Un flashmob ha accolto l’arrivo di Giorgia Meloni a Bolzano. La presidente del Consiglio era in Alto Adige per la firma dell’accordo di coesione tra il governo e la Provincia autonoma. Le associazioni coinvolte (No Excuses, Climate Action South Tyrol, Bozen Solidale, Spazio Autogestito 77, Frauen*marsch/Donne* in Marcia, Fridays for Future South Tyrol, Oldies for Future e Omas gegen Rechts) hanno realizzato un’installazione audiovisiva in segno di protesta. La premier, interpellata proprio sulle proteste, ha dichiarato: “Io sono cintura nera di contestazioni. È una dinamica che, in politica, è abbastanza normale. C’è sempre qualcuno che non è d’accordo, è normale, giusto e democratico, però, poi, la giunta nasce anche sulla base di risultati elettorali, per cui bisogna anche rispettare il voto della maggioranza dei cittadini”.

La questura non ha autorizzato la manifestazione davanti al luogo dove si trovava la premier e il gruppo è stato costretto a manifestare nella zona industriale “Riteniamo grave”, hanno fatto sapere, “che la Questura abbia negato un luogo di dissenso che avrebbe dato una certa visibilità; in linea con le politiche dell’attuale governo, anche le forze dell’ordine mettono a tacere il più possibile le voci critiche. Un segnale veramente brutto ma che, in qualche modo, ci aspettavamo”. Il flash mob è stato comunque fatto e ha previsto “un tappeto rosso”, spiegano gli organizzatori e le organizzatrici, che “conduceva attraverso una bara, che simboleggia la limitazione dei diritti umani, la tutela dell’ambiente e del clima, l’esacerbazione delle rivendicazioni sociali e la maggiore disponibilità dell’esecutivo a usare la violenza”. In questo modo si voleva dire che “la Svp ha steso il tappeto rosso a Giorgia Meloni e ai partiti di governo, Fratelli d’Italia e Lega, che hanno varcato la porta. Accanto al tappeto c’erano gli striscioni dei gruppi che hanno organizzato l’azione, come monito per gli osservatori di sviluppi preoccupanti”.

La protesta era quindi rivolta al governo Meloni e al Partito Popolare Sudtirolese. Sotto accusa le politiche messe in campo negli ultimi 16 mesi, dalla cancellazione del reddito di cittadinanza al taglio dei fondi per la prevenzione della violenza contro le donne. Ma non solo. I manifestanti hanno anche contestato la gestione delle Olimpiadi invernali 2026 “evento devastante dal costo miliardario”. “Cos’altro possiamo aspettarci nei prossimi anni di mandato del governo Meloni? Cos’altro verrà abolito, annacquato, sminuito e disatteso?“. Ma non solo, chiudono i manifestanti: “La nostra protesta è rivolta anche alla SVP poiché legittima la politica dei partiti di governo di Roma, Fratelli d’Italia e Lega, attraverso una coalizione provinciale che comprende la destra italiana e quella tedesca”.

*foto Moritz Holzinger

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