Il gol di testa dalla maggior distanza dalla porta segnato con la maglia del Napoli? Facile e quasi inevitabile pensare a quella genialata di Maradona contro il Milan nel 1988 e invece… E invece Josè Luis Vidigal ha segnato di testa da una distanza superiore a quella di Diego, sebbene il contesto fosse assai differente: un anonimo Napoli-Cagliari del 2003 in Serie B, vinto dagli azzurri per 2 a 0. Con il professore Franco Scoglio in panchina che era subentrato a Colomba, gli azzurri di Naldi all’inizio del girone di ritorno provavano il cambio di passo per tentare di agganciare la zona promozione: dopo l’uno a zero di Dionigi e la resistenza agli attacchi di Suazo e Mauro Esposito, in contropiede Rubens Pasino lanciava in mezzo per Vidigal, che dalla trequarti di testa anticipava l’uscita disperata di Pantanelli insaccando.

Vittoria preziosa ma non in chiave promozione: quel Napoli ormai prossimo al fallimento sarebbe arrivato solo sedicesimo, salvandosi per il rotto della cuffia dalla retrocessione in C sul campo e Josè Luis Vidigal è rimasto tra le poche figure di quel periodo che i tifosi ricordano ancora con affetto. Nato in Angola: ha 11 fratelli, quelli maschi hanno tutti la passione per il pallone, da Beto a Lito a Toni, ma la famiglia in quella che all’epoca si chiamava Sa’de Bandera, oggi Lubango, ha un’azienda di bestiame e prodotti agricoli, e ovviamente tocca aiutare. Poi scoppia la lotta armata fra le fazioni indipendentiste e il governo portoghese, la famiglia deve scappare: prima in Namibia e poi in Portogallo, a Elvas. Josè gioca bene: è un colosso, potente fisicamente ma anche molto veloce e di discreta tecnica, perciò si guadagna la chiamata della squadra locale, che gioca in terza serie. Viene notato dall’Estoril Praia dove gioca per una stagione, facendo benissimo, tanto da attirare l’attenzione dello Sporting Lisbona. Nel 1998 vince il campionato, ma nelle coppe europee le cose vanno meno bene: col suo gioco molto fisico e la sua grinta viene spesso espulso. Tuttavia José è uno generoso e di sicuro affidamento e si guadagna la stima di colleghi e allenatori: nelle giovanili c’è un ragazzino arrivato da Funchal che resta impressionato da quella montagna di muscoli. Con l’obiettivo di sviluppare addominali come quelli di Josè Luis Vidigal scappa di notte per andare in palestra: si chiama Cristiano Ronaldo.

Josè col suo calcio di corsa e sostanza si fa notare dal ct del Portogallo Coelho, che lo porta agli Europei in Belgio e Olanda lanciandolo subito titolare. Intanto è tornato in Serie A il Napoli, con Zeman che per il suo calcio offensivo cerca un centrocampista di sostanza: le attenzioni di Ferlaino si concentrano sul rumeno Constantin Galca, ma le prestazioni di Vidigal a Euro 2000 fanno cambiare idea all’ingegnere. José Luis arriva per 10 miliardi di lire, con lui dallo Sporting arrivano anche il terzino destro marocchino Abdelilah Saber e il centrale argentino Facundo Quiroga. La partenza è choc, con cinque sconfitte consecutive, e soprattutto con il ginocchio di Vidigal che fa crac in una partita in nazionale contro l’Olanda: si immaginava fosse una lesione al menisco, Josè torna per una gara al San Paolo contro l’Inter, colpendo i tifosi partenopei quando uscito dal campo dolorante rientra spedito rincorrendo un avversario, ma in realtà ha un legamento crociato lesionato, non rientrerà più e il Napoli retrocede. La stagione si chiude amaramente, con sole 4 presenze e il ritorno in Serie B, ma José resta, diventando un pilastro della formazione di De Canio, che parte male ma poi prova la scalata per ritornare subito in A. La riscossa parte da Benevento: col San Paolo inagibile dopo un nubifragio gli azzurri vengono ospitati in quello che all’epoca si chiamava Santa Colomba, contro il Palermo Josè segna il suo primo gol partenopeo guidando la rimonta.

Segnerà altri due gol pesantissimi: uno nella vittoria contro la Samp e uno nello scontro diretto con la Reggina, che però finisce uno a uno aprendo le porte della Serie A agli amaranto e chiudendole alla squadra di De Canio. Quella successiva sarebbe stata la sua miglior stagione a Napoli: gli azzurri rischiano di retrocedere in C sul campo, con 5 gol e soprattutto propiziando alla penultima giornata l’autogol di Marcon che regalerà la vittoria sulla Ternana, il merito della salvezza sarà soprattutto suo. Addirittura nel gennaio di quella stagione Josè era finito nei radar del Real Madrid, che zeppo di Galacticos aveva bisogno di mediani, ma resta comunque a Napoli fino al fallimento del 2004, quando svincolato sceglie il Livorno: la sua prima stagione in amaranto è ottima, con 3 gol, tra cui uno alla Juventus, e ottima è quella dei toscani che arrivano al nono posto in Serie A. Una vetrina che porta l’Udinese, qualificato per la Champions a puntare su di lui: Josè si ritrova contro proprio lo Sporting Lisbona ai preliminari, ma contribuirà al passaggio del turno. Esperienza in Champions che sarà macchiata da un’espulsione: quella contro il Barcellona, con i friulani sconfitti per 4 a 1 con tripletta di Ronaldinho. Ritornerà a Livorno, partecipando anche alla prima esperienza europea dei toscani, fermandosi agli Ottavi di Coppa Uefa contro l’Espanol. Dopo un’altra stagione in Toscana tornerà in Portogallo per chiudere la carriera all’Estrela Amadora, per poi avviare quella di osservatore allo Sporting: l’obiettivo, oggi che compie 51 anni, è trovare il nuovo Rafa Leao e portarlo a Napoli, e magari stavolta gli andrà bene.

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