Proteste, barriere, scontri con le forze dell’ordine in tenuta antisommossa per difendere decine di alberi dall’abbattimento in vista di un progetto di riqualificazione di un’area verde. È iniziato alle 6 del 3 aprile lo sgombero del Don Bosco, un parco alla periferia di Bologna, poco distante dalla sede della Regione. Da settimane un gruppo di residenti e di attivisti occupano il giardino per evitare l’abbattimento di alcune decine di alberi. Si tratta di un’opera propedeutica per la demolizione delle vecchie scuole Besta e la costruzione di un nuovo plesso scolastico all’interno del Don Bosco.

Proprio questa mattina è iniziato l’abbattimento degli alberi. Intorno alle 6, alcuni blindati della polizia e dei carabinieri hanno raggiunto il parco e sono entrati da diversi punti all’interno dell’area verde. Ad aspettarli c’erano centinaia di attivisti in protesta che, per difendersi, hanno realizzato delle barriere usando le reti del cantiere. Gli scontri sono continuati anche durante le operazioni di abbattimento dei primi alberi e alcuni attivisti hanno tentato di tagliare le recinzioni del cantiere. Altri manifestanti, invece, si sono arrampicati sugli alberi in segno di protesta.

Verso metà mattina, mentre gli operai proseguivano le operazioni, i poliziotti in tenuta antisommossa hanno cercato di allontanare i manifestanti in presidio con spintoni e manganellate. Sull’episodio è intervenuta Silvia Zamboni, capogruppo Europa Verde e vicepresidente dell’Assemblea legislativa Emilia-Romagna: “Non è mai un bel vedere, come ho avuto modo di constatare personalmente stamattina, quando inermi cittadini – giovani e anziani – che oppongono resistenza nonviolenta vengono affrontati con durezza dalle forze dell’ordine”. “Che fosse deciso ad andare avanti rispetto alla demolizione dell’esistente scuola Besta e all’abbattimento degli alberi, il Comune lo aveva fatto capire” – continua Zamboni – “ma la modalità dello sgombero dell’area resta una pagina non edificante, tanto più perché chi oggi protestava lo faceva in difesa di alberi che sono un bene comune”. Al momento il bilancio degli scontri di questa mattina è di diversi manifestanti contusi: la polizia ha lasciato l’area intorno alle 14 del pomeriggio.

Lo sgombero di questa mattina rappresenta l’ennesima prova muscolare nel braccio di ferro tra attivisti per l’ambiente e Comune di Bologna. “Giù il parco, i nidi le gemme i fiori”, ha scritto su Facebook il Comitato Besta. “Bravo Sindaco Lepore. Avete imposto con la forza la vostra ristretta visione di città, in piena ‘crisi climatica’. Siete fermi al colonialismo del primo novecento! Al fascismo della più bassa lega, mascherata a seconda delle basse azioni da mettere in campo, imbalsamata di parole vuote e ingannevoli”. Sul posto anche gli attivisti e le attiviste di Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna: “Fa ribollire il sangue vedere un uso di forza simile da parte di un’amministrazione comunale che, come tale, dovrebbe stare dalla parte dei cittadini”, si legge. “Cittadini che stanno lottando per difendere uno spazio verde all’interno della città, un baluardo di vivibilità e ormai un simbolo di resistenza per gli abitanti di quel quartiere. Forse è proprio per questo che non si sono voluti fare passi indietro su quel progetto, perché nonostante la finta partecipazione concessa tramite le assemblee cittadine, anche questa amministrazione è ben lontana dal voler concedere scampoli di autonomia a chi difende il proprio territorio. Ormai anche la città di Bologna che si autoproclama la più progressista d’Italia non riesce ad evitare di fare ricorso alle forze di polizia per imporre decisionI non condivise dagli abitanti”.

Nelle scorse settimane i comitati si erano rivolti al Tribunale Civile, ma il ricorso, come ricostruito a Bologna Today, è stato respinto “per un difetto di giurisdizione”. Gli avvocati degli attivisti hanno fatto sapere che stanno preparando un reclamo formale e un esposto ai Forestali. Le tensioni non sono solo a livello istituzionale: se a inizio marzo è stato organizzato un corteo in centro a Bologna di protesta, poco dopo un fronte di genitori e cittadini a favore dei lavori ha scritto una lettera ai quotidiani chiedendo che i lavori proseguissero. “Accusano il Comune di cementificare? Ma è una scuola nuova. Il Comune ha scritto ovunque che abbatteranno trenta alberi, ma ne piantumeranno il triplo”, si leggeva nel testo pubblicato da il Resto del Carlino. Il progetto infatti, prevede una nuova struttura per le scuole Besta e anche nuovi alberi: per i comitati, però, quelli esistenti erano sani e avrebbero potuto essere salvati.

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