La situazione in Ucraina sta per diventare “critica“, ma nonostante ciò non c’è alcun bisogno che i Paesi europei inviino i propri militari sul campo. A smorzare le polemiche e le tensioni tra le cancellerie europee, dopo le dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron sulla possibilità di un contributo on the ground dei militari Ue e quelle del presidente del Consiglio Ue Charles Michel secondo cui ci si deve “preparare alla guerra per fare la pace”, è il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che in un’intervista a La Stampa spiega il bisogno urgente di Kiev di ricevere più armi e munizioni, senza che i Paesi europei debbano mettere in campo i propri eserciti. Ipotesi che avrebbe causato uno scontro diretto tra Russia e paesi Nato.

“Quando Macron ha parlato di inviare truppe in Ucraina, i leader europei si sono fatti prendere dal panico – ha dichiarato Kuleba – Macron intendeva solo dire che c’è l’ipotesi di addestrare soldati ucraini direttamente in Ucraina e non fuori come sta avvenendo ora. Non abbiamo mai chiesto uomini e truppe da combattimento, siamo orgogliosi dei nostri soldati”. Parole che sembrano allontanare il rischio di un’escalation globale del conflitto e che ripropongono invece il tema della fornitura di armamenti a Kiev, molto rallentata rispetto ai due anni passati a causa dei malumori e degli scontri interni al Congresso americano che sta bloccando i 60 miliardi previsti dall’amministrazione Biden. Mentre a Bruxelles si cerca di aumentare le capacità belliche e di rifornimento dei 27 Stati membri non senza fatica. E comunque senza la prospettiva di avvicinarsi ai quantitativi garantiti fino a oggi da Washington.

“Le nostre forze armate continuano a difendere il Paese dall’invasore russo lungo un fronte attivo di 1.200 chilometri. Se pensiamo che i piani dei russi erano di distruggerci in qualche giorno, non ci sono riusciti, ma il loro obiettivo rimane lo stesso”. Ossia quello di prendersi gran parte dell’Ucraina: “Se ci riusciranno, procederanno ad attaccare altri Paesi europei e dell’Asia centrale perché sono guidati da mire espansioniste. Mi sembra sia ormai chiaro che Putin vuole ripristinare l’influenza dell’Unione Sovietica e dell’Impero russo“. A riprova di ciò, sostiene il ministro di Kiev, c’è “il documento ufficiale diffuso da Mosca già nel dicembre 2021 in cui si richiedeva che la Nato si ritirasse dietro i confini del 1987, ovvero al di là dell’ex blocco socialista controllato dall’Unione Sovietica, di cui anche la Polonia, per esempio, era parte. Putin non si fermerà in Ucraina, le sue ambizioni non si fermeranno alla Moldavia o alla Georgia, il suo piano espansionista va molto più lontano”. L’unico modo per impedirlo, aggiunge, è “aiutarci a battere Mosca in Ucraina. È un mero calcolo matematico, qualsiasi sia il costo degli aiuti all’Ucraina oggi il prezzo di dover combattere voi una guerra è molto più alto. Quindi, quando Putin dice che il crollo dell’Unione Sovietica è stata la peggiore catastrofe del XX secolo non è difficile capire che ambizioni ha”.

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