La Pasqua si avvicina, la sorpresa sarà più fuori che dentro all’uovo di cioccolato e non sarà bella. Si attendono maxi rincari per il dolce tipico della festività. Un po’ perché rincara tutto a vista d’occhio, un po’ perché, effettivamente, la “materia prima”, ossia il cacao, vede i suoi prezzi in continua crescita da mesi. Le quotazioni sono sui valori più alti da decenni e negli ultimi mesi sono impazzite. Dai 3.800 dollari a tonnellata di gennaio si è arrivati agli attuali 6mila dollari ed oltre. Solo nell’ultimo mese il rincaro è stato il più forte degli ultimi 22 anni. Per i produttori di dolciumi le scelte non sono molte, o si aumentano i prezzi, o si riduce la quantità di cacao utilizzata, o si rinuncia a una parte dei profitti. Nonostante i buoni sentimento che dovrebbe infondere la ricorrenza pasquale, tendiamo ad escludere la terza possibilità. Spingere troppo sui prezzi però comporta un rischio, ovvero che i consumatori rinuncino all’acquisto o ne riducano la quantità.

Martedì scorso, uno dei marchi simbolo degli appassionati di cioccolato come lo svizzero Lindt & Sprüngli, ha comunicato un aumento dei profitti annuali (+ 17,9% a 671 milioni di franchi svizzeri, 698 milioni di euro) poiché è riuscito a trasferire ai clienti i costi più elevati degli ingredienti mantenendo i volumi venduti. Tuttavia molti altri produttori temono l’effetto opposto e una compressione degli utili a causa di un calo della domanda. A spingere in orbita le quotazioni è un mix di fattori. I principali sono di natura ambientale visto che clima secco e temperature elevate hanno insolitamente interessato le regioni dove si trovano la maggior parte delle coltivazioni in Costa d’Avorio, primo produttore al mondo e primo fornitore del mercato europeo. Malattie delle piante di cacao hanno inoltre flagellato altre zone dell’Africa occidentale. Oltre alla Costa d’Avorio i grandi produttori di cacao sono, in ordine di quote sull’export globale, il Ghana, l’Indonesia, l’Ecuador, il Cameron, la Nigeria e il Brasile. Il solo Ghana stima che la sua produzione per la stagione 2023/24 dovrebbe essere quasi del 40% inferiore all’obiettivo di 820mila tonnellate. Oltre alle scarse piogge un virus del germoglio del cacao, che provoca un calo dei raccolti e uccide gli alberi, ha spazzato via circa 500.000 ettari di coltivazioni.

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