“Per strada ero un invisibile ma qui sono tornato ad essere una persona”. Massimiliano ha 53 anni ed è uno dei cinquanta ospiti della Casa di accoglienza “Elio Fiorucci” di Milano . Un progetto nato nel 2016 grazie all’associazione City Angels. Qui i senza dimora trovano non solo un pasto caldo e un letto: “Puntiamo a farli sentire a casa, nutrendoli non solo nel fisico ma anche nello spirito” racconta Mario Furlan, fondatore e presidente dei City Angels. Oggi la casa accoglie una cinquantina di ospiti, tra italiani e stranieri. Un universo variegato. C’è chi lavora come rider, chi fa le pulizie negli uffici e chi lavora a chiamata per montare palchi per i grandi eventi di Milano. Contratti per meno di sei euro lordi all’ora che non permettono di accedere al mercato della casa in questa città, specialmente se si è stranieri.

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“Ma negli ultimi anni abbiamo notato che il numero di italiani è diventato sempre più grande” spiega la coordinatrice degli assistenti sociali di Casa Fiorucci, Giorgia Romanò. La gran parte degli ospiti ha tra i 50 e i 70 anni. “Vivono in un limbo: troppo giovani per andare in pensione, troppo vecchi per trovare un nuovo posto di lavoro” prosegue Romanò.

Ogni giorno a Casa Fiorucci vengono serviti circa cento pasti: cinquanta a pranzo, cinquanta a cena. “A tavola ci si ritrova dopo aver passato la giornata o al centro o al lavoro – aggiunge il vicepresidente dei City Angels Sergio Castelli – qui si conoscono i nuovi arrivati e si rafforzano i legami tra chi è accolto da più tempo”. I fondi raccolti dalla Fondazione Il Fattoquotidiano (DONA) andranno a finanziare proprio i pasti caldi per gli ospiti della casa di accoglienza. Un gesto concreto che aiuterà “non solo i bisogni fisici degli ospiti, ma anche dell’anima”.

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