Aumentano in Europa le infezioni da psittacosi, una malattia batterica che si trasmette da uccello a uomo. Lo denuncia il recente report dell’OMS. Ma niente allarmismi: il rischio resta basso. Risale a ieri l’alert dell’Oms sull’aumento della diffusione di psittacosi. Il rapporto si basa sulle segnalazioni lanciate al sistema rapido di allarme e risposta della Ue (EWRS) da 5 paesi membri – Austria, Danimarca, Germania, Svezia e Paesi Bassi – che hanno osservato un aumento di casi di psittacosi a cavallo del 2023-2024, soprattutto tra novembre e dicembre. I numeri non sono elevatissimi, di solito meno di 30 contagi all’anno, ma sono state registrate cinque morti. Cos’è dunque questa malattia, detta anche dei pappagalli perché proviene proprio dai volatili, soprattutto domestici?

Un’infezione batterica

Si tratta, spiega l’OMS, “di un’infezione respiratoria causata da Chlamydophila psittaci (C. psittaci), un batterio che spesso infetta gli uccelli. Le infezioni con l’uomo si verificano soprattutto attraverso il contatto con le secrezioni di uccelli infetti”. In pratica, per ammalarsi bisogna avere un contatto diretto e continuo con le deiezioni e le secrezioni respiratorie degli animali infetti. Il contatto avviene per inalazione, quasi mai in seguito a una beccata o per un contatto becco-bocca.
Da quanto detto, è facile intuire che il problema riguarda soprattutto chi vive a stretto contatto con i volatili: i proprietari e i rivenditori di uccelli da compagnia, i veterinari, i lavoratori degli allevamenti. Difficilmente il contagio proviene da uccelli selvatici, a meno che non ci siano focolai nella popolazione aviaria autoctona (in tal caso l’OMS emette un allarme per i giardinieri), e ancora più difficilmente una persona può farne ammalare un’altra.

Una patologia curabile

La psittacosi è una malattia che “può essere di forma lieve o grave, in base all’età del soggetto e all’estensione del tessuto polmonare interessato”, si legge sul sito scientifico MSD Manuals. Spesso è asintomatica o dà sintomi lievi di tipo simil-influenzale (tosse secca, mal di testa, febbre…). Se diagnosticata nelle prime fasi e curata adeguatamente (risponde bene e in fretta agli antibiotici, soprattutto della classe delle tetracicline), la guarigione è abbastanza rapida. Ma attenzione: un contagio non previene un’eventuale reinfezione. Inoltre, se non viene individuata per tempo la malattia può degenerare. Trattandosi di una patologia respiratoria, può infatti causare polmoniti atipiche; la mortalità riguarda circa il 15% dei casi mal gestiti.
Naturalmente non viene abbassata la guardia. “Bisogna accogliere questi report con senso di responsabilità e attenzione, senza eccedere negli allarmismi ma nemmeno sottovalutandoli”, avverte Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano. I paesi interessati hanno intensificato i controlli per identificare focolai e persone a rischio. Anche l’OMS “prosegue il monitoraggio della situazione e, sulla base delle informazioni disponibili, valuta come basso il rischio posto dall’evento”.
Per quanto riguarda l’Italia, ci sono rari casi registrati soprattutto tra i volatili selvatici. Ma chiaramente chi possiede pappagallini, canarini e altri uccelli da compagnia deve fare attenzione.

Prevenire è meglio
Ecco i consigli dei CDC americani (Centers for Disease Control and Prevention) per prevenire il rischio di infezioni. – – Mantenere le gabbie pulite; pulire ogni giorno le ciotole dell’acqua e del cibo.
Evitare di accatastare le gabbie, perché non ci sia passaggio da una all’altra di penne e residui potenzialmente infettivi.
– Evitare il sovraffollamento.
– Isolare e trattare gli uccelli infetti (a volte sono asintomatici, altre volte possono avere sintomi come dimagrimento, forte sonnolenza, difficoltà respiratorie).
– Prima di pulire le gabbie o le superfici contaminate con deiezioni, inumidirle con acqua o disinfettanti.
Evitare di usare l’aspirapolvere per la pulizia.
– Dopo il contatto con gli uccelli o con le loro deiezioni, lavare con cura le mani con acqua corrente e sapone, o meglio ancora usare guanti e mascherina.

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