Ha raggiunto una media del 90%, secondo i sindacati, l’adesione dei lavoratori Enel allo sciopero indetto per l’8 marzo. Il gruppo ridimensiona il dato a un comunque significativo 55%. “Vogliamo un’azienda che guidi la transizione energetica, che investa sulle Persone e la loro professionalità, che faccia assunzioni e che crei valore per il Paese. Di un’Enel che pensa solo alla finanza, dismettendo parti importanti delle proprie attività e delle proprie competenze peggiorando le condizioni di lavoro ad operai e impiegati, il Paese non sa che farsene”, commentano Ilvo Sorrentino, Amedeo Testa, Marco Pantò rispettivamente segretario nazionale di Filctem Cgil, segretario generale di Flaei Cisl, segretario nazionale di Uiltec Uil. “Continueremo a tenere alta la tensione perché se Enel non si fermerà anche noi non ci fermeremo”.

La protesta è contro le terziarizzazioni e le smobilitazioni. Enel ha infatti annunciato nei mesi scorsi esternalizzazioni di attività core, un cambio di orario di lavoro per gli operativi di e-distribuzione e riduzione dello smart working. Inoltre secondo i sindacati le assunzioni previste nel triennio 2024-2026 “produrranno addirittura una contrazione degli organici, se si tiene conto delle uscite previste”.

L’azienda energetica fa sapere dal canto suo di “non aver mai abbandonato il tavolo negoziale e di essere sempre rimasta aperta al dialogo e pronta ad un confronto per trovare soluzioni che coniughino flessibilità ed efficienza”. Nel rilevare che “le condizioni di mercato e il contesto economico sono significativamente cambiati rispetto al passato”, Enel osserva che “è quanto mai necessario che vengano intraprese e implementate le azioni alla base del Piano industriale, che rappresentano la condizione indispensabile per garantire la sostenibilità finanziaria e lo sviluppo dell’azienda”.

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