dell’ufficio del consigliere diplomatico che era informato del tutto, poi c’era il canale Esteri – Presidenza del Consiglio, che io ovviamente dal Cairo non potevo governare”.
Già la Farnesina stessa, dopo l’audizione di Renzi alla Commissione parlamentare, precisò come “le Istituzioni governative italiane e i nostri servizi di sicurezza furono informati sin dalle prime ore successive alla scomparsa di Giulio il 25 gennaio 2016 – si legge – Il ministero degli Esteri ricorda inoltre che tutti i passi svolti con le più alte Autorità egiziane sono stati ampiamente documentati e resi noti alle Istituzioni competenti a Roma dall’ambasciatore Massari nelle sue funzioni di Ambasciatore d’Italia al Cairo”. E Renzi aggiunse: “Che la Farnesina fosse informata dal 25 gennaio alle 23.30 è vero per esplicita dichiarazione lasciata a verbale dall’Ambasciatore Massari. Il Presidente Renzi non ha altro da aggiungere a ciò che è stato formalmente comunicato alla Commissione questa mattina”.
Articolo Precedente

Omicidio Ciatti, condanna definitiva a 23 anni per Bissoultanov ma è libero. Il padre della vittima: “Ora cercatelo”

next