“Volevo difendere mamma, ma non volevo ucciderlo” aveva spiegato al pm. Makka Sulaev, dopo l’interrogatorio di garanzia, non andrà in carcere ma resterà nella comunità protetta dove si trova già da venerdì notte. La 18enne è accusata dell’omicidio del padre 50enne, accoltellato nella loro casa di Nizza Monferrato (Asti). L’omicidio, come rilevato dagli investigatori dell’Arma dei carabinieri, sarebbe avvenuto dopo reiterate violenze familiari confermate a chi indaga da diversi testimoni e prove raccolte nelle prime ore dopo il delitto. “Ci sono anche dei messaggi” che la ragazza avrebbe scritto in particolare alla migliore amica raccontando le violenze.

Tecnicamente non è stato convalidato il fermo della 18enne, di origine cecena, accusata di omicidio aggravato, ma è stato disposto dal giudice per le indagini preliminari che la ragazza rimanga in comunità agli arresti domiciliari, seguita dalle psicologhe, dove si trova separata dalla madre e dai fratellini. La procura di Alessandria aveva chiesto al giudice per le indagini preliminari la misura del carcere. I suoi legali avevano invece chiesto che potesse rimanere in comunità, poiché in “condizioni psicofisiche” molto precarie. “Siamo davanti a una ragazza che è in bilico tra il cadere e lo stare insieme, è in grave disagio psicofisico” aveva detto a LaPresse l’avvocato Massimiliano Sfolcini – La ragazza dopo il fatto non ha mai più visto i familiari, io stesso non li ho mai incontrati. Questo è motivo di ulteriore sofferenza per la ragazza, che si trova in comunità protetta”.

Suo padre ieri si era licenziato all’improvviso, per l’ennesima volta, ed era andato a comunicarlo alla moglie, coetanea, sul posto di lavoro di lei, un ristorante. Avevano litigato per le conseguenze economiche di quella decisione, poi lui se n’era andato a casa. La discussione era ricominciata a metà pomeriggio, quando anche la donna era rincasata, tra le 15.30 e le 16. Il diverbio della coppia era stato violento nei toni e nei modi, poi la figlia maggiore era intervenuta a difesa della mamma, fino a un culmine in cui avrebbe preso un coltello da cucina e colpito il padre. “Ci maltrattava da tempo, era violento” è ciò che hanno raccontato agli investigatori prima la moglie, poi la giovane, facendo capire che i maltrattamenti erano consueti e frequenti. Al momento del litigio in casa c’era l’intera famiglia, più un’estranea: la maestra dei più piccoli, che dava loro lezioni private per stare al passo con il programma. È stata lei a chiamare i soccorsi e i carabinieri, l’uomo però è morto poco dopo.

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