Spostare la nave gasiera Gola Tundra da Piombino a Vado Ligure, in provincia di Savona, nel 2026? Una pessima idea, almeno a sentire come la pensano i diretti interessati. Ovvero gli abitanti di un’area già pesantemente impattata dallo sviluppo industriale e dai suoi effetti più nefasti. Specificamente la centrale a carbone della Tirreno Power, che per decenni ha minato la salute delle persone e l’ambiente, sebbene il processo svoltosi al Tribunale di Savona abbia negato l’esistenza del reato di disastro ambientale per le attività dell’impianto.

L’idea del trasferimento ha preso corpo, non si sono placate le polemiche e le manifestazioni. A cominciare da una catena umana composta da 16mila persone inscenata la scorsa estate, fino alla protesta nei giorni del Festival nella vicina Sanremo.

Intanto la politica locale sembra aver recepito il messaggio, tanto che lo scorso 14 settembre il Consiglio comunale di Savona – città “interessata” dal progetto ma esclusa dalla conferenza dei servizi – ha approvato all’unanimità una mozione contraria allo spostamento della FSRU, che invita il sindaco e la sua giunta a “intraprendere ogni tipo di iniziativa di tutela legale qualora si rendesse necessaria e a valutare ogni tipo di impatto dell’opera, comprese le ricadute su aria, suolo e mare”. Mozioni simili sono state approvate nei quattro comuni dell’area del Golfo di Savona, Noli, Spotorno, Bergeggi e Vezzi Portio. Come già successo a Piombino, dove l’amministrazione di centro-destra si è di fatto opposta alla decisione del governo, anche nel savonese si sta assistendo a un corto-circuito all’interno dei partiti attualmente alla guida del Paese.

Lo scorso settembre, ReCommon insieme a quasi 50 altre realtà locali ha presentato le sue osservazioni sul progetto al commissario straordinario per il rigassificatore Giovanni Toti, governatore in carica della Liguria. Un passaggio preliminare, in attesa di ripresentare le stesse osservazioni a breve in sede di Valutazione d’impatto ambientale nazionale. Nel documento viene evidenziato come manchi una piena considerazione degli impatti cumulativi legati alla presenza del comparto industriale, che già da decenni insiste nell’area, come invece impone la normativa vigente. Vengono infatti analizzati solo gli impatti delle opere in fase di realizzazione nei prossimi anni, ovvero il Raccordo autostradale e il nuovo svincolo a Vado Ligure per viabilità portuale, un impianto eolico, una stazione elettrica e una stazione di trasformazione utente, l’ampliamento della discarica La Filippa e il posizionamento dei cassoni per la nuova diga foranea di Genova nel porto di Vado Ligure. Solo quest’ultimo viene considerato come un elemento che, insieme al rigassificatore, porterà conseguenze negative. Tuttavia nell’area ci sono anche fattori che la valutazione di impatto ambientale non tiene nemmeno in considerazione, come i depositi di petrolio e di gas naturale e la stessa ex centrale a carbone, ora parzialmente riconvertita a gas con una unità da 800MW.

Il giorno dopo Pasquetta sono state pubblicate le integrazioni di Snam rispetto alle osservazioni ricevute. Sono state apportate alcune modifiche che riducono i costi e l’occupazione di suolo, anche se sembra che le questioni di sicurezza, valutazione degli impatti cumulativi e dell’impatto climatico, siano ben lontane dall’essere risolte.

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