Senza migrazioni, e senza un’inversione nel trend delle nascite, il Nord Italia è atteso da una “glaciazione” demografica che entro il 2040, tra 17 anni, porterà un saldo negativo rispetto all’attuale di 2,3 milioni di residenti. Si passerà dai 27,4 milioni di abitanti del 2023 a 25, 1 milioni. “È bene iniziare a fare i conti con tali prospettive. Ora non ci si potrà più rifugiare dietro la scusante del «nessuno ce lo aveva detto, nessuno ci aveva avvisato”, concludono Lorenzo Di Lenna e Luca Paolazzi che hanno curato la nota della Fondazione Nordest partendo dal record negativo di natalità registrato nel 2023 nel Paese. Non un “inverno” demografico, come si è detto finora, dunque. Ma all’inverno segue la primavera e non è questo il caso: “Non c’è alcuna primavera alle viste, ma un lungo periodo di gelo crescente nelle dinamiche della popolazione. Una glaciazione, appunto”.

Del resto, nel calo della popolazione tra i 30 e i 34 anni – età di raccordo tra la fase giovane e adulta – che nella Ue a 27 è diminuita di 4,4 milioni tra il 2002 e il 2022, l’Italia ha contribuito per 1,3 milioni, il dato peggiore di tutti. La Fondazione Nord Est ha analizzato le proiezioni demografiche fino al 2040 per il Nord Italia, rivelando un futuro preoccupante senza l’apporto demografico delle migrazioni, sia interne che esterne. Il Nord vedrà una riduzione di oltre 2,3 milioni di abitanti, con il Nord-est e il Nord-ovest che subiranno perdite significative. Gli effetti più pesanti si vedranno in Lombardia (-673mila), Piemonte (-493mila) e Veneto (-387mila). Numeri che equivalgono alla scomparsa di intere città. Le ricadute vanno dalla minore domanda interna al calo degli investimenti, oltre a una riorganizzazione dei consumi dovuta all’invecchiamento della popolazione: “Meno pannolini e più pannoloni”, è la sintesi. “Ci sarà meno domanda di macchinari, di uffici, di spazi commerciali, di mezzi di trasporto collettivo, e così via”, si legge.

La glaciazione demografica porterà poi a una contrazione del mercato immobiliare, un calo degli investimenti in beni duraturi e una diminuzione del risparmio, con effetti a cascata sull’economia in generale. Gli autori avvertono che la situazione è tale da richiedere “un’azione immediata e determinata” per affrontare le sfide sul fronte delle nascite, trasformando una questione privata in una questione di interesse pubblico, per sostenere popolazione ed economia nel Nord Italia. “Ovviamente, queste conseguenze sono a parità di altre condizioni. Cioè, la glaciazione demografica abbasserà la temperatura della domanda e dell’offerta, un abbassamento che potrà essere contrastato con l’elevazione dei redditi per abitante e l’incremento della produttività, certamente”, concludono nella nota.

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