“Abbiamo presentato una proposta di legge per regolamentare i fenomeni dello sharenting e dei baby influencer, in modo da regolamentare l’esposizione dei minori ai tempi dei social e tutelare la loro privacy, il loro percorso di crescita e garantire che non ci possano essere ripercussioni sulla loro vita e sul loro benessere anche in futuro”. A rivendicarlo la deputata M5s Gilda Sportiello, prima firmataria della proposta, nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei deputati, alla quale hanno partecipato anche l’ex presidente della I Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio e pedagogista Giuseppe Brescia, la giornalista Selvaggia Lucarelli ed esperti del settore, come Francesca Cardini, psicologa e psicoterapeuta, e Pietro Ferrara, ordinario di pediatria generale all’Università Campus Bio-medico.

“La nostra proposta interviene su due aspetti: sui casi in cui i minori vengono usati sui social per generare profitti, per cui si trasformano in baby influencer; e rispetto allo sharenting, che espone i bambini a rischi gravi. Spesso i genitori che condividono foto e dati dei propri figli non sono a conoscenza dei pericoli che riguardano non soltanto la formazione della salute psicofisica del bambino, ma anche il rischio che questi dati finiscano fuori controllo. Si stima che molti finiscano in reti pedopornografiche. Ma c’è anche il pericolo, attraverso la geolocalizzazione, che diventino motore di adescamenti con conseguenti episodi molto più gravi”, denuncia Sportiello.

La proposta di legge prevede, riguardo al fenomeno dei baby influencer, “un’autorizzazione, limitata a sei mesi, da parte della direzione provinciale del lavoro competente, come avviene per altri tipi di partecipazioni di minori ad eventi culturali. Dopo i 6 mesi questa autorizzazione deve essere rivalutata, revocata se ne ricorrano i presupposti, o rinnovata. Ma serve un monitoraggio continuo”, ha spiegato nel corso della conferenza la parlamentare. Inoltre, “i proventi derivanti da questa attività dovrebbero essere custoditi in un conto corrente dedicato, intestato al minore, e dal tribunale affidato a un curatore. Questo per fare in modo che sia il minore stesso al compimento dei 18 anni a prendere possesso dei profitti che la sua immagine ha generato. Prevediamo un’eccezione: al compimento dei 16 anni una quota potrà essere destinata allo svolgimento di attività che lo riguardano, sempre su decisioni del tribunale”.

“Dietro al successo di molti profili più noti sul web ci sono i bambini. Penso al caso dei Ferragnez che hanno condiviso migliaia di video e immagini dei minori, arrivando pure a pubblicare immagini delle telecamere di videosorveglianza. Nel momento in cui è poi avvenuta la rottura mediatica tra i due anche la gestione della privacy dei minori è diventata una questione pubblica, con i bambini a un tratto mostrati di schiena, e i follower che si lamentano come se fosse andato via il segnale di Dazn”, ha spiegato Selvaggia Lucarelli. Non senza ricordare come “l’oblio digitale” sia “una bella espressione”, ma che di fatto “non esiste nel momento in cui quelle immagini potranno sempre essere pubblicate da qualcuno in qualsiasi momento”. “Spesso anche dal punto di vista tecnico è molto difficile da realizzare”, ha aggiunto Brescia.

“È ora che la legge intervenga, lo faccia per il bene dei minori e della società tutta”, ha continuato Lucarelli. Altre proposte di legge sullo stesso tema, intanto, sono state presentate in Parlamento, compresa una del gruppo di Alleanza Verdi Sinistra. Ma soprattutto servirà trovare convergenze bipartisan per sperare che – come accaduto in Francia – una legge che regolamenti l’esposizione social dei minori possa essere discussa e poi approvata. Ne è consapevole Sportiello, che rilancia l’appello: “Spero nel sostegno di altre forze politiche. Se ci sono state interlocuzioni con esponenti e forze di maggioranza? Credo che sul tema della tutela dei minori ci sia lo spazio per trovare convergenze trasversali”.

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