Si può comprare un bosco? Certo che si può, in Italia i due terzi di boschi e foreste sono di proprietà privata. Ma non è così facile come può sembrare, avere delle proprietà è molto dispendioso, oltre al costo del terreno ci sono importanti spese notarili da sostenere. E poi, una volta acquistato un bosco, cosa te ne fai? Questa è una domanda alla quale in diversi stanno cercando di dare una risposta, che non è solo quella dell’investimento per un ritorno economico immediato ma anche per uno sguardo positivo verso il futuro.

Il Fondo Biodiversità e Foreste nasce nel 2021, con lo scopo di dare il proprio contributo all’aumento del patrimonio forestale protetto nazionale tramite l’acquisto e la conservazione di foreste a rischio di taglio o di altre forme di sfruttamento. In Italia la superficie forestale è in aumento dopo aver raggiunto il livello massimo di deforestazione nel secondo dopoguerra, ma molti boschi sono di neoformazione spontanea, quindi ancora molto giovani, e hanno bisogno di essere lasciati all’evoluzione naturale per diventare foreste mature. Il primo acquisto è conseguente a una raccolta di fondi in memoria di un carabiniere forestale, a cui viene intitolato un bosco in Romagna nei pressi del Parco delle Foreste Casentinesi.

Scegliendo le foreste da salvare tra quelle che sono inserite in un contesto con la più alta naturalità possibile, per garantire una massimizzazione dei benefici ambientali con il denaro a disposizione, si raccolgono fondi per due nuovi obiettivi: il primo si trova anch’esso in provincia di Forlì-Cesena, circondato da terreni demaniali forestali che non sono sottoposti a tagli, mentre il secondo – che verrà donato dai proprietari, con le sole spese notarili a carico dell’associazione- è sul versante toscano del Casentino, in provincia di Arezzo. È possibile anche affiliarsi alla rete di boschi liberi; in questo caso il proprietario manterrà la titolarità del bosco, ricevendo gratuitamente la necessaria consulenza scientifica per renderlo un’oasi di biodiversità.

Il Fondo Forestale Italiano nasce come associazione nel 2018, trasformandosi poi in fondazione nel 2023, e ha sede a Bracciano in provincia di Roma. Per obbligo statutario i boschi del FFI sono lasciati alla loro libera evoluzione, senza tagli a scopo economico o di utilità. Ovviamente per obblighi di legge, per motivi di difesa fitosanitaria o semplice buon senso, la fondazione può tagliare alberi, ma mai allo scopo di produrre reddito o per scopi utilitaristici. Ad oggi la fondazione conta 26 boschi di proprietà per 200 ettari complessivi, oltre ad altre 28 proprietà affiliate per 274 ettari. In questo caso i terreni sono dislocati in maggioranza nell’Italia centrale e nel nord-ovest della penisola; ha avuto grande eco lo scorso anno la donazione di una proprietà di 110 ettari nel territorio bergamasco, un bosco che si estende per un’intera vallata e che verrà intitolato ai fratelli Calvi, eroi della Prima Guerra Mondiale, per onorarne la memoria.

Affiliata al FFI è anche l’associazione no-profit “Un euro per salvare i nostri boschi”, nata nel 2021 con sede a Gattinara in provincia di Vercelli, che ha come obiettivo la raccolta di fondi per acquistare dove e quando possibile terreni, boschi, prati, sottraendoli a speculazioni intensive e cementizie; ad oggi proprio a Gattinara è proprietaria di un terreno di 500 mq. Il progetto in corso riguarda l’acquisizione di un bosco di 4 ettari a Badia Tedalda in Toscana, che gli attuali proprietari hanno messo sul mercato della filiera del legname; è in corso una grande colletta popolare, chiunque può contribuire.
Anche in pianura ci sono belle esperienze.

Famosa è quella del Bosco Spaggiari vicino a Parma, dove padre e figlio hanno iniziato nel 2000 a piantare alberi arrivando ad oggi ad oltre 15.000 piante messe a dimora; unico aiuto, il Fondo Europeo di Sviluppo Rurale che ha consentito di resistere alle pressioni delle numerose offerte per l’acquisto da parte di imprese edilizie interessate a costruire in quell’area urbana. Gli Spaggiari non sono una famiglia ricca e quei soldi sarebbero anche serviti, ma dovendo scegliere tra gli alberi e il cemento non hanno avuto dubbi per motivi che hanno definito “di estetica, ma anche spirituali”. L’ultimo arrivo è rappresentato dalla donazione di cento ciliegi giapponesi, con l’obiettivo di creare un giardino terapeutico che possa accogliere persone con disabilità. Oggi il bosco Spaggiari è unico in Italia, speriamo faccia scuola.

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