Tre immobili confiscati alla mafia e occupati abusivamente. In due casi le famiglie vengono sfrattate, nel terzo invece l’inquilino abusivo – amico di un politico locale – potrà sanare la sua situazione e continuare a vivere nell’appartamento. E’ polemica a Palermo per la gestione di tre abitazioni in una palazzina dello Sperone, quartiere alla periferia sud orientale della città. Inserite nel bando dell’Agenzia dei beni confiscati alle criminalità organizzata, solo due sono state assegnate a un’associazione. Quella che non è stata opzionata da nessun ente è occupata abusivamente da un ex compagno di scuola del presidente della II circoscrizione, Giuseppe Federico, esponente di Fratelli d’Italia. I due sono talmente amici che l’inquilino chiama “cugino” il politico meloniano. L’immobile nel frattempo è passato al comune di Palermo: in questo modo l’occupante abusivo potrà regolarizzare la sua posizione, sfruttando una delibera dell’amministrazione di Roberto Lagalla. Il provvedimento comunale, che era stato osteggiato proprio da Fratelli d’Italia, concede a chi occupa abusivamente un immobile confiscato alla mafia di chiedere all’amministrazione l’assegnazione in nome dell’emergenza abitativa. Insomma: l’amico del politico meloniano potrebbe potrebbe presto vedere sanata la sua posizione e rimanere ad abitare nell’appartamento occupato abusivamente. Invece le altre due famiglie, quelle che non possono vantare amicizie politiche, sono state sfrattate per far spazio ad una biblioteca. Ma andiamo con ordine.

“Roma ci ha assegnato solo due beni”- Tutto comincia nel luglio del 2020 quando l’Agenzia dei beni confiscati ha messo al bando “1000 lotti, per un totale di 1400 particelle” in tutta Italia, destinati ad enti e associazioni, senza scopo di lucro, e assegnati gratuitamente per progetti con finalità sociale. Per anni a Palermo l’amministrazione comunale ha rifiutato di farsi carico di molti beni confiscati perché occupati abusivamente. È il caso di tre appartamenti in via dello Sperone 6, nella stessa scala, uno al primo e due al secondo piano. Due di queste abitazioni vengono assegnate al centro studi Agorà, che vorrebbe realizzarci una biblioteca: solo che l’Agenzia destina all’associazione l’appartamento del primo piano e uno del secondo, rendendo quindi più complicato l’obiettivo. “Abbiamo partecipato per tutti e tre lotti, ma l’agenzia ne ha assegnato solo due. Forse sarebbe stato più comodo se ci avessero assegnato gli immobili dello stesso piano o comunicante. Abbiamo chiesto perché il terzo immobile non è stato assegnato, hanno risposto che Roma ha dato il bene al Comune. Avremmo voluto realizzare un circolo per gli anziani con l’associazione dell’Arma dei carabinieri al piano più basso, e sopra la biblioteca”, spiega Giovanni Bellante, presidente di Agorà. Bellante era a conoscenza del fatto che il bene è occupato dal sedicente cugino del presidente di circoscrizione Federico? “Non lo sapevo – risponde il presidente di Agorà-. Se quello che mi dice è vero, mi rattrista, a questo punto avrebbero potuto lasciare anche le altre due famiglie, invece di buttarle fuori”.

“Nessuno ha voluto il terzo immobile”- L’Agenzia dei beni confiscati, però, nega: “Resto stupito da tali affermazioni, perché consentiamo a tutti il sopralluogo preventivo dei beni, e in seguito quando li ho consegnati ad Agorà, nessuno mi ha evidenziato queste difficoltà. I tre lotti erano nel bando, Agorà ha presentato la sua domanda solo per due. Il terzo non è stato scelto da nessuno, nessuno lo ha voluto. I lotti non opzionati li abbiamo presentati ad una conferenza di servizi, rivolta a tutti gli enti istituzionali del territorio. E’ stato assegnato al comune di Palermo che ha presentato una delibera di giunta del dicembre 2022”, spiega Cosimo Antonica, direttore dell’Agenzia a Palermo. Quindi nessun favoritismo o interferenze politiche? “Assolutamente no, siamo l’agenzia dei beni confiscati, facciamo sgomberi di familiari e soggetti appartenenti ad organizzazioni mafiose, secondo lei diventiamo sensibili davanti ad un presidente di circoscrizione? Mi viene da sorridere”, replica Antonica. Anche da Roma la dirigente Rosanna Bellantoni, che ha coordinato l’assegnazione dei beni, conferma che né Agorà, né altri enti hanno fatto richiesta per il terzo appartamento. Affermazione che fa cambiare versione a Bellante, il presidente dell’associazione: “Non ricordo perché abbiamo scelto solo quei due, sono passati tanti anni”-

Il presidente di circoscrizione: “Non ho potere” – Dunque è vero: nessuno ha cercato di ottenere l’assegnazione dell’appartamento occupato dal “cugino” del consigliere meloniano, che adesso potrà far richiesta di sanatoria. La giunta del sindaco di centrodestra Lagalla, infatti, ha di recente approvato una delibera che equipara gli occupanti dei beni confiscati a quelli dell’edilizia residenziale pubblica. Il testo proposto a fine 2023 dall’allora assessora all’emergenza abitativa, Antonella Tirrito, è stato votato all’unanimità. In aula però mancavano i tre assessori meloniani: la vicesindaca Carolina Varchi, e gli assessori Pietro Cannella e Dario Falzone. Varchi ha chiesto di sospendere la delibera, provocando una frizione nella maggioranza. Adesso un esponente di Fratelli d’Italia – cioè il presidente della II Circoscrizione Federico – sfrutterà quella delibera per regolarizzare la situazione di un suo amico. “Sapevo da tempo che in quel condominio ci sono diverse famiglie che occupano beni dell’agenzia, con uno di loro andavamo a scuola insieme, mi chiama ‘cugino’, ma per modo di dire, non siamo parenti” mette le mani avanti il politico meloniano. “Mi sono messo a disposizione della gente che vuole una mano per compilare la richiesta di sanatoria e l’Isee – sostiene ancora Federico – ma nel mio ruolo non posso interferire con l’agenzia o fare qualcosa, non ho nessun potere e non è mia competenza”. Però si fa portavoce di una delibera che il suo partito vuole bloccare? “Fratelli d’Italia per principio è contro la sanatoria per chi occupa abusivamente, ma nel mio ruolo di presidente sto soltanto divulgando una delibera che ha fatto il comune”.

“Buttiamo fuori da casa famiglie per fare una biblioteca”- Intanto le altre due famiglie che occupano gli appartamenti destinati ad Agorà sono state sgomberate, ma non sanno dove andare. I loro mobili sono rimasti in casa in attesa di una sistemazione. In loro aiuto è intervenuto don Ugo di Marzo, parroco “di frontiera” della comunità Roccella-Sperone. “Si tratta di immobili per uso abitativo, dentro ci sono famiglie aventi diritto di casa popolare, li stiamo buttando fuori per fare una biblioteca. Che senso ha? Non capisco perché sono stati messi a bando nazionale per uso sociale – dice il sacerdote -. Come parroco sono intervenuto non perché approvo l’illegalità, ma come dice il Santo Padre ci sono diritti che non possiamo negare e che dobbiamo tutelare, non possiamo abbandonare queste persone e farle dormire in macchina. Si tratta di due famiglie che non hanno nessun collegamento con ambienti mafiosi, spaccio, droga e furti, e non sono nemmeno parenti lontani della famiglia mafiosa a cui è stato confiscato il bene”.

Aprire un dialogo con l’Anbsc – Le due famiglie, seguite dal sindacalista Gabriele Rizzo (Asia-USB), hanno presentato in comune la domanda di sanatoria, anche se i loro appartamenti sono ormai stati assegnati ad Agorà. In settimana ci sarà un vertice in prefettura al quale parteciperà anche il neo assessore Fabrizio Ferrandelli. “L’emergenza abitativa a Palermo richiede uno sforzo istituzionale unanime, e l’Anbsc gioca un ruolo importantissimo. Dinanzi a una scelta chiara del Comune di Palermo, l’agenzia può e deve dare il suo contributo, soprattutto adesso che è intervenuta un’importante novità, che permette di regolarizzare le posizioni abitative di chi ha i requisiti per la casa popolare e ha occupato un immobile confiscato”, spiega Mariangela Di Gangi, consigliera comunale Progetto Palermo. “Ciò impone la riapertura di una discussione – continua l’esponente dell’opposizione – affinché l’agenzia contribuisca alla soluzione del problema e non lo aggravi, come si rischia di fare sgomberando famiglie per cui il comune ha evidentemente difficoltà a trovare soluzioni rapide”.