Tassare i super ricchi e combattere la crisi climatica. È l’obiettivo dell’Iniziativa per il Futuro promossa dalla Gioventù socialista svizzera e su cui gli elettori elvetici saranno chiamati a un referendum, dopo che il 5 marzo la Cancelleria ha confermato la validità delle 109.988 firme raccolte. La proposta prevede un’imposizione del 50% sulle successioni sopra i 50 milioni, ora esenti da prelievo.

Secondo i calcoli della Giso, la tassa raccoglierebbe circa 6 miliardi di franchi all’anno, che potrebbero essere utilizzati dal governo federale e dai cantoni per misure di protezione del clima rispettose della giustizia sociale. “Il fatto che abbiamo presentato l’Iniziativa per il Futuro è una grossa opportunità per il Consiglio Federale”, afferma Mirjam Hostetmann, vicepresidente della GISO Svizzera, come riportato da Ticinonline. “Dà un’ultima possibilità di invertire la rotta e di garantire una politica climatica coerente e socialmente giusta”.

Stando a un rapporto di Oxfam, l’1% più ricco della popolazione mondiale è stato responsabile nel 2019 del 16% delle emissioni globali di anidride carbonica derivanti dai consumi. Quei 77 milioni di persone hanno inquinato quanto i due terzi più poveri di tutta l’umanità, 5 miliardi di persone. Sempre più studi dimostrano chiaramente che le persone più ricche sono in gran parte responsabili della crisi climatica attraverso i loro investimenti e comportamenti di consumo.

L’obiettivo a lungo termine è la riorganizzazione ecologica dell’economia nel suo complesso: “con l’Iniziativa per il Futuro vogliamo porre le basi per una ristrutturazione socialmente giusta ed ecologica dell’economia nel suo complesso“, si legge infatti nel sito ufficiale della Giso. Il gettito fiscale dovrà essere utilizzato per rinnovare gli edifici e renderli più efficienti dal punto di vista energetico, per espandere le fonti di energie rinnovabili, per attuare programmi di riqualificazione per le persone dipendenti nei settori dannosi per il clima e per espandere in modo massiccio i trasporti pubblici.

In Italia un’imposta sui grandi patrimoni applicata ai 50mila contribuenti più facoltosi, cioè lo 0,1% che sta in cima alla piramide sociale e a partire da metà anni Novanta ha visto la propria “fetta” salire dal 5,5 al 9,2% della ricchezza nazionale, consentirebbe di raccogliere quasi 16 miliardi utilizzabili per la sanità pubblica, la scuola, la transizione ecologica, il contrasto alla povertà. Allargando la platea allo 0,5% più ricco, il gettito salirebbe a 23 miliardi. Potrebbe essere questo il punto di caduta della raccolta firme La Grande Ricchezza lanciata a ottobre 2023 da Oxfam a supporto della campagna europea Tax the rich, che chiede alla Commissione di istituire un’imposta europea sui grandi patrimoni. Il Fatto ha appena lanciato con Oxfam un sondaggio sull’opportunità di una tassa del genere: si può partecipare rispondendo alle domande qui sotto.

Durante la riunione dei ministri delle Finanze del G20, la scorsa settimana, il Brasile ha proposto una tassa globale sui miliardari come “chiave per risolvere le sfide mondiali come fame e povertà. “Nonostante i recenti progressi”, ha detto il ministro brasiliano delle Finanze Fernando Haddad aprendo i lavori, è un “fatto indiscutibile che i miliardari del mondo continuano a eludere i nostri sistemi fiscali attraverso una serie di strategie”.

Articolo Successivo

Biden rilancia la proposta di una tassa minima del 25% per i miliardari: “Oggi pagano meno di un insegnante o un infermiere”

next