“Come posso andare a scuola se i miei fratelli hanno bisogno di cibo?” si chiede Rami, uno dei 4,5 milioni di bambini su 10,7 milioni in età scolare, cioè 2 su 5, che non frequentano la scuola in Yemen. “Molti ragazzi qui lavorano la mattina presto. Se non inizi presto, perdi il lavoro e non vieni pagato”, sottolinea Khalid, uno dei quasi 2 milioni di minori che ha abbandonato gli studi per poter lavorare. “Quando vado a scuola, ho ancora paura quando passo davanti alla strada dove è avvenuta l’esplosione”, racconta Yasmin, una tra gli oltre 7 studenti su 10 che non si sentono sicuri a recarsi fisicamente in aula. La necessità di lavorare per sostenere il reddito familiare, l’onere finanziario rappresentato dalle spese scolastiche e il senso di insicurezza prevalente sono infatti i tre principali fattori alla base dell’abbandono scolastico minorile, un’emergenza educativa che la tregua mediata dalle Nazioni Unite – entrata in vigore nel 2022 – non ha affatto risolto. Dopo nove anni di conflitto nella Repubblica dello Yemen, infatti, mentre il tasso di mortalità è diminuito, tre quarti degli studenti (76%) hanno riferito che il loro senso di sicurezza non è aumentato, e il 14% delle famiglie cita la violenza come causa diretta dell’interruzione degli studi. Un quadro allarmante, e in peggioramento, emerso dal rapporto di Save the children “Hanging in the Balance: Yemeni Children’s Struggle for Education” (“In bilico: la lotta dei bambini yemeniti per l’istruzione”, ndr), che ha coinvolto 1.068 bambini (e i loro caregiver) e 528 operatori sanitari e ha rilevato che un terzo delle famiglie intervistate ha almeno un bambino che ha abbandonato la scuola negli ultimi due anni.

Lavoro minorile – Il conflitto prolungato e il suo impatto sull’economia del Paese continuano a spingere un numero sempre maggiore di giovani generazioni verso il lavoro minorile, esponendoli allo sfruttamento, alla violenza sessuale e agli abusi fisici e psicologici. Più del 44% dei genitori e dei bambini intervistati dalla Ong ha infatti indicato la necessità di sostenere il reddito familiare come ragione principale dell’abbandono scolastico negli ultimi due anni. Il lavoro minorile è una preoccupazione pressante e crescente per i bambini dello Yemen, e rappresenta uno dei rischi più significativi per il loro benessere e sviluppo. Una condizione che coinvolge non solo i bambini che hanno già smesso di studiare, ma anche molti studenti costretti a coniugare scuola e lavoro: circa il 20% dei caregiver ha infatti riferito che i bambini sono coinvolti in lavori stagionali – per lo più in agricoltura – e in attività lavorative quotidiane praticate dopo la scuola. Un doppio carico che rischia non solo di impattare sul rendimento scolastico, ma di costituire un ulteriore rischio di abbandono e un fattore che incrementa la dispersione scolastica.

Insicurezza – La tregua nazionale in Yemen tra il governo riconosciuto e gli houthi, in vigore dal 2 aprile 2022, è scaduta il 2 ottobre dello stesso anno. Tuttavia le parti in conflitto hanno continuato ad aderire ai suoi elementi fondamentali e i combattimenti su larga scala non si sono riaccesi. Ma la violenza continua ad essere diffusa, e i bambini rischiano ogni giorno di restare feriti anche solo giocando in cortile e imbattendosi in mine e ordigni bellici esplosivi. Lo scorso anno, secondo i dati della Ong, in media ogni due giorni un bambino è stato ucciso o ferito. E complessivamente, il 14% dei bambini e dei genitori ha attribuito i casi di abbandono scolastico all’interno delle loro famiglie proprio all’insicurezza nel tragitto da e verso la scuola. Del resto nel 2023, quindi dopo la tregua, la principale causa di morte minorile nel paese sono stati gli ordigni esplosivi (EO), comprese le mine terrestri. Un rischio che ancora sussiste, considerato che l’ultimo episodio risale a febbraio 2024, quando tre bambini hanno perso la vita e altri due hanno riportato ferite gravi a causa di un’esplosione vicino alla loro scuola nel governatorato di Lahj. “È passata una settimana dall’incidente e ancora più della metà degli studenti non frequenta la scuola a causa della paura e dell’impatto psicologico della morte dei loro compagni”, ha raccontato il preside della scuola a Save the Children.

Problemi economici – Tasse scolastiche, costo dei libri, spese di trasporto. L’istruzione di base dovrebbe essere gratuita, ma di fatto, in un paese in cui due terzi della popolazione si trova al di sotto della soglia di povertà, la scuola costituisce una spesa inaffrontabile per il 20% delle famiglie intervistate. Un ostacolo che colpisce anche cittadini non sfollati e che lavorano, come nel caso di Hani, 48 anni, uno dei vari operatori scolastici intervistati nel report. Hani è un insegnante che si è trovato costretto dai costi troppo elevati e dal salario insufficiente a ritirare dalla scuola due delle sue quattro figlie: “Le spese scolastiche per ogni bambino possono raggiungere più del 25% del mio stipendio, che è di 76.300 Riyal (circa 46 dollari), e non è nemmeno sufficiente a coprire il cibo di cui abbiamo bisogno”, ha raccontato alla Ong. Il paniere alimentare minimo nel Paese infatti, cioè l’importo necessario per sostenere una famiglia di sette persone per un mese, corrisponde in media a 85 dollari.

Il punto di vista dei bambini – Futuro. Successo. Realizzazione dei sogni. Conoscenza. Everything. Protezione. Sono queste le parole che i bambini yemeniti hanno associano alla scuola e alla cultura durante le discussioni di gruppo (FGD) condotte dall’organizzazione indipendente. Ogni bambino intervistato doveva avere un fratello o un compagno di scuola che avesse abbandonato la scuola negli ultimi due anni, e ha avuto modo di raccontare la loro storia e i propri timori. Ma anche le proprie speranze: i bambini hanno espresso il desiderio che la guerra finisca, in modo che “lo Yemen possa tornare come era prima“, come affermato da Anwar, e che “possiamo tornare nei nostri villaggi e continuare la nostra istruzione”, come espresso da Amin, uno dei quasi 2 milioni di bambini in età scolare sfollati (si noti che l’analisi ha rilevato che i bambini sfollati sono due volte più soggetti all’abbandono scolastico). Speranze che solo chi “prende le decisioni” può realizzare. Rana ha chiesto che i politici riconoscano il pericolo che corrono i bambini a causa della mancanza di istruzione. Taher ha insistito sul fatto che il pieno accesso all’istruzione dovrebbe essere garantito a tutti i costi. Asala ha chiesto di garantire il diritto dei bambini all’apprendimento e all’istruzione in modo che “possano costruire un futuro per se stessi e per le loro famiglie”. Perché, come sottolineato da Mohamed Mannaa, direttore ad interim di Save the Children in Yemen, “le famiglie hanno bisogno di un cessate il fuoco ufficiale, senza il quale rimangono nel limbo. Non possiamo lasciare che questi bambini, che non desiderano altro che la sicurezza e la possibilità di imparare, perdano di vista un futuro pieno di possibilità. Ogni bambino merita di crescere in sicurezza, con un accesso a un’istruzione di qualità e un orizzonte pieno di promesse. Più aspettiamo, più difficile sarà ottenere un impatto duraturo”.