La volontà iniziale del presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato, Alberto Balboni, era quella di eliminare il carcere per i giornalisti e aumentare le multe per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Ma, un po’ a sorpresa, così non sarà. O non solo: le multe per i cronisti saranno aumentate ma per loro tornerà anche il carcere. E il giornalismo d’inchiesta rischia di essere limitato con una norma voluta dalla maggioranza. Lo prevedono alcuni emendamenti depositati martedì in commissione Giustizia al Senato da parte del relatore di Fratelli d’Italia Gianni Berrino, quindi con l’accordo del governo Meloni ­al disegno di legge sulla diffamazione a prima firma di Balboni.

La proposta di legge è stata presentata all’inizio del 2023 ma l’iter in commissione Giustizia è iniziato solo nelle ultime settimane con la presentazione degli emendamenti e poi con l’inizio della discussione al Senato. L’obiettivo dichiarato era proprio quello di eliminare il carcere per i giornalisti condannati per diffamazione modificando la legge 47 del 1948, ma le proposte depositate in queste ore da Fratelli d’Italia vanno in direzione opposta. Il primo emendamento del relatore Berrino prevede che per la diffamazione a mezzo stampa le multe siano aumentate: non più da 5 a 10mila euro ma da 5 a 15mila. Se l’offesa consiste nell’attribuzione di “un fatto determinato” la multa sarà da 10 a 30mila euro.

Ma è qui che il relatore di Fratelli d’Italia ci va giù con la mano pesante: nel caso in cui il fatto determinato attribuito a qualcuno sia falso, si torna anche alla pena del carcere per i giornalisti come già previsto oggi. Rispetto al testo iniziale in cui si parlava di una sanzione fino a 50mila euro, ora si prevede la reclusione da tre mesi a un anno e la multa da 15 mila a 60mila euro. Se poi questo fatto costituisce reato la pena viene alzata ancora da sei mesi a due anni con la multa da 30 a 90mila euro. In questo caso Fratelli d’Italia aggiunge anche l’interdizione dalla professione giornalistica per un periodo che va da due mesi a due anni.

A questo si aggiunge anche una proposta che rischia di diventare una forma di intimidazione nei confronti del giornalismo d’inchiesta: Fratelli d’Italia vuole introdurre anche una nuova fattispecie di reato nella legge del 1947 sulla “diffusione di notizie false con il mezzo della stampa”. Questa sarà punita da uno a tre anni di carcere e una multa da 50 a 120mila euro in caso di “condotte coordinate e reiterate” che porteranno ad “arrecare un danno all’altrui reputazione”. Non è chiaro come questo si possa applicare, ma il nuovo reato sarà punito se il cronista racconta fatti “che sa essere anche in parte falsi”.

Quello di Fratelli d’Italia è l’ennesimo colpo della maggioranza alla libertà di informazione: in queste ore l’opposizione sta parlando di “deriva orbaniana” da parte del governo sulla norma voluta dal responsabile comunicazione del governo Giovanbattista Fazzolari per escludere l’informazione sull’attività istituzionale dei ministri ed esponenti di governo dalle norme sulla par condicio. La proposta è stata votata dalla destra giovedì sera in commissione di Vigilanza Rai e si applicherà nei programmi della tv pubblica durante la campagna elettorale per le europee.

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