La prima considerazione, fondamentale, riguarda lo stato di salute di Evan N’Dicka: gli esami medici hanno escluso l’infarto, il difensore ivoriano ha trascorso una notte tranquilla ed è stato sottoposto a nuovi controlli, tra oggi e domani potrebbe lasciare l’ospedale Santa Maria della Misericordia per rientrare a Roma. La seconda riguarda Daniele De Rossi, il suo collega Gabriele Cioffi, l’arbitro Luca Pairetto e lo stadio di Udine: il calcio, stavolta, ha dato una prova di grande sensibilità. Lo show non deve andare avanti a tutti i costi: chi l’ha detto? Lo slogan Show Must Go On è discutibile, oh yes.

Lo show si può e si deve interrompere, soprattutto se i protagonisti non se la sentono di andare avanti perché un collega/amico/compagno sta male, in pericolo di vita. N’Dicka è caduto sul campo, non fuori. C’è stato il timore di un infarto. Gli esami effettuati a caldo, negli spogliatoi dello stadio Friuli, avevano evidenziato un’anomalia cardiaca: c’erano tutti gli elementi per fermarsi. Una partita e le esigenze del calendario calcistico non possono e non devono sovrapporsi all’umanità. Udine ha dato una risposta importante. Nel momento più oscuro e concitato, sono emersi lo spessore di Daniele De Rossi, la gestione dell’arbitro, la sensibilità di Gabriele Cioffi e la civiltà del pubblico presente allo stadio che, quando è stato chiesto di fare silenzio per auscultare il battito cardiaco di N’Dicka, è ammutolito. Solo i NO VAX si sono sottratti alla domenica di civiltà con i loro commenti sul malore di N’Dicka, ma il partito anti-vaccini non perde mai l’occasione per mostrare il suo livello rasoterra, forse anche sottoterra.

DDR, 40 anni, allenatore della Roma da tre mesi, ha preso in mano la situazione. Ha avuto il coraggio mancato ad altri, in passato: pensiamo al caso-Eriksen agli europei del 2021 e all’infarto di Manfredonia in Bologna-Roma del 1989. Le parole di Manfredonia in queste ore sono importanti: “Interrompere la partita è stata una scelta corretta. Se succede una cosa del genere in campo, sei scioccato, non riesci a riprendere il gioco. Ai miei tempi si proseguì, ma fu un errore. E’ stato giusto fermarsi”. Così è stato a Udine: De Rossi si è fatto portavoce dei sentimenti dei giocatori e all’arbitro Pairetto che aveva chiesto se la sua squadra se la sentisse di riprendere la partita, ha risposto di no. I calciatori giallorossi sono andati in pullman all’ospedale Santa Maria della Misericordia, manifestando anche l’idea di trascorrere la notte a Udine per non lasciare solo N’Dicka, ipotesi poi rientrata di fronte alle news confortanti: altro indice di enorme partecipazione emotiva da parte della Roma. Sembrerà scontato, ma quando Giuliano Taccola morì negli spogliatoi dello stadio Amsicora di Cagliari, il 16 marzo 1969, la Roma rientrò subito alla base, su ordine perentorio dell’allenatore, Helenio Herrera.

Udinese-Roma dovrà ripartire dal minuto in cui è stata sospesa, il 72’: 18 minuti, più eventuale recupero. In teoria, si sarebbe dovuto giocare entro le 24 ore successive, ma il regolamento impone questa tempistica “tranne nel caso in cui una o entrambe le squadre siano impegnate in una successiva gara infrasettimanale”. Ed è il caso della Roma, in campo giovedì nel ritorno dei quarti di Europa League contro il Milan. Il recupero, sempre da regolamento, dovrà avvenire entro 15 giorni dall’interruzione, ma non sarà facile districarsi nel calendario. La Roma giocherà il 22 aprile contro il Bologna, all’Olimpico, match chiave per il discorso Champions. L’Udinese affronterà sabato 20 aprile il Verona al Bentegodi, sfida importante per la salvezza. Gli orari della 34° giornata non sono ancora decisi: la Roma giocherà a Napoli, l’Udinese sarà in trasferta a Bologna. La Lega attende Roma-Milan di Europa League per pronunciarsi. Se la Roma dovesse approdare in semifinale, il 2 e il 9 maggio ci sarà nuovamente l’Europa League: i margini di manovra sono stretti. Il 25 aprile sembra l’ipotesi più probabile, ma andrà modulato il calendario della 34° per giocare il recupero Udinese-Roma. Problemi di organizzazione, per carità, ma di fronte alla vita umana e ai sentimenti delle persone tutto passa in secondo piano. Anche un campionato di calcio.

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