Giorgia Meloni soffia sul fuoco di fronte ai sindacati di Polizia. Nel primo faccia a faccia dopo le manganellate di Pisa con il ferimento di 17 studenti, provocando una reazione netta anche del Quirinale, la presidente del Consiglio difende l’operato delle forze dell’ordine e paventa rischi da ‘anni bui’ tratteggiando un “clima preoccupante” che sarebbe teso alla “necessità di attare me e il governo”. E apre anche alla possibilità di introdurre il Daspo anche per i manifestanti violenti, accogliendo una delle proposte portate al tavolo dai rappresentanti sindacali delle forze dell’ordine.

In un crescendo di vittimismo e sindrome da accerchiamento, Meloni ha descritto così lo scenario attuale secondo il suo punto di vista: “C’è un clima che non mi piace e mi preoccupa, e di cui mi sento responsabile perché parte di questo clima dipende dal fatto che c’è la necessità di attaccare la sottoscritta e questo governo”. Per poi ricordare che sarà un “anno impegnativo” perché “abbiamo la presidenza del G7” che “investe la nostra credibilità sul piano internazionale e vedo toni che mi ricordano anni molto difficili per la nostra nazione”.

Quindi è tornata a parlare della “ottima gestione dell’ordine pubblico” sciorinando i dati “che è giusto ribadire e sottolineare, perché ritengo ingiusta la sistematica campagna di denigrazione alla quale siete stati sottoposti”, ha sottolineato rivolgendosi ai sindacalisti. “Dal 7 ottobre a oggi, infatti, le iniziative di piazza sono state più di mille. L’Italia, a differenza di altre nazioni, non ha vietato le manifestazioni a favore della Palestina perché per noi è fondamentale garantire il pieno diritto ad esprimere qualunque posizione politica. È un diritto – ha aggiunto – che va bilanciato col rispetto delle regole che lo disciplinano e con la necessaria tutela degli obiettivi sensibili e che sono presi di mira dai manifestanti”.

Meloni ha inoltre citato il sociologo Luca Ricolfi, dicendosi “perfettamente d’accordo” nel sostenere che “una mentalità che ha messo al bando i doveri genera conflittualità e non costruisce nulla”. Insomma: “Non esiste solo il diritto a manifestare, che nessuno mette in discussione: esiste anche il dovere di rispettare delle regole, che sono state fissate – e più volte sono state ritenute conformi alla Costituzione – proprio per ridurre i rischi di incidenti”, ha aggiunto Meloni, sottolineando che “non si tratta di vuoti formalismi” ma “sono le regole del gioco democratico, senza queste regole si tratta di un altro gioco. Chi pensa di spacciarlo come democratico sta barando”.

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