La Camera ha respinto la mozione di sfiducia per Daniela Santanché con 213 voti contrari, 121 sì e tre astenuti. Dopo giorni di polemiche e timori dal fronte della maggioranza, Montecitorio si è espresso in maniera compatta a sostegno della ministra del Turismo. Che, come ricostruito nelle scorse ore, è stata invitata dalla stessa Fratelli d’Italia a non andare in Aula per difendersi. Un chiaro segno di imbarazzo, dopo che la ministra è stata indagata per truffa all’Inps nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano sulla cassa integrazione Covid della società Visibilia. A luglio scorso la ministra era andata in Senato per un’informativa sul caso, sollevato dal Fatto quotidiano il primo dicembre 2022. Ed era partita all’attacco dei giornalisti,lamentando “una campagna di vero e proprio odio” e sorvolando sui bilanci irregolari. La mozione è stata presentanta dal M5s e sottoscritta da tutte le opposizioni (tranne Italia viva).

Come previsto la sfiducia è stata respinta e ha ricompattato il centrodestra che, solo ieri, aveva salvato dalla stessa sfiducia il ministro dei Trasporti Matteo Salvini (respinta con 211 voti contrari). Tra i primi a reagire il leader M5s Giuseppe Conte: “Meloni e soci votano per salvare la ministra nonostante pesanti contestazioni”, e “si dimostrano ‘compatti’ solo quando si tratta di difendere parenti, amichetti e sodali”. E ancora: “Non ci meravigliamo se i cittadini si ritrovano delusi dalla politica, se fanno di tutta l’erba un fascio. La politica non è stata concepita per risolvere i problemi dei politici ma per tutelare i cittadini”. Conte ha anche stigmatizzato l’assenza di Santanché dall’Aula: “La ministra non si è nemmeno presentata in Parlamento durante la discussione. Mi chiedo: ma si può essere orgogliosi di ritrovarsi ‘compatti’ a difendere gli amichetti di partito, disonorando le Istituzioni dello Stato? Meloni e Santanchè non erano le più tenaci questuanti che dall’opposizione chiedevano dimissioni di qualsiasi ministro, anche per le più banali sciocchezze?”.

Non hanno risposto alla chiama per la mozione diversi esponenti del centrodestra tra cui Marta Fascina, che invece ieri era venuta per la mozione si sfiducia a Matteo Salvini; Antonio Angelucci, anche lui presente per il vicepremier; Giulio Tremonti, che invece è risultato assente in entrambe le votazioni. Gli esponenti di +Europa non hanno preso parte al voto nonostante uno di loro, Benedetto Della Vedova, fosse presente nell’emiciclo e svolgesse la funzione di segretario d’Aula chiamando uno ad uno i deputati a votare sotto lo scranno presidenziale. I parlamentari di Italia Viva, come Maria Elena Boschi, hanno invece votato contro la mozione di sfiducia presentata dal M5s. Enrico Costa di Azione è risultato assente in entrambe i voti.

Il dibattito – In Aula ha preso la parola contro la ministra il M5s: “Per quanto ci riguarda, lei non sarebbe proprio dovuta diventare ministro”, ha detto il capogruppo Francesco Silvestri. “Ma voi l’avete nominata per la sua competenza? Spero di no. Per le sue capacità manageriali? Non credo, tutto quello che tocca diventa debito. È come se voi nominaste ministro della Difesa uno che vende armi. Ma dimenticavo, che in effetti voi questo lo avete già fatto”. E ha poi puntato il dito contro il governo che “tace davanti al fatto che il compagno della ministra e la moglie della seconda carica dello Stato facciano un guadagno di 1 milione dalla vendita di una casa nel giro di un’ora è una cosa che fa accapponare la pelle. State difendendo Santanché da un’accusa intollerabile, avere usato i ristori per il Covid in maniera impropria sottraendoli a chi ne aveva davvero bisogno”. Silvestri ricorda quindi che Daniela Santanché “ha chiesto e votato ben 18 mozioni di sfiducia“. E dunque, insiste, “siamo nell’ipocrisia più totale. Dite no al reddito di cittadinanza e poi difendete il ministro che è accusato di aver truffato l’Inps che è proprio l’ente erogatore del reddito. Penalizzate migliaia di persone per salvarne una”. A favore della sfiducia si è espressa anche Azione: “Al momento Daniela Santanché non è colpevole”, ha detto Francesco Benzoni. “Ma la questione che la riguarda è di opportunità politica. E poi la cosa più grave è che la ministra ha mentito per ben due volte al Senato. E basterebbe questo per chiederne le dimissioni”. Infine Alleanza Verdi Sinistra ha paragonato la vicenda con quanto successo a Vittorio Sgarbi: “Almeno Sgarbi”, ha dichiarato Marco Grimaldi, “ha ammesso la sua incompatibilità con la dignità delle Istituzioni. Questo Parlamento non vuole sostituirsi alla Procura, come insinua la destra, sono la gravità dei reati ipotizzati, truffa aggravata nei confronti dell’Inps, bancarotta e riciclaggio, e l’atteggiamento della ministra che si sente immune, a spingerci a chiederne le dimissioni”.

In difesa dalla ministra si è invece schierata la maggioranza. Per il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti “bisogna stare attenti a non confondere la politica con la giustizia penale”. Gli alleati di governo di Forza Italia hanno rivendicato il loro passato in difesa del presunto “perseguitato” Silvio Berlusconi: “La nostra bussola è e sempre sarà il garantismo”. Anche la Lega, dopo il salvataggio di Salvini, si è schierata dalla parte della ministra. Davide Bellomo si è detto “molto deluso dalla mozione presentata” che “sembra un’annotazione di servizio della Guardia di Finanza” o della “polizia giudiziaria”, “priva di argomenti della difesa e di un minimo vagito di confronto”. Bellomo ha puntato il dito contro le opposizioni parlando di un “garantismo per se stessi che non vale per gli altri”. Si è associata alla destra anche Italia Viva. Mentre ieri il partito ha votato per la sfiducia a causa del “posizionamento politico di Salvini sulla Russia”, oggi il partito è tornato a difendere gli esponenti del governo Meloni. Roberto Giachetti ha dichiarato: “Non possiamo farci condizionare nell’attività politica dalle vicende giudiziarie che devono avere il loro corso” ed è poi passato a elencare una lista di nomi di “perseguitati dalla giustizia” tra cui anche Matteo Renzi e, di nuovo, Silvio Berlusconi.

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