A Signa, il Comune più piccolo della Città metropolitana di Firenze, la cultura ha una solida tradizione. Testimoniata, oltre che dalla citazione dantesca nel XVI canto del Paradiso, da architetture sia religiose che militari rilevantissime. Alle quali va aggiunta una riconosciuta eccellenza nel settore della manifattura. La produzione di cappelli in paglia. A cui, infatti, è dedicato il Museo civico della paglia e dell’intreccio intitolato a Domenico Michelacci. Che nel Settecento si trasferisce in città avviando la coltivazione e la lavorazione dei fusti di un tipo di grano detto marzuolo, destinato unicamente all’intreccio. E quindi la produzione di copricapo, che così iniziano ad essere esportati anche in Europa.

Il Museo, aperto nel 1997, nel 2023 si è trasferito nell’edificio comunale che ospitava la caserma dei carabinieri. Dopo i lavori di riqualificazione architettonica e funzionale all’edificio, resi possibili dai quasi 1,1 milioni di euro provenienti in gran parte dal Bando periferie del governo e una volta terminato l’allestimento, per il quale sono stati impegnati oltre 227mila euro.

Il Museo occupa tre livelli ed è suddiviso in sette sale espositive, alcune per presentazioni permanenti, altre per mostre tematiche. “Un museo particolare nel quale sono esposti cappelli, ma anche trecce, borse, dipinti attrezzature e macchinari”, lo definisce il sindaco con delega alla Cultura, Giampiero Fossi, interpellato da ilfattoquotidiano.it.

Ora è alla ricerca di un Direttore scientifico. Lo scorso 12 marzo sul portale del Comune è stato pubblicato l’”Avviso per l’affidamento dell’incarico di collaborazione esterna ad alto contenuto di professionalità”. Ed infatti sono richiesti come requisiti specifici, oltre alla laurea specialistica o magistrale, oppure un diploma di laurea canonico, “almeno un corso di perfezionamento, dottorato, master attinente alla professionalità ricercata”. E poi una duplice esperienza almeno annuale sia “nella direzione scientifica di strutture culturali pubbliche o private”, che “nell’organizzazione e gestione di strutture culturali pubbliche o private”. Insomma si cerca una figura professionale che abbia acquisito conoscenze e competenze che poi abbia avuto la possibilità di sperimentare, praticamente. Non un semplice laureato.

L’incarico avrà durata inferiore ai due anni, terminando a dicembre 2025. Scorrendo l’Avviso si possono trovare tutte le informazioni del caso. Per concorrere, ovviamente. Ma anche per provare a farsi un’idea delle scelte del Comune. Si spiega innanzitutto che “le funzioni attribuite al Direttore Scientifico non hanno natura gestionale, ma esclusivamente tecnico-scientifica altamente qualificata”. Specificando che “per lo svolgimento dell’incarico verrà corrisposto dall’Amministrazione un compenso dell’importo complessivo di € 6.000,00 annui. Senza “alcun rimborso per le spese ritenute necessarie dal professionista per lo svolgimento dell’incarico”. Insomma 500 euro lordi al mese. Cifra per la quale il Comune prevede che il futuro Direttore scientifico espleti una serie di “attività e prestazioni”.

Che concorra “alla definizione del progetto culturale e istituzionale del Museo” e sovraintenda alla “conservazione, all’ordinamento, all’esposizione, allo studio delle collezioni, alle attività didattiche ed educative, coordinando l’operato degli addetti a tali funzioni”. Ma anche che provveda “alla realizzazione delle iniziative programmate per la valorizzazione delle raccolte” e predisponga e curi “i progetti di attività di ricerca e documentazione, di inventariazione e di catalogazione, dei programmi di manutenzione, di conservazione e restauro, dei progetti di esposizioni temporanee”. Naturalmente che elabori “i documenti programmatici e le relazioni consuntive da sottoporre al Comune a proposito della progettazione ed al coordinamento delle azioni di promozione e valorizzazione della struttura museale, delle attività didattiche ed educative”. Ovviamente che formuli “pareri in merito a prestiti di opere facenti parte delle collezioni e di proposte di acquisizioni di beni culturali di interesse per le raccolte museali”. Che progetti e curi “i contenuti della comunicazione ai visitatori del Museo e l’individuazione delle modalità e dei media opportuni”. Occupandosi dei rapporti con altri Enti pubblici e delle strategie di reperimento delle risorse. Regolando “la consultazione dei materiali artistici e autorizzando l’accesso ai depositi e rilasciando permessi per studi e riproduzioni”. In aggiunta è necessario presentare insieme alla domanda di ammissione, la relazione progettuale “indicante le attività di promozione e Comunicazione, Conservazione, inventariazione e Catalogazione”. Insomma quel che s’intende fare e come per dare vita al Museo.

Richieste e compenso non sono passate inosservate. Ricevendo critiche da parte dell’Associazione di Promozione Sociale Mi riconosci? che in comunicato sul proprio portale prima spiega come nel bando, tra l’altro, non si faccia alcun riferimento “in merito al monte orario, certamente oneroso viste le mansioni” e poi attraverso Alice Chiostrini, storica dell’arte e attivista dell’associazione, che sostiene come per “l’ennesima volta ci troviamo davanti a un grave caso di svalutazione della professione culturale, a fronte di anni di studio e un’altissima specializzazione”.

Il sindaco, Giampiero Fossi interpellato da ilfattoquotidiano.it spiega che “il compenso che abbiamo determinato è commisurato all’impegno che si prevede il Direttore avrà. Non è ovviamente richiesta la sua presenza giornaliera. E poi della gestione si occuperanno gli Uffici comunali ed il personale ad esso appositamente preposto. Abbiamo immaginato che possano rispondere al bando persone che abitano nelle vicinanze e comunque giovani laureati. E per questo alla ricerca di esperienze da far valere in futuri incarichi”.

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