Il passato ritorna e presenta il conto, specie per quanto riguarda ciò che non è mai stato messo nero su bianco. Perché se si parla di Terra dei fuochi, il nome di Francesco Schiavone significa tante cose. E oggi che Sandokan ha deciso di collaborare con la giustizia, i protagonisti di quella stagione difficile, coloro che sul campo hanno combattuto la ferocia criminale del boss dei Casalesi, chiedono solo una cosa: che Schiavone sveli i segreti di quegli anni, specie i rapporti incestuosi tra la camorra di Casal di Principe e la politica, locale e nazionale. Lo chiede il magistrato, lo chiede il sindaco di allora, lo chiede lo scrittore, lo chiede anche il fratello di una delle vittime di Sandokan. Un coro unanime: “Dica cosa è successo in quegli anni”.

Raffaele Cantone: “Vittoria dello Stato” – “Credo che siamo giunti ad un risultato importante, che certifica la vittoria dello Stato”. Non ha dubbi Raffaele Cantone, attuale capo della Procura di Perugia, che in passato da pubblico ministero si è occupato di alcune importanti inchieste contro il clan dei Casalesi che, a processo, hanno portato a condanne in via definitiva all’ergastolo proprio per l’ormai ex boss pentito. “Adesso la speranza è che Schiavone possa rendere dichiarazioni che permettano agli inquirenti di far luce su episodi che, ancora oggi, restano oscuri” ha aggiunto Cantone. Il quale ha una speranza: che “Sandokan” possa “parlare dei suoi rapporti con la politica e l’imprenditoria” della provincia di Caserta, anche “in riferimento anche alla Terra dei fuochi“.

L’ex sindaco: “Faccia luce sul periodo oscuro della nostra storia” – Era sindaco nel 1994, quando il clan dei Casalesi raggiunse il suo picco di crudeltà uccidendo nella sua parrocchia don Peppe Diana. Ed è sindaco anche oggi, come se fosse la chiusura del cerchio sulla carriera criminale di Francesco Schiavone. Renato Natale, primo cittadino di Casal di Principe, non è però totalmente convinto circa la legittimità della scelta di Sandokan di collaborare con la giustizia: “Ovviamente ne sono contento – ha detto – ma il pentimento potrà davvero risultare una circostanza positiva per il territorio se Schiavone farà luce, e lo spero vivamente, su un periodo oscuro della nostra storia. Su alcuni omicidi irrisolti – ha continuato – sui legami con la politica locale e soprattutto nazionale, perché è grazie ai tanti appoggi di cui godevano che il clan è riuscito a dominare incontrastato sul territorio; e sulla questione dei rifiuti interrati”. Natale fu primo cittadino nel 1994 per nove mesi, mandato a casa dalla sua stessa maggioranza perché dava fastidio ai clan, poi è tornato sindaco nel 2014 ed è stato protagonista del riscatto di Casal di Principe, suggellato dalla visita del Capo dello Stato Sergio Mattarella il 21 marzo dello scorso anno; tra qualche mese Natale concluderà il suo secondo mandato, e il pentimento di Sandokan rappresenta un po’ la chiusura di un cerchio. “Non so se sarà così, perché ci sono altri boss che non si sono ancora pentiti – ha aggiunto – ma di certo le dichiarazioni di Schiavone potrebbero essere utili a farci individuare quegli angoli ancora nascosti, che possano rappresentare un pericolo futuro per la nostra gente, per la nostra economia e nostre Istituzioni“.

Saviano: “Vuole collaborare davvero o lo fa per evitare l’ergastolo?” – Il clan dei Casalesi è al centro di Gomorra, il capolavoro che ha reso famoso Roberto Saviano. Lo scrittore, così come Natale, ha dubbi sul motivo che ha portato Sandokan al pentimento: “Schiavone è il capo del clan dei Casalesi (insieme a Bidognetti) e ha deciso di collaborare con la giustizia. Sarà davvero così? – si è chiesto Saviano – Collaborerà dando informazioni importanti o farà come il figlio e la moglie (e altri ex capi) che ad oggi hanno detto molto poco?”. Sempre su Instagram lo scrittore ha aggiunto: “Conscio della debolezza dello Stato alla ricerca solo di poter comunicare un pentimento, gli basterà dare qualche prova di omicidio, qualche tangente ed evitarsi l’ergastolo? Riuscirà a farlo senza svelare dove si trovano i soldi della camorra – ha concluso – e senza dimostrare i legami politici imprenditoriali reali? Lo scopriremo monitorando e analizzando quello che accadrà”.

Legambiente: “Racconti il patto tra ecomafie e politica” – La collaborazione di Francesco Schiavone “Sandokan” è una buona notizia ma è ancora più importante che riveli i tanti segreti, i protagonisti e le cause di tanto dolore, violenza e morte che hanno condannato la popolazione della “Terra dei Fuochi” in provincia di Napoli e Caserta a vivere in una territorio martoriato da rifiuti illegali e da cemento criminale”. Così, in una nota congiunta, Stefano Ciafani e Mariateresa Imparato rispettivamente presidente nazionale e regionale di Legambiente. “Lui è a conoscenza delle verità su patto tra politica, imprenditoria e criminalità non solo in Campania, un patto su cui sin dai primi anni ’90 le ecomafie hanno prosperato, diffuse come un virus spinte da interessi trasversali in cui si intrecciano sempre di più criminalità ambientale, economica e organizzata in un triangolo perfetto”.

Il fratello della vittima: “Ora la verità” – Gennaro Nuvoletta è il fratello di Salvatore, il carabiniere ucciso nel 1982 a soli 20 anni dai Casalesi. Il motivo dell’omicidio? Una vendetta per la morte di un loro esponente, Mario Schiavone, cugino di Sandokan, ucciso nel corso di un conflitto a fuoco con i carabinieri in un giorno peraltro in cui Salvatore Nuvoletta non era in servizio. Durante l’agguato mortale, Nuvoletta salvò dai colpi esplosi dai sicari anche un bimbo, Bruno D’Aria. Oggi Gennaro Nuvoletta è tornato su quel fatto di sangue: “Ora che FrancescoSandokanSchiavone si è pentito vogliamo sapere la verità su mio fratello Salvatore, sui mandanti del suo omicidio. E credo che Schiavone sappia la verità”.

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